jim morrison

I RICORDI DI JOAN DIDION SUI “DOORS”: “NON ERANO CONVINTI CHE L'AMORE FOSSE FRATELLANZA E KAMASUTRA. LA MUSICA DEI DOORS AFFERMAVA CHE L'AMORE ERA SESSO E IL SESSO ERA MORTE E QUI RISIEDEVA LA SALVEZZA. I DOORS ERANO MISSIONARI DEL SESSO APOCALITTICO”

JOAN DIDION JOAN DIDION

Tratto da “The White Album” di Joan Didion, ripreso da “la Repubblica”

 

Erano le sei o le sette di una sera d' inizio primavera del 1968 ed ero seduta sul freddo pavimento di vinile di uno studio di registrazione sul Sunset Boulevard a guardare una band chiamata The Doors che registrava una traccia ritmica. Nell' insieme non dedicavo molta attenzione agli interessi delle band di rock-and-roll (avevo già sentito parlare dell' acido come di uno stadio di transizione e anche di Maharishi e persino dell' Amore Universale, e dopo un po' mi sembrava tutto un pastrocchio di cieli di marmellata) ma i Doors erano diversi, i Doors mi interessavano.

 

JOAN DIDION  JOAN DIDION

I Doors non sembravano affatto convinti che l' amore fosse fratellanza e Kamasutra. La musica dei Doors affermava con insistenza che l' amore era sesso e il sesso era morte e qui risiedeva la salvezza.

 

I Doors erano i Norman Mailer della Top 40, missionari del sesso apocalittico. Break on Through, «apriti un varco», incitavano i loro versi, e Light My Fire, «accendi il mio fuoco», e: Come on baby, gonna take a little ride / Down, down by the ocean side/ Gonna get real close / Get real tight / Baby gonna drown tonight - Goin' down, down, down.

 

Quella sera del 1968 erano tutti riuniti in ansiosa simbiosi per incidere il loro terzo album, e lo studio era troppo freddo e le luci troppo forti e c' erano masse di cavi e sfilze lampeggianti di minacciosi circuiti elettronici con cui i musicisti convivono senza problemi. C' erano tre dei quattro Doors. C' era un bassista preso in prestito da una band chiamata Clear Light. C' erano il produttore e il fonico e il road manager e un paio di ragazze e un husky siberiano di nome Nikki con un occhio grigio e uno dorato.

 

the doors perform at new york city's fillmore east in 1968  7the doors perform at new york city's fillmore east in 1968 7

C' erano sacchetti di carta mezzi pieni di uova sode e fegatini di pollo e cheeseburger e bottiglie vuote di succo di mela e rosé della California. C' erano tutto e tutti quelli di cui i Doors avevano bisogno per incidere il resto di quel terzo album eccetto una cosa, il quarto Door, il cantante Jim Morrison, un ventiquattrenne laureato alla Ucla che indossava pantaloni di vinile nero senza mutande e tendeva a suggerire una gamma di possibilità appena più in là di un patto suicida.

 

the doors perform at new york city's fillmore east in 1968  6the doors perform at new york city's fillmore east in 1968 6

Era Morrison che aveva descritto i Doors come «politici erotici». Era Morrison che aveva descritto gli interessi del gruppo come «qualsiasi cosa abbia a che fare con rivolte, disordini, caos, attività che sembrano prive di senso». Era Morrison che era stato arrestato a Miami nel dicembre del 1967 per una performance indecente. Era Morrison che scriveva la maggior parte dei testi dei Doors, la cui caratteristica particolare era di riflettere o una paranoia ambigua o un' insistenza tutt' altro che ambigua su amore-morte come il massimo dello sballo.

 

Ed era Morrison che mancava. Erano Ray Manzarek e Krieger e Densmore che creavano il sound dei Doors, e forse erano Ray Manzarek e Krieger e Densmore che facevano preferire i Doors a tutte le altre band a diciassette su venti intervistati da American Bandstand , ma era Morrison che saliva sul palco con i suoi pantaloni di vinile neri senza mutande e proiettava l' idea, ed era Morrison che stavano aspettando adesso.

