bignardi

ABBASSO LA RAI! CON I SOLDI RASTRELLATI INSERENDO IL CANONE IN BOLLETTA, VERRANNO STRAPAGATI I NOMINATI DELLA RAI DI RENZI. ADDIO AL “TETTO” DI 240MILA EURO L’ANNO: INTASCHERANNO DI PIU’ LA BIGNARDI, LEONE, VERDELLI & CO - MELI, VARETTO E GRUBER IN CORSA PER I TG?

1 - CON IL CANONE IN BOLLETTA RENZI STRAPAGA LA BIGNARDI

Maurizio Belpietro per “Libero Quotidiano

 

luca sofri e daria bignardiluca sofri e daria bignardi

C' era una volta uno slogan della televisione pubblica: Rai, di tutto, di più. C' era e c' è ancora, anche con la tv di Matteo Renzi, soprattutto quando si parla di stipendi.

 

Passata la stagione del rigore, delle retribuzioni allineate al tetto massimo percepito dal presidente della Repubblica, in viale Mazzini pare essere tornata la grandeur.

 

Non soltanto per quanto riguarda le torme di inviati mandati in trasferta al seguito del politico di turno o dell' evento in calendario.

 

A crescere sono appunto i compensi della nuova dirigenza. Secondo il giornale online Lettera43, sito diretto da un cronista sempre a caccia di notizie di nome Paolo Madron, i nuovi assunti avrebbero quasi tutti strappato assegni sopra i 240 mila euro lordi l' anno, cifra che l' ex direttore generale Luigi Gubitosi aveva fissato come soglia massima, imponendola a se stesso e agli altri dopo che il neo presidente del Consiglio aveva polemizzato con i manager pubblici strapagati.

GIANCARLO LEONE E LAETITIA CASTA GIANCARLO LEONE E LAETITIA CASTA

 

Sta di fatto che l' autoriduzione pare essere durata una stagione soltanto. Rottamato Gubitosi per sostituirlo con Campo Dall' Orto, a Viale Mazzini sembra essere tornato tutto come prima. Già al momento delle nomine dei nuovi direttori di rete avevamo segnalato come, anziché essere stati scelti fra le migliaia di dipendenti in carico alla tv pubblica (oltre diecimila), fossero stati ingaggiati all' esterno, aumentando i costi invece di diminuirli.

 

luigi gubitosi gianni lettaluigi gubitosi gianni letta

Non solo: la scelta era caduta più che su esperti di tv, su giornalisti con il birignao, di provata fede progressista quando non in quota Matteo Renzi. Scoprire poi che oltre ad avere arruolato Daria Bignardi e compagnia varia, questi siano stati anche profumatamente pagati, immaginiamo che manderà in solluchero chi è costretto a pagare il canone.

 

Diciamo la verità: fino all' ultimo abbiamo pensato ad un abbaglio di Lettera43, ad una voce di corridoio finita sul giornale online, e a stretto giro di notizia ci aspettavamo una smentita. Invece, dai vertici della Rai, dall' ufficio stampa fresco di nomina e di stipendio, non è arrivato alcun cenno di vita, nonostante i compensi da record siano stati ripresi anche dai social network, come ad esempio Twitter.

 

ANTONIO MARANO BRUNO VESPA ANTONIO MARANO BRUNO VESPA

In assenza di una smentita ufficiale e di un chiarimento sulle cifre concesse ai nuovi direttori (forse arriverà nel futuro prossimo), dunque non resta che prendere per buone quelle di Lettera43, con relativo giramento dei cosiddetti da parte dei contribuenti.

 

Per giunta, due giorni fa il Messaggero ha pubblicato l' indiscrezione riguardante altre prossime nomine. Questa volta si tratterebbe di sostituire i direttori dei telegiornali e anche in questo caso la tv di fede renziana non vorrebbe pescare in casa, ma fuori, pagando dunque altri professionisti per lasciare in panchina quelli che ha già a libro paga.

