francesco guccini casetta in canada carla boni gino latilla

GUCCINI, SBAGLI BERSAGLIO! – NEL PRESENTARE IL SUO NUOVO DISCO, IL CANTAUTORE 83ENNE HA SPARATO CONTRO “GLI IGNOBILI BRANI DEL PRIMO DOPOGUERRA, CON TESTI ASSURDI E ILLOGICI, COME ‘LA CASETTA IN CANADÀ’” – DARIO SALVATORI: “MA ‘LA CASETTA IN CANADÀ’ NON HA NULLA A CHE VEDERE CON IL REPERTORIO DEL PRIMO DOPOGUERRA, ARRIVÒ QUARTA A SANREMO DEL 1957. POSSEDEVA IL MERITO DI PROPORRE UNA RISPOSTA ALL’IMPERANTE MELODIA STRAPPALACRIME DI ALLORA. ANCHE LA FAZIOSITÀ DEL TESTO NASCONDEVA FRAMMENTI TRAGICOMICI E SCATENÒ UN DIBATTITO…” – VIDEO  

 

Dario Salvatori per Dagospia

 

francesco guccini canzoni da osteria

Lunga vita al Maestrone! Dopo  aver sfornato l’album “Canzoni da intorto”, che si è rivelato il disco fisico più venduto lo scorso anno (51 mila copie) Francesco Guccini, nonostante gli acciacchi, ha avuto la forza di mettere sul mercato “Canzoni da osteria”, un piccolo gioiello.

 

Dall’alto del suo scranno cantautorale si è divertito ad impartire lezioni di folk al pubblico e ai suoi colleghi più giovani. Ma ecco la stoccata-smemoranda rilasciata a “Il Giornale” tre giorni fa: “Le canzoni del primo dopoguerra erano ignobili, con testi assurdi e illogici, come La casetta in Canadà.”

 

Chiariamo. “La casetta in Canadà”(accento per la rima) non ha nulla a che vedere con il repertorio del primo dopoguerra (1915-’18). Anzi, arrivò molti anni dopo, esattamente quarant’anni. Di più. Arrivò quarta al Festival di Sanremo del 1957. Stiamo parlando di una delle canzoni più famose,  più cantate e riconoscibili della primissima fase di Sanremo, nonché una delle più rappresentative di tutto ciò che identificava la canzone italiana prima che arrivasse l’ormai imminente ciclone-Modugno.

 

 

francesco guccini

In verità la canzone possedeva il merito di proporre una risposta all’imperante melodia strappalacrime  della maggior parte della produzione di allora. Anche la faziosità del testo nascondeva tra le pieghe frammenti tragicomici, che sono poi quelli che hanno permesso al brano di varcare otto decadi e arrivare fino a noi addirittura come un classico del repertorio per bambini, ma anche filastrocca per spot commerciali.

 

A Sanremo venne interpretata da Gloria Christian insieme a il Poker di Voci e da Carla Boni, insieme al Duo Fasano e al barese Gino Latilla. Fu proprio quest’ultimo ad ottenere i maggiori consensi sfoggiando un vistoso cappello alla Davy Crockett (1786-1836). Latilla avrebbe voluto indossare anche i pantaloni sfrangiati del trapper di frontiera, cacciatore e massone, ma gli organizzatori non lo permisero. Si dovette accontentare del cappello di procione.

 

“La casetta in Canadà” narra di un tale Martin che possiede una piccola casa in Canadà che gli viene disfatta da un piromane, il terribile Pinco Panco. Martin continuò a costruire altre case, in Canadà, beninteso, che puntualmente venivano incendiate da Pinco Panco, adorato dai bambini degli anni Cinquanta. Il riformismo post Sanremo era già in agguato.

 

 

CARLA BONI GINO LATILLA

Emilio Jona nel libro “Le canzoni della cattiva coscienza”(Bompiani, 1964) lancia i primi strali: “In realtà quella dell’uomo protagonista della canzone è la moderna transizione del mito di Sisifo. Soltanto due autori debosciati  potevano scriverla.”.

 

Jona faceva parte del gruppo di cantanti politicizzati guidati da Giovanna Marini che occuparono il palco al Festival di Spoleto con Giancarlo Menotti disperato direttore artistico. Proprio nell’edizione del ’64. Finì a mazzate. Gianni Borgna nel suo libro “La grande evasione”(Savelli, 1980) propone e apre la sua versione marxista-leninista: “La canzone ha a che vedere con l’elogio della positività del decoro piccolo borghese all’aspirazione della casa tutta per sé”.

