I PADRONI DELLA TV - LA CACIARA SULLE DONNE DELL’EST HA MOSTRATO ANCHE A CHI NON LEGGE DAGOSPIA LA GUERRA PRESTA-CASCHETTO. CAMPO DALL’ORTO E BIGNARDI NON VEDEVANO L’ORA DI FARE UNO SGAMBETTO AL RIVALE DEL LORO AGENTE PREFERITO - ARBORE: ‘ESPEDIENTI E SHARE NON FANNO UNA BUONA TV. ORA VOGLIONO COLPIRE LE RETI CHE FANNO CULTURA, RAI5, PREMIUM E STORIA’
1. GLI AGENTI DELLE STAR ECCO CHI SONO I VERI PADRONI DELLA TELEVISIONE IN ITALIA
Silvia Fumarola per la Repubblica
La sua verità, Paola Perego la racconterà stasera a Le iene su Italia 1. È l' unica a non aver detto una parola dopo la chiusura del programma che conduceva su Rai1, Parliamone sabato, travolto dalle polemiche sessiste per la lista sulle donne dell' Est. «È successa una cosa che non dovrebbe mai avvenire: abbiamo mancato alla nostra missione».
Lo ripete a Milano, alla presentazione di Due soldati di Marco Tullio Giordana, il direttore generale della Rai, Antonio Campo Dall' Orto che però smentisce con un laconico "no" che si pensi a cambi nelle direzioni. Perché a programma chiuso, si aspetta il passo successivo: che siano stabilite tutte le responsabilità. Perché qualcuno dice che il caso meritava sì una presa di posizione netta, ma che Perego sia diventata il capro espiatorio di una faida interna alla Rai, che paga anche perché è la moglie di Lucio Presta, uno dei manager più potenti della televisione.
LUCIO PRESTA ANNUNCIA LA CHIUSURA DEL PROGRAMMA DELLA MOGLIE PAOLA PEREGO
Il tema dello strapotere dei manager tv è sempre attuale, specie in un momento delicato come questo.
La Rai è stretta nell' angolo tra il varo della nuova convenzione che affida il servizio pubblico all' azienda di Viale Mazzini, e la modifica sul tetto dei compensi agli artisti. I 240 mila euro, che secondo produttori, dirigenti e appunto, i manager, sancirebbero la fine della tv pubblica. Con i volti più popolari pronti a fare le valigie, salvo qualche eccezione.
«Basta "compagnie": ci vogliono nuove regole di relazione con manager di artisti e progetti chiavi in mano», è il monito del consigliere Rai Franco Siddi.
I "padroni della tv" che costruiscono, se così si può dire, i palinsesti di Rai e Mediaset, sono da anni Lucio Presta e Beppe Caschetto. Diversissimi e a loro modo indispensabili in aziende che si affidano sempre più all' esterno senza far crescere - in molti casi - le professionalità interne.
Calabrese, passionale, abilissimo a tenere equilibri tra Viale Mazzini e Cologno Monzese, Presta ha traghettato Paolo Bonolis da Rai a Mediaset (dove ha appena rinnovato il contratto). A 13 anni barman negli alberghi («È li che ho imparato a capire com' è fatta la gente») poi la danza. «Mio padre in Calabria si vergognava, sa, per via del fatto dei ballerini gay. Ho fatto varie edizioni di Fantastico, portavo i capelli lunghi. Non avevo talento, era un mestiere ».
L' incontro con Vincenzo Ratti manager di Roberto Benigni, cambia la sua vita. Oggi gestisce carriere che valgono milioni di euro, segue sempre il premio Oscar ma anche Cuccarini, Clerici, Belen e tanti altri. Ironia caustica, fino a una decina di anni fa predicava: «Se finisco io sul giornale e non un mio artista, vuol dire che qualcosa non va». Ora che c' è Twitter è molto attivo. È uno stratega, nel suo studio ci sono passati tutti anche solo per un consiglio. Guida gli artisti senza imporre, non sbaglia uno share e sa quando è il momento di cambiare rete. Motto: «Prima di passare alla gloria meglio passare alla cassa».
