I FUNERALI? NON SOLO A ROMA ANCHE A MOSCA SONO "L'EVENTO PIU' VIVO", L’ULTIMO GRANDE SPETTACOLO: “COME È BELLO ESSERE COMMOSSI INSIEME A TUTTA L’UMANITÀ” – RITI, CENSURE, ESPOSIZIONE DELLE SALME E VISITE DI FOLLE IMMENSE, UN SAGGIO RACCONTA LE ESEQUIE AI TEMPI DELL’UNIONE SOVIETICA, DAL “SEMIDIO” STALIN FINO ALLA “NON-SEPOLTURA” DI PRIGHOZIN IN EPOCA PUTINIANA – LA MORTE DIVENTA ESALTAZIONE DEL KITSCH INTESO COME “SECOLARIZZAZIONE DEL FIABESCO”...
Marco Belpoliti per “Robinson – la Repubblica”
I funerali sono un grande spettacolo, deve aver pensato davanti al televisore Gian Piero Piretto, mentre osservava il corteo funebre della regina Elisabetta II il 19 settembre 2022. Piretto è uno studioso di cultura russa, ma è anche un grande esperto di cultura visuale e nella sua testa deve essere scattato qualcosa di speciale. Per cui ora esce un suo libro dedicato ai funerali sovietici: L’ultimo spettacolo ( RaffaelloCortina editore).
Spettacolo è ogni cosa che abbia una funzione pubblica, e non solo nelle moderne società, ma, come ci ha insegnato Elias Canetti, in gran parte delle società umane; l’accompagnamento del defunto, poi, è un rito fondativo, o meglio confermativo, delle medesime.
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omaggio a lenin alla casa dei sindacati a mosca
Le due esequie sacre che aprono il libro sono quella di Lenin e del poeta Esenin: il primo il capo indiscusso della rivoluzione, la cui santificazione è immediatamente evidente; il secondo è l’antitetico poeta dandy, discusso ma amatissimo,che s’è tolto la vita. La cosa che più colpisce è l’aspetto di massa di queste manifestazioni di cordoglio e dei loro riti: l’esposizione delle salme, le visite di folle immense, l’intervento occhiuto del potere poliziesco per controllare lo spazio pubblico. Così appare, ad esempio, la cerimonia di un altro suicida eccellente, Majakovskij, nel 1930.
I dettagli che emergono dal racconto di Piretto sono straordinari e fanno capire cosa deve essere stato nell’immaginario popolare l’avvenimento stesso della Rivoluzione del ’ 17. Il culto dell’eroe, o anche dell’antieroe, e poi del “ dissidente”, sin dagli anni Venti del Novecento, è un fatto di massa, un momento di propaganda o di contestazione del potere, prodotto da una nuova forma di religiosità laica. Il culmine lo si tocca con Stalin, « un semidio, perno dell’esistenza dell’intero Paese, garanzia della sua felicità, stabilità e sicurezza, a dispetto delle purghe, delle deportazioni, delle morti che tutti avevano sperimentato».
Piretto ci fa riflettere sull’instabilità costitutiva della società russa nel suo complesso e sulla capacità di tenerla insieme con metodi dittatoriali da parte dei capi. Il terrore di andare in pezzi di governanti e governati è incredibile. Forse è la grandezza del paese — lo spazio dimensione fondamentale — o la sua stratificazione sociale — nobiltà, contadini, proletariato — o ancoral’eredità dell’epoca imperiale, un retaggio medievale costitutivo della stessa religione ortodossa.
La Russia sovietica emerge da queste pagine, che arrivano sino alla “non-sepoltura” di Prigozin in epoca putiniana, come un mondo antico e nuovissimo a un tempo, dove le tradizioni del periodo imperiale si trasmettono al nuovo potere sovietico e permangono in quello post- sovietico, qualcosa di non facilmente comprensibile per un cittadino delle democrazie occidentali.
Ci sono storie di funerali assurde e paradossali. Sergej Prokof’ev, il grande musicista, muore due giorni prima di Stalin, ma seppellirlo diventa impossibile vista la mobilitazione delle masse per la morte del Dio comunista. Per trasportarlo alla camera ardente, viste le strade stracolme di folla, il corpo viene calato dalle finestre di casa utilizzando una squadra di alpinisti provetti, e la cassa passa di tetto in tetto per raggiungere il cimitero. Ci sono altri cordogli controllati dal Kgb vietati e insieme permessi: Pasternak nel 1960, Achmatova 1966, Gagarin, perito in situazioni misteriose, nel 1968. Il tema centrale del libro è il kitsch inteso come “secolarizzazione del fiabesco”: l’accumulazione, l’inautentico, la facilità della fruizione, che si applica perfettamente ai funerali.
La formula canonica del Kitsch politico è stata sintetizzata da Milan Kundera in L’insostenibile leggerezza dell’essere: « come è bello essere commossi insieme a tutta l’umanità » ; è la cosiddetta “ seconda lacrima” provocata dalla commozione della commozione. Questo non vale ovviamente solo per la Russia. Il Kitsch continua ad essere uno dei contenuti dello spettacolo pubblico in occidente come in oriente. Ed è ancora il Kitsch a far capire la forza del culto della morte per la patria fulcro del potere di Putin, l’erede unico dell’uomo d’acciaio, il compagno Stalin.
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