 

the doors perform at new york city's fillmore east in 1968  5the doors perform at new york city's fillmore east in 1968 5

«Ehi» fece il fonico. «Stavo ascoltando una stazione Fm mentre venivo qui, e hanno trasmesso tre canzoni dei Doors. Prima hanno messo Back Door Man poi Love Me Two Times e Light My Fire ». «Sì, l' ho sentito » borbottò Densmore. «L' ho sentito».

 

«Be', che c' è di male se qualcuno mette tre delle vostre canzoni?» «C' è che il tipo le ha dedicate alla sua famiglia». «Ma va', alla sua famiglia?» «Sì, alla famiglia. Davvero stupido».

 

Ray Manzarek era ingobbito sulla tastiera Gibson. «Pensi che Morrison tornerà?» chiese a nessuno in particolare. Nessuno rispose. «Allora, possiamo provare un po' di voci?» chiese Manzarek. Il produttore stava lavorando con il nastro della traccia ritmica che avevano appena registrato. «Lo spero» disse, senza alzare lo sguardo. «Già» fece Manzarek. «Lo spero anch' io».

the doors perform at new york city's fillmore east in 1968  4the doors perform at new york city's fillmore east in 1968 4

 

Mi si era addormentata la gamba, ma non mi alzai; tensioni non meglio identificate sembravano rendere tutti catatonici in quella stanza. Il produttore riavvolse il nastro della traccia ritmica. Il fonico disse che voleva fare i suoi esercizi di respirazione profonda.

 

Manzarek mangiò un uovo sodo. «Tennyson ha creato un mantra dal proprio nome» disse al fonico. «Non so se diceva "Tennyson Tennyson Tennyson", o "Alfred Alfred Alfred", o "Alfred Lord Tennyson", comunque sia lo ha fatto. Forse diceva solo "Lord Lord Lord"». «Forte» disse il bassista dei Clear Light. Era un amabile entusiasta, ma non certo un Door nello spirito. «Chissà cosa avrebbe detto Blake» rifletté Manzarek.

 

jim morrison e i doorsjim morrison e i doors

«Peccato che Morrison non sia qui. Morrison lo saprebbe». Ci volle un bel po'. Prima che Morrison arrivasse. Portava i suoi pantaloni neri di vinile, si sedette su un divano di pelle di fronte ai quattro grossi speaker e chiuse gli occhi.

 

L' aspetto curioso dell' arrivo di Morrison fu questo: nessuno ci fece caso. Robbie Krieger continuò a lavorare su un passaggio alla chitarra. John Densmore sintonizzò la sua batteria. Manzarek rimase seduto al mixer facendo roteare un cavatappi, mentre si faceva massaggiare le spalle da una ragazza. La ragazza non diede nemmeno un' occhiata a Morrison, nonostante fosse in linea diretta con il suo sguardo.

 

the doors perform at new york city's fillmore east in 1968  1the doors perform at new york city's fillmore east in 1968 1

Passò almeno un' ora, e nessuno aveva ancora parlato con Morrison. Poi Morrison parlò a Manzarek. Parlò quasi in un sussurro, come se stesse strappando a forza le parole da un' afasia invalidante. «Ci vuole un' ora per West Covina» disse. «Ho pensato che forse dovremmo passarci la notte, dopo aver suonato». Manzarek posò il cavatappi. «Perché?» chiese. «Invece di tornare indietro». Manzarek si strinse nelle spalle.

 

«Veramente avevamo programmato di tornare indietro». «Be', io invece pensavo che potremmo provare là». Manzarek non disse niente. «Potremmo organizzare le prove, c' è un Holiday Inn proprio lì accanto». «Potremmo anche farlo» disse Manzarek.

 

«Oppure potremmo provare domenica in città». «Immagino di sì». Morrison s' interruppe. «Ma il posto sarà pronto per le prove domenica?». Manzarek lo guardò per un po'. Poi disse: «No».

