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IL CINEMA DEI GIUSTI - “CHI È ’STA SCORTECA?”- “CHI È ’STA FRECOLA?”, RIVOLTO ALLA POVERA TOSCA D’AQUINO. AH, COME CI PIACE CARLO BUCCIROSSO QUANDO TORNA A RECITARE CON VINCENZO SALEMME E I DUE SI SCATENANO. ''SE MI LASCI NON VALE'' È UNO DEI SUOI FILM PIÙ RIUSCITI

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Marco Giusti per Dagospia

 

Se mi lasci non vale di Vincenzo Salemme

 

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“Chi è ’sta scorteca?”- “Chi è ’sta frecola?”. Tutte rivolte alla povera Tosca D’Aquino. Ah, come ci piace Carlo Buccirosso quando torna a recitare con Vincenzo Salemme e i due si scatenano come ai vecchi tempi. Al suo decimo film da regista, Se mi lasci non vale, l’unico che non è tratto da una sua commedia o da una sua sua idea originale, ma da un soggetto di Paolo Genovese e Martino Coli, Vincenzo Salemme torna a Napoli, riprende in compagnia Carlo Buccirosso, come nel recente E fuori nevica, ritrova Tosca D’Aquino e Serena Autieri, innesta nel corpo napoletano dell’opera un buffo Paolo Calabresi, omaggio un grande vecchio del teatro come Carlo Giuffrè, un po’ svagato ma perfetto, e i risultati si vedono.

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Perché la costruzione di coppia che ha dai tempi del teatro con Buccirosso è ancora una meraviglia di tempi comici perfetti e solo vederli scambiarsi i ruoli vale il prezzo del biglietto. E lo vale anche per l’incredibile spiegazione che Carlo Giuffrè cerca di dare a Salemme del perché suo figlio, Paolo Calabresi, parli romano a Napoli. Come se ce la stesse dando a tutti noi, spettatori della commedia che ci siamo fatti nello stesso momento la stessa domanda.

 

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Ma è quando Buccirosso entra in scena e si scatena sia come attore cane da sceneggiata sia come finto autista prima e poi come finto ricco dopo dando a Salemme il ruolo dell’autista che il film si impenna. La storia del film è una sorta di piano diabolico messo in piedi da Salemme e Calabresi per vendicarsi delle loro fidanzate, rispettivamente Serena Autieri e Tosca D’Aquino, che li hanno lasciati malamente. Ognuno di loro dovrà fare innamorare la fidanzata dell’altra e poi lascarla solo per farle soffrire.

 

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Una specie di Delitto per delitto di Hitchcock e Patricia Highsmith senza sangue, insomma. Uno scambio di omicidi. Solo che mentre per la coppia Calabresi-Autieri il meccanismo funziona fin troppo bene, al punto che lui si innamora davvero, per la coppia Salemme-D’Aquino, dove Salemme dovrebbe fingersi ricchissimo uomo d’affari, la cosa è più complessa. C’è di mezzo il ruolo dello chaffeur, quello per cui è stato ingaggiato Buccirosso (“c’è un contratto? E l’Enpals?”), attore in bolletta, ma per un equivoco, finisce che Buccirosso diventa agli occhi della D’Aquino il ricco napoletano e Salemme l’autista.

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Ma, siccome lei ci casca nella performance di Buccirosso, si va avanti lo stesso. Fino a pasticci su pasticci. Anche perché Buccirosso rischia grosso quando in un ristorante viene riconosciuto da uno scatenato pizzaiolo gay che lo insulta in napoletano. “Quando il folklore diventa terrorismo la fuga diventa l’unica via di salvezza”, conclude scappando. Rispetto agli ultimi film di Salemme ci sembra più riuscito e più divertente. Non solo il cast femminile è ben rodato nella commedia, ma ritrovare Buccirosso per Salemme diventa veramente qualcosa di importante. Come l’omaggio a Carlo Giuffrè.

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Non male in un ruolo di finta segretaria di Buccirosso l’esordiente Mirea Stellato, non un'attrice, ma una giornalista di una privatissima napoletana. Molto buffa, seguita a confondere la t con la d per tutto il film. Anche nel terribile Otello che Buccirosso mette in scena a teatro. Da giovedì in sala. Prodotto dai Lucisanos e distribuito dalla Warner Bros.  

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