giovanni storti

“OGGI NON SI PUO’ DIRE PIU’ NIENTE, CERTI NOSTRI SKETCH NON SI POTREBBERO PIÙ FARE” - GIOVANNI STORTI, DEL TRIO ALDO, GIOVANNI E GIACOMO, CONTRO IL POLITICALLY CORRECT: “AL CIRCO DI PAOLO ROSSI PICCHIAVO GIACOMO CHE ERA PRIVO DI BRACCIA E GAMBE, ABBIAMO SPARATO AGLI ANIMALI E OGGI TI AMMAZZEREBBERO. CI SONO QUESTI GRUPPI, PENSO AGLI ANIMALISTI, CHE SE FINGI DI DARE UN CALCIO A UN GATTO E TI ATTACCANO COME SE FOSSI UN DELINQUENTE - UN RIMPIANTO? C'È STATA LA POSSIBILITÀ MAGARI DI LAVORARE CON DEI MIEI MITI, COME JACKIE CHAN, E NON L'ABBIAMO FATTO PER MECCANISMI UN PO' SCIOCCHI…”

paola cortellesi giovanni storti tu la conosci claudia?

Massimo Balsamo per “il Giornale”

 

«Ultimamente non si può dire più niente»: parola di Giovanni Storti. Sul set per il nuovo film del Trio, in sala a Natale, l'attore ha stroncato il politically correct. «Certi nostri sketch non si potrebbero più fare», la riflessione di chi ha scritto la storia della comicità: se avessero iniziato oggi, avrebbero dovuto rinunciare a molte gag. Forse, per assurdo, non avrebbero raggiunto lo stesso successo.

 

Questa è un'era dominata dal politicamente corretto

«La comicità è un modo parallelo di vedere la realtà, un modo dissacrante e alle volte un po' cattivo. La linea tra garbo e fastidio è sottile, ma penso che il politicamente corretto non sia applicabile alla comicità, anzi la distrugge. Noi abbiamo fatto delle cose che forse non si potrebbero più fare: al Circo di Paolo Rossi picchiavo Giacomo che era privo di braccia e gambe, abbiamo sparato agli animali e oggi ti ammazzerebbero, poi con il dottor Alzheimer abbiamo trattato temi spinosi in modo incredibile.

GIACOMO PORETTI GIOVANNI STORTI

 

Forse siamo riusciti a tenere un livello di comicità non così cattiva, pur trattando temi in modo cattivo. Però ultimamente non puoi dire niente, è vero. Ci sono questi gruppi Penso agli animalisti: io amo la natura più di ogni cosa, poi fingi di dare un calcio a un gatto e ti attaccano come se fossi un delinquente. Forse vogliono farsi vedere, ma ti impediscono di dire qualsiasi cosa».

 

Da oggi è in sala «Le voci sole», il suo primo ruolo drammatico

«È stato molto interessante. Con i due registi, Brusa e Scotuzzi, avevo già lavorato. Devo dire che mi piace sempre quando mi chiamano per un ruolo drammatico. Amo interpretare ruoli che non ho mai fatto. Io cerco sempre di mettere dentro qualcosa di buffo, ma fortunatamente loro mi frenano».

ALDO BAGLIO GIOVANNI STORTI

 

Il film racconta una caduta agli inferi

«Il film ha due temi importanti, la delocalizzazione del lavoro e soprattutto il ruolo dei social, cosa possono creare nel bene e nel male».

 

Che rapporto ha con i social?

«In realtà non sono social, anzi sono abbastanza distaccato, a parte ciò che faccio per i profili del Trio, come Giova Loves Nature».

 

Tema a lei molto caro è il cambiamento climatico...

«Sì, è uno dei dossier più caldi. Se ne parla, si fa finta di parlarne, ma in realtà si va dall'altra parte. Si continua ad andare sulle fonti fossili, si pensa al nucleare o al carbone. Le emergenze vengono cavalcate in maniera contraria. Vuoi per stupidità, per ignoranza o per interesse, si va sempre nella direzione sbagliata».

ci vuole un gran fisico angela finocchiaro giovanni storti

Parlando della pandemia, non ne siamo usciti migliori

«Le prospettive erano buone. Quando c'è una crisi, se si va dalla parte giusta, si migliora. Ma stiamo creando dei disastri. Era un'occasione per spingere di più verso la natura, per trovare situazioni energetiche, alimentari, lavorative e sociali migliori. Invece, per colpa della fretta, è peggiorato tutto».

 

Ripercorrendo la sua carriera, di cosa è più orgoglioso?

«Del fatto che come Trio abbiamo sempre cercato di essere autonomi, cioè di fare le cose che ci piacevano, anche sbagliando, ma senza essere tirati da una parte o dall'altra».

 

adrian celentano con natalino balasso e giovanni storti

Un rimpianto?

«C'è stata la possibilità magari di lavorare con dei miei miti, come Jackie Chan, e non l'abbiamo fatto per meccanismi un po' sciocchi».

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