MARIA TERESA MELI E PAOLO MIELI MARIA TERESA MELI E PAOLO MIELI

 

Ma non è tutto. Il nuovo direttore generale per la direzione avrebbe un' idea formidabile e molto renziana: arruolare solo donne. E indovinate un po' chi sarebbero le prescelte tra le professioniste: Sarah Varetto, attuale direttrice di Sky Tg24, Lilli Gruber, conduttrice di Otto e mezzo, e Maria Teresa Meli. In comune, oltre ad essere donne, avrebbero tutte una caratteristica: di essere adoratrici del presidente del Consiglio.

 

LILLI GRUBER E MARCO TRAVAGLIOLILLI GRUBER E MARCO TRAVAGLIO

Il quale, come è noto, appena insediato disse che sarebbe stato inutile stare accanto a lui nella speranza di fare carriera in Rai, perché lui avrebbe tolto la tv pubblica ai partiti. Promessa rispettata, perché Renzi ha davvero tolto la Rai dalle mani del Parlamento, ma per metterla nelle sue. Viale Mazzini ormai è una succursale di Palazzo Chigi, una succursale che però ai contribuenti rischia di costare parecchio.

 

Gli italiani se ne accorgeranno presto, quando, passate le elezioni, diventerà operativa la decisione di far pagare il canone insieme alla bolletta della corrente. Scopriranno allora che ancora una volta, il premier è stato meglio del mago Silvan. Anzi, visti i giochi di prestigio in cui si è specializzato, perché Campo Dell' Orto non gli affida un programma in tv? Ai contribuenti costerebbe come ora, ma forse farebbe meno danni.

 

2 - RAI, LE COSTOSE NOMINE DI RENZI E CAMPO DALL'ORTO

Renato Stanco per www.lettera43.it

 

ilaria dallatana ilaria dallatana

D’accordo, ora che le tanto attese nomine dei nuovi direttori Rai sono state fatte, con buona pace dei critici, forse è il caso di iniziare a fare un po’ di conti. Perché il gioco delle porte girevoli, sempre in moto a Viale Mazzini, lo paga comunque il contribuente.

 

Dati ufficiali al momento non ce ne sono e quelle che circolano nei corridoi della Rai sono solo voci in attesa di conferma. Però la storia del gossip della tivù pubblica testimonia che il verosimile, quasi sempre, si trasforma in vero.

 

INTERNI A 150-200 MILA

 carlo verdelli carlo verdelli

Partendo dai nuovi direttori di RaiUno e RaiQuattro, trattandosi di nomine interne, la variazione dei compensi non dovrebbe essere particolarmente onerosa. Angelo Teodoli era già direttore e dovrebbe mantenere lo stesso parametro, compreso fra i 150 e 200 mila euro, più i soliti benefit.

 

Modifiche invece per il vertice della rete ammiraglia, dove si è insediato Andrea Fabiano, già vice direttore di RaiUno, che con i suoi 40 anni a maggio 2016 è il più giovane direttore della storia della rete. Il passaggio a direttore dovrebbe portargli in dote un aumento di stipendio, in modo da essere in linea con il ruolo occupato. Difficile che l’emolumento per l’allievo di Giancarlo Leone, passato al coordinamento dell’offerta di tutte le reti generaliste, sia inferiore ai 200 mila euro.

 

ANDREA FABIANO  ANDREA FABIANO

LEONE OLTRE IL TETTO

L’ex direttore di RaiUno, invece, dovrebbe mantenere lo stesso stipendio, ben al di sopra del famoso tetto massimo, avendolo trattato a suo tempo con l’ex direttore generale Luigi Gubitosi. Un ragionamento che dovrebbe valere anche per Antonio Marano, dirottato alla guida di Rai pubblicità.

 

Vicino al tetto massimo, pari a 240 mila euro, il “montepremi” degli esterni portati a Viale Mazzini. A partire dalla super