ANTICA ARBORISTERIA – GRASSO IN LODE DI RENZO ARBORE: "I SUOI PROGRAMMI E I SUOI CONCERTI VIVONO ANCORA OGGI DI SCHEGGE CHE RIVEDIAMO IN TV: NELL'ATTUALE CLIMA DITTATORIALE DI CORRETTEZZA POLITICA, SAREBBE ANCORA POSSIBILE SCRIVERE 'IL CLARINETTO'? - NANNI DELBECCHI: “CON “UNICI”, L’ALTRA SERA PER DUE ORE LA RAI È USCITA DAL SEPOLCRO COME LAZZARO” – VIDEO
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1 - ARBORE, IL SUO SKETCH SU «MALAFEMMINA» CON PROIETTI È IRRIPETIBILE
Aldo Grasso per il “Corriere della Sera”
Per Rosario Fiorello, Renzo Arbore rappresenta «l' altra parte»: «Lui è il mondo della genialità». Gigi Proietti, sottolineando l' unicità di Arbore, lo saluta prima di congedarsi: «Approfitto di questa intervista per salutarlo, perché ci vediamo davvero poco. Lui è sempre in giro, ha un' energia davvero pazzesca».
Stefano Bollani lo racconta così: «Il suo lavoro è stato divulgativo, Renzo è un bambino che presenta agli altri ciò che gli piace». Verrebbe la voglia di non scrivere più nulla su Renzo Arbore, tanto è già stato detto tutto, tanto il suo posto nelle storie della radio e della tv è inscalfibile, a un solo patto: che una volta al mese ci regali un programma come «Unici», a cura di Giorgio Verdelli (Raidue, mercoledì, ore 21.20). Fiorello ha spiegato bene la sindrome dei grandi artisti: tendono a non ripetersi (soprattutto quando raggiungono certe vette) e imputano questa paura dell' irripetibile a una sorta di naturale pigrizia.
Però Arbore ha alle spalle così tanti momenti di grazia, che basta davvero poco per imbastire un programma: qualche ospite, qualche ricordo personale, un po' di repertorio. Per esempio, io credo che il numero su «Malafemmina» con Proietti sia una di quelle cose che non vedremo mai più, perché quel mondo di grandi professionisti dello spettacolo ha girato pagina (s' improvvisa solo quando il talento ha fatto la sua gavetta). Arbore ha fatto musica e tv sapendo che esse sono anche radio, cinema, teatro. I suoi programmi e i suoi concerti vivono ancora oggi di schegge che ruotano intorno alla sua garbata e calamitante presenza: giochi, parodie, sketch, personaggi non si assommano per annullarsi, ma si scontrano per accendersi.
La jam-session è sempre stata la matrice delle sue trasmissioni, dove preparazione e improvvisazione si intrecciano e si sublimano. Domanda: nell' attuale clima dittatoriale di correttezza politica, sarebbe ancora possibile scrivere «Il clarinetto»?
2 - LA RAI FUNZIONA QUANDO TORNA A RACCONTARE RENZO ARBORE
Nanni Delbecchi per il “Fatto quotidiano”
Tutti gli artisti sono unici, ma Renzo Arbore è più unico degli altri: parafrasando Orwell, Giorgio Verdelli ha introdotto il suo bel ritratto del principe degli autori (Unici, Rai2, mercoledì sera). Per due ore la Rai è uscita dal sepolcro come Lazzaro; un miraggio tessuto dai ricordi di Fiorello, Gigi Proietti, Ugo Porcelli e dagli spezzoni dei programmi che hanno fatto la storia della Tv italiana (a proposito: dove è finita la celebrazione del trentennale di Indietro tutta, annunciata per dicembre?).
Si è visto come Arbore sia stato unico in tutto: nel non voler ripetere i suoi programmi (casomai erano gli altri a saccheggiarli); nel lanciare talenti sconosciuti nel Paese dove piove sempre sul bagnato; nel non avere mai abbandonato la Rai, a costo di sperimentare il contrario. Unico è stato il filo conduttore della sua arte, giustamente sottolineato da Verdelli: la musica.
Vale a dire, gusto dell' improvvisazione, jam session della parola nata in radio con Alto gradimento, la clownerie del jazz contaminata con il colore mediterraneo e il gusto per l' opera buffa. Poi c' è il rapporto con il pubblico, la cosa più unica di tutte. Nelle trasmissioni di Arbore il pubblico è completamente diverso dagli altri pubblici televisivi, immobili e plaudenti a comando. È un pubblico che ride, balla, canta. È a casa sua. E quando lo rivedi dopo trent' anni, continua a divertirsi ancora oggi.
Nessuno come Arbore ha capito che la buona Tv si fa catturando il presente: come la musica.
renzo arbore prima del concerto (2)renzo arbore in concerto con l orchestra italiana (6)arbore quelli della notte