 

dario salvatori foto di bacco

Il poeta pasoliniano Enzo Giannelli si schierò contro le due versioni: “Deploro la faziosità e le forzature di certi intellettuali frustrati dall’irrazionalismo del mito di Sisifo”. Il tema della “casa per tutti” era già uno slogan negli anni Trenta, al punto che Antonio Cederna, primo giornalista ambientalista, fece partire la sua analisi dal Concordato del 1929: “Libera Chiesa in libero Stato, un netto slogan separatista. Il risultato fu quello di sventrare un quartiere forse troppo attaccato a S.Pietro che possedeva una sua storia. Borgo Angelico, Borgo Vittorio, Borgo Pio, Borgo Sant’Angelo, Borgo Nuovo e Borgo Vecchio, la cosiddetta Spina, lasciarono il posto alla prossimità di via della Conciliazione.

 

Il fascismo costruì case popolari in via Donna Olimpia ma gli sfrattati ebbero le prime dimore solo nel 1933. Monteverde non era nemmeno un quartiere, c’era addirittura un lago e proprio lì nacquero i Grattacieli, di cui parla Pasolini nel suo Ragazzi di vita”.

 

 

dalida

Intanto “La casetta in Canadà” incassava allori. Qualche mese dopo quel Sanremo, si invitò in Canadà Vittoria Mongardi, che trionfò al Festival di Toronto cantando la canzone che gli italiani cantavano a memoria. Con lei i canadesi furono munifici donandole  una “casetta in Canadà”, senza “pesciolini e fiori di lillà”. Intanto fioccavano innumerevoli versioni: Quartetto Cetra, Nilla Pizzi, Wilma De Angelis, Gigliola Cinquetti, Claudio Baglioni.

 

In Francia Dalida arrivò al n.1 con la sua versione tradotta, “Le ranch de Maria”, subito bissata nel resto d’Europa  da Yvette Giraud e Andrè Claveau. A proposito. I due autori della canzone, entrambi milanesi, Vittorio Mascheroni (1895-1972) e Mario Panzeri (1911-1991) hanno scavalcato Mogol nella classifica delle vendite per autori: Mogol 523 milioni di dischi, Mascheroni-Panzeri 570.

CARLA BONI GINO LATILLA

dario salvatori

lelio luttazzi con teddy reno e vittorio mascheroni negli uffici della cgd (1949)Gianni Borgna achille togliani con il duo fasano (ai lati) , nilla pizzi e gino latilla

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…

andrea orcel francesco milleri giuseppe castagna gaetano caltagirone giancarlo giorgetti matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL RISIKONE È IN ARRIVO: DOMANI MATTINA INIZIERÀ L’ASSALTO DI CALTA-MILLERI-GOVERNO AL FORZIERE DELLE GENERALI. MA I TRE PARTITI DI GOVERNO NON VIAGGIANO SULLO STESSO BINARIO. L’INTENTO DI SALVINI & GIORGETTI È UNO SOLO: SALVARE LA “LORO” BPM DALLE UNGHIE DI UNICREDIT. E LA VOLONTÀ DEL MEF DI MANTENERE L’11% DI MPS, È UNA SPIA DEL RAPPORTO SALDO DELLA LEGA CON IL CEO LUIGI LOVAGLIO - DIFATTI IL VIOLENTISSIMO GOLDEN POWER DEL GOVERNO SULL’OPERAZIONE DI UNICREDIT SU BPM, NON CONVENIVA CERTO AL DUO CALTA-FAZZO, BENSÌ SOLO ALLA LEGA DI GIORGETTI E SALVINI PER LEGNARE ORCEL – I DUE GRANDI VECCHI DELLA FINANZA MENEGHINA, GUZZETTI E BAZOLI, HANNO PRESO MALISSIMO L’INVASIONE DEI CALTAGIRONESI ALLA FIAMMA E HANNO SUBITO IMPARTITO UNA “MORAL SUASION” A COLUI CHE HANNO POSTO AL VERTICE DI INTESA, CARLO MESSINA: "ROMA DELENDA EST"…