Emiliano legato alle radici, Beppe Caschetto è considerato "quello di sinistra", ma non va dimenticato che anche Presta è stato sfiorato dalla politica, aveva deciso di candidarsi per il Pd come sindaco della sua città: Cosenza. Da Fabio Fazio a Pif, da Cucciari a Littizzetto a Virginia Raffaele, ma anche Roberto Saviano, Luca e Paolo, Giovanni Floris, Caschetto, "Beppone" per gli amici, consiglia e coccola. Se è vero che la calma è la virtù dei forti, lui non fa un plissé: dicono che sia dietro l' arrivo di Daria Bignardi sulla poltrona di Rai3 e che Campo Dall' Orto ascolti volentieri i suoi consigli.
Discretissimo e potente, sempre dietro le quinte, qualche anno fa in un' intervista confessava di avere come modello Enrico Cuccia. Padre confessore dei suoi artisti è anche lui un "costruttore di carriere", ama scoprire i talenti. «Lo ripeto sempre ai miei clienti: non devi diventare il personaggio del momento perché, se lo diventi, sei il personaggio di quel momento. E quel momento, mentre te lo godi, è già passato».
Così, come in una partita a scacchi, mentre le vecchie generaliste Rai e Mediaset si sfidano all' ultima mossa, lui esplora nuovi territori e porta Maurizio Crozza a Discovery. Ma facendogli fare prima un salto al Festival di Sanremo, dove si celebra Raiset con le nozze Conti-De Filippi. Anche Cuccia applaudirebbe.
2. RENZO ARBORE: ESPEDIENTI E SHARE NON FANNO BUONA TV
direttori rai campo dall orto dallatana fabiano bignardi teodoli
Silvia Fumarola per la Repubblica
«Guardi, non ho visto il programma della Perego, non posso dire niente» dice Renzo Arbore.
Non parliamo di quello. Ma di come, tra ironia e goliardia, ha costruito la sua tv d' autore. Le regole.
«Guardarsi dal trash - qualche volta toccato persino dal servizio pubblico - che non è solo la volgarità, ma prendere personaggi per alzare l' ascolto. Poi guardarsi dal cheap: la piccola televisione fatta per conquistare un punto in più di Auditel. Le scorciatoie a cui si ricorre nei talk show: certi ospiti, la rissa».
La tv "alla Arbore" com' era?
«Era fatta eliminando qualsiasi volgarità e le rare volte in cui si esagerava, ci fu una pernacchia peraltro nobilissima, fummo criticati aspramente. Beniamino Placido mi attaccò dalla prima pagina: "No, la pernacchia no". Anche con Boncompagni alla radio abbiamo sempre fatto sorridere evitando cose meschine».
Un applauso vale tutto?
«Ma no. La tv oggi ricorre ad espedienti, mio padre quando voleva bollare qualcuno diceva: "Quello vive di espedienti", sono trucchetti per ottenere risultati. Anche i giornalisti li usano spesso invitando a loro insaputa avversari dell' ospite. Trucchetti sapienti per far clamore intorno a un programma o uscire sui giornali».
Però lei è il re della goliardia.
«Ho avuto la laurea in goliardia dall' università di Bologna attribuita da Umberto Eco. C' è quella cattiva e c' è quella sana di chi mischia l' alto e il basso, la "supercazzola" di Amici miei tanto citata dagli intellettuali. La goliardia è più nelle cose di Crozza che accosta l' alto e il basso».
Come vede il futuro della Rai?
«Qualcuno vorrebbe ridurre le reti che fanno cultura, siccome le tre generaliste devono accontentare l' Auditel, noi che siamo spettatori assidui ci rifugiamo su Rai 5, Rai Storia Rai Premium, canali benemeriti. Ci lavoro persino gratis quando mi chiamano, per non fare la solita televisione "usa e getta", fast tv che non viene conservata e non finirà mai nelle teche estive».
La sua tv non scade.
«Abbiamo cercato, anche con furbizia, perché no, di fare una tv "a lunga durata". È il trentennale di Indietro tutta e proporremo con Frassica a Rai2 di farne una degna rievocazione, visto che è il programma più longevo dei varietà Rai. L' umorismo di Frassica, il suo gioco di parole, il divertissement intellettuale non invecchiano mai».
pippo baudo e gianni boncompagni40piper13 boncompagni dalida arbore