 

Contai le manopole sulla console elettronica. Ce n' erano settantasei. Non sapevo a favore di chi si fosse concluso il dialogo, o se si fosse mai concluso. Robbie Krieger prese la sua chitarra e disse che gli serviva un pedale per la distorsione. Il produttore suggerì di farsene prestare uno dai Buffalo Springfield che stavano provando nello studio accanto. Krieger fece spallucce. Morrison si sedette di nuovo sul divano di pelle e si lasciò andare contro lo schienale. Accese un fiammifero.

jim morrison, photographed in new york city by life's yale joel in 1968  jim morrison, photographed in new york city by life's yale joel in 1968

 

Studiò la fiamma per un po', poi molto lentamente, ma volutamente, l' abbassò sulla patta dei pantaloni neri di vinile. Manzarek lo tenne d' occhio. La ragazza che stava massaggiando le spalle di Manzarek non guardò nessuno. C' era la sensazione che nessuno avrebbe lasciato la stanza, mai. Sarebbe passata qualche settimana prima che i Doors finissero di registrare quell' album. Io non seguii la lavorazione fino alla fine

jim morrison e pam courson in franciajim morrison e pam courson in francia

Ultimi Dagoreport

trump musk xi

DAGOREPORT – DONALD TRUMP HA IN CANNA DUE ORDINI ESECUTIVI BOMBASTICI, CHE FIRMERÀ IL GIORNO DOPO L’INAUGURAZIONE: IL PRIMO INAUGURERÀ LA DEPORTAZIONE DI 9,5 MILIONI DI IMMIGRATI. MA IL SECONDO È ANCORA PIÙ BOMBASTICO: L’IMPOSIZIONE DEI DAZI SUI PRODOTTI CINESI - UN CLASSICO TRUMPIANO: DARE UNA RANDELLATA E POI COSTRINGERE L’INTERLOCUTORE A TRATTARE DA UNA POSIZIONE DI DEBOLEZZA. MA COME REAGIRÀ XI JINPING? CHISSÀ CHE AL DRAGONE NON VENGA IN MENTE DI CHIUDERE, PER LA GIOIA DI ELON MUSK, LE MEGAFABBRICHE DI TESLA A SHANGHAI…

trump musk bitcoin

DAGOREPORT - A.A.A. ATTENZIONE ALLA MONETA: RITORNA MINACCIOSA SULLA SCENA GEOPOLITICA DEL MONDO - SUCCEDE CHE QUELLO SVALVOLATO ALLA KETAMINA DI ELON MUSK, DA QUANDO HA FINANZIATO LA CORSA PRESIDENZIALE DI DONALD TRUMP, SI È MESSO IN TESTA DI TRASFORMARE LA CASA BIANCA IN CASA MUSK. E COME “PRESIDENTE VIRTUALE” DEGLI STATI UNITI, L'UOMO PIU' RICCO DEL MONDO HA IN MENTE DI SOSTITUIRE LA MONETA REALE CON UNA VIRTUALE, CON UNA LEGGE CHE PREVEDA GLI ACQUISTI DI BITCOIN PER LE RISERVE VALUTARIE DEGLI STATI UNITI - MA FATTI DUE CONTI, ALL’AMERICA FIRST DI TRUMP CONVIENE DI TENERSI STRETTO IL SACRO DOLLARO CHE, AD OGGI, RAPPRESENTA LA MONETA DI SCAMBIO DEL 60% DEL MERCATO INTERNAZIONALE -NEL 2025 TRUMP DOVRÀ VEDERSELA NON SOLO COL MUSK-ALZONE CRIPTO-DIPENDENTE: IN CAMPO È SCESO PREPOTENTE IL PIU' ANTICO NEMICO DEL “VERDONE” AMERICANO: L’ORO…

maria rosaria boccia gennaro sangiuliano giorgia meloni

IL BOTTO DI FINE ANNO: IL 1 AGOSTO 2024 (DUE SETTIMANE DOPO IL TAGLIO SUL CAPOCCIONE) GENNARO SANGIULIANO FIRMO' IL DECRETO DI NOMINA DI MARIA ROSARIA BOCCIA A SUA CONSULENTE – IL DOCUMENTO SBUGIARDA “GENNY DELON” (CHE AL TG1 MINIMIZZO' IN MODO VAGO “MI ERA VENUTA L’IDEA DI NOMINARLA”) E SOPRATTUTTO GIORGIA MELONI, CHE MISE LA MANO SUL FUOCO SULLA BUONA FEDE DEL MINISTRO (“HA DECISO DI NON DARE L’INCARICO DI COLLABORAZIONE. MI GARANTISCE CHE QUESTA PERSONA NON HA AVUTO ACCESSO A NESSUN DOCUMENTO RISERVATO”) – L’ITER SI BLOCCO', DANDO IL VIA ALL’INCHIESTA DI DAGOSPIA CHE PORTÒ ALLE DIMISSIONI DEL MINISTRO. MA QUESTO DOCUMENTO APRE NUOVE DOMANDE: 1) PERCHÉ, DOPO UN PRIMO STEP, LA NOMINA NON È STATA FINALIZZATA? 2) COSA È AVVENUTO TRA IL GIORNO DELLA NOMINA, E IL 26 AGOSTO, GIORNO DEL DAGO-SCOOP? 3) QUALCUNO È INTERVENUTO A BLOCCARE LA NOMINA A CONSULENTE DELLA BOCCIA? 4) CHI SI È MOBILITATO PER SILURARE L'IMPRENDITRICE? 5) DAVVERO TUTTO È AVVENUTO A COSTO ZERO PER LO STATO? 

pierferdinando casini e matteo renzi nel 2009

DAGOREPORT – RENZI CI AVEVA VISTO GIUSTO: VOLEVA COME LEADER DEL CENTRO PIERFERDINANDO CASINI - PECCATO CHE L’EX PRESIDENTE DELLA CAMERA ABBIA DETTO DI NO NELLA SPERANZA DI ARRIVARE, UN DOMANI, AL QUIRINALE. MA IL SUCCESSORE DI MATTARELLA VERRÀ ELETTO SOLTANTO NEL 2029 E FINO AD ALLORA, CAMPA CAVALLO, PUÒ SUCCEDERE DI TUTTO E DI BRUTTO -  “PIERFURBY” POSSIEDE I CROMOSONI PERFETTI PER FEDERARE LE DIVERSE ANIME ORFANE DI UN PARTITO LIBERALE CONSERVATORE A FIANCO DEL PD: DEMOCRISTIANO, BUONI RAPPORTI CON IL VATICANO, POI NELLE FILE DEL BERLUSCONISMO FINO ALL'ARRIVO COME INDIPENDENTE, GRAZIE A RENZI, NELL'AREA PD, IL BELL'ASPETTO, L'ELOQUIO PIACIONE E I 40 ANNI IN PARLAMENTO... (SE L’AMORE PER IL DENARO NON L'AVESSE RINCOJONITO, CHISSÀ DOVE SAREBBE OGGI RENZI)

antonio tajani cecilia sala giorgia meloni ali khamenei

DAGOREPORT - CON UN MINISTRO DEGLI ESTERI (E UN GOVERNO) ALL'ALTEZZA, CECILIA SALA NON SAREBBE FINITA IN UNA GALERA DI TEHERAN - LA NOTIZIA DELL'ARRESTO A MILANO DELLA ''SPIA'' IRANIANA ABEDINI, SU "ORDINE" USA, E' DEL 17 DICEMBRE. DUE GIORNI DOPO LA SALA VIENE IMPRIGIONATA - BENE, CONOSCENDO LA "DIPLOMAZIA DEGLI OSTAGGI" PRATICATA DALL'IRAN (ARRESTI UNO DEI MIEI, IO SEQUESTRO UNO DEI TUOI), PERCHE' LA FARNESINA E PALAZZO CHIGI, SOTTOVALUTANDO I "SEGNALI" DELL'INTELLIGENCE-AISE, NON SI SONO SUBITO ATTIVATI PER METTERE IN SICUREZZA GLI ITALIANI IN IRAN? - SCAZZO CROSETTO-TAJANI - NON SAREBBE LA PRIMA VOLTA CHE IL GOVERNO MELONI SI TROVA A GESTIRE NEL PEGGIORE DEI MODI UN DETENUTO NEL MIRINO DI WASHINGTON (NEL 2023 IL RUSSO ARTEM USS). IL VICEMINISTRO AGLI ESTERI, EDMONDO CIRIELLI (FDI), GIÀ ANNUNCIA CHE LA “SPIA” IRANIANA ''POTREBBE NON ESSERE ESTRADATA, HA COMMESSO UN REATO SOGGETTIVO, NORDIO STA STUDIANDO LE CARTE” (A NORDIO E MELONI CONVIENE FARE IN FRETTA, PRIMA CHE TRUMP SBARCHI ALLA CASA BIANCA) - VIDEO