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IL NECROLOGIO DEI GIUSTI - NON CI SARÀ PIÙ UN GIACOMO PUCCINI BELLO, ELEGANTE E COLTO COME GABRIELE FERZETTI, O UN CASANOVA COSÌ AFFASCINANTE, O UN MISTER CIUF CIUF COSÌ PERFETTO IN "C’ERA UNA VOLTA IL WEST"
Marco Giusti per Dagospia
Non ci sarà più un Giacomo Puccini bello, elegante e colto come Gabriele Ferzetti in Casa Ricordi e Puccini di Carmine Gallone, o un Sandro alla ricerca di Lea Massari assieme a Monica Vitti nell’incredibile bianco e nero di Michele Antonioni de L’avventura, o un Casanova così affascinante e in Technicolor come lui nel censuratissimo Casanova di Steno, o un Mister Ciuf Ciuf così perfetto come padrone della ferrovia nel C’era una volta il West di Sergio Leone.
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Gabriele Ferzetti se ne va nella sua Roma dove era nato 90 anni fa e ci lascia un numero di film e di ruoli memorabili che ne fanno una star di prima grandezza nel nostro cinema e nel cinema internazionale. Una carriera che inizia con piccoli ruoli in Via delle cinque lune di Luigi Chiarini e in Bengasi di Augusto Genina nel 1942 e finirà nel 2010 con Io sono l’amore di Luca Guadagnino e 18 anni dopo di Edoardo Leo. Cioè con film di due autori moderni del nostro cinema.
E vederlo in mezzo a Villa Necchi nel film di Guadagnino è già uno spettacolo per noi che lo ricordavamo protagonista di capolavori di Antonioni, penso a Le amiche oltre a L’avventura, di Luciano Emmer, come Camilla, di Antonio Pietrangeli, come Il sole negli occhi e Nata di marzo. Ferzetti, che si era formato come tanti grandi attori italiani all’Accademia, aveva, come Marcello Mastroianni, un gran fisico, un bellissimo volto e una bellissima, inconfondibile voce.
Quasi impossibile da doppiare, anche se lo fecero gli inglesi nella versione originale di Agente 007 – Al servizio segreto di Sua Maestà di Peter Hunt, la sua voce era di David De Keyser, e da noi gli capiterà nel divertente Parola di ladro di Nanni Loy e Gianni Puccini, dove lo doppia Stefano Sibaldi. Poco adatto alla commedia all’italiana, forse perché così serioso, ma neanche così teatrale e adatto al cinema d’avventura o al peplum – ricordiamo solo Fabiola di Alessandro Blasetti, Annibale di Carlo Ludovico Bragaglia, La Bibbia di John Huston – Ferzetti si specializza da subito, come Mastroianni, nei ruoli da protagonista del nostro cinema adulto o di ricostruzione storica.
Un percorso che va da Cristo proibito di Curzio Malaparte a La provinciale di Mario Soldati, dove è il marito tradito di Gina Lollobrigida, da La lunga notte del ’43 e La calda vita di Florestano Vancini a A ciascuno il suo di Elio Petri e I protagonisti di Marcello Fondato, anche se saranno i biopic operistici, Puccini e Casa Ricordi di Carmine Gallone e L’avventura di Antonioni a definirlo maggiormente e a lanciarlo nel cinema internazionale.
Lo troviamo così protagonista assieme a Angie Dickinson di Jessica di Jean Negulesco, poi in Il delitto non paga di Gérard Oury, Rapina al sole di Jacques Deray, Venere imperiale di Jean Delannoy, Tre camere a Manhattan di Marcel Carné, ma reciterà anche con Vincente Minnelli in Nina e con Terence Young in Bloodline e Inchon. Grazie zia di Salvatore Samperi e Escalation di Roberto Faenza, in pieno 68, stravolgono il suo ruolo di adulto virile dei film di Antonioni e Vancini per farne l’immagine del borghese adulto e nemico di una gioventù arrabbiata all’italiana.
Diventerà così il maschio italiano non parodistico, cioè non alla Buzzanca o alla Giuffré, per una serie di film, anche d’autore, che parlano di rivoluzione sessuale. Pensiamo a L’amica di Alberto Lattuada con Lisa Gastoni, L’età del malessere di Giuliano Biagetti con Haydée Politoff, Un bellissimo novembre di Mauro Bolognini con Gina Lollobrigida ancora scatenata, Appassionata di Gianluigi Calderone, dove si divide tra Eleonora Giorgi e Ornella Muti.
Tra la fine degli anni ’60 e i primi ’70, Ferzetti è perfetto come professionista italiano ricco e arrivato, che sia avvocato, ingegnere, dentista o chirurgo, ma anche come boss o come giudice. Frequenta il poliziesco nei due film italiani di John Cassavetes, Roma come Chicago, diretto da Alberto De Martino, e Gli intoccabili di Giuliano Montaldo, ma lo troviamo anche in Bisturi, la mafia bianca di Luigi Zampa, e nei più di genere Fatevi vivi, la polizia non interverrà e A tutte le auto della polizia di Mario Caiano, La Orca di Eriprando Visconti, Gli amici di Nick Hezard di Fernando Di Leo, Porci con la P38 di Giancarlo pagani e nel capolavoro di Lucio Fulci, Sette note in nero.
Ma il cinema d’autore e quello internazionale non lo dimenticano. Lo troviamo così ne Il portiere di notte di Liliana Cavani, in Nina di Vincente Minnelli, nei più recenti Quartetto Basileus di Fabio Carpi, Giulia e Giulia di Peter Del Monte, fino a Perduto amor di Franco Battiato. Interpreta il Duca di Venezia in un non memorabile Othello di Oliver Parker e divide la scena con Gabriele Moschin in Porzus, il film revisionista e non troppo riuscito di Renzo Martinelli. Alla tv non ha mai avuto grandi occasioni, aveva troppo da fare col cinema. Lo vorranno però Dino Risi per Le ragazze di Miss Italia e a più riprese Giorgio Capitani, per Papa Luciani.
18 anni dopo con sabrina impacciatore
Scarsa anche l’attività pubblicitaria. Ricordiamo però che fece due serie di caroselli nel 1961 per la benzina Agip, dirette da Daniele D’Anza e scritte da Terzoli e Zapponi, sfruttando proprio il suo fascino di latin lover. Nella prima, scarrozza in auto una bella straniera, certa Ivana King, facendole vedere le bellezze italiane. Nella seconda fa scuola guida a Franca Valeri centralinista telefonica.
Non funzionò. Andò meglio, quattro anni dopo, con una bella serie di caroselli per gli abiti Facis, intitolata “Un uomo sicuro”. E’ una sorta di remake carosellistico de L’avventura di Antonioni, con Ferzetti che gira per posti diversi e è sempre sicuro di sé perché indossa un abito Facis. Lo chiamai, proprio perché sapevo di un carosello diretto da Antonioni e volevo capire se era quello.
Mi rispose di no, non ricordava il regista ma non era Antonioni, infatti era Antonio Moretti, si ricordava però che nei caroselli non indossava affatto abiti Facis, ma abiti su misura di Caraceni. La cosa non piaceva ai proprietari della Facis, ma lui non avrebbe mai indossato che un Caraceni. Grande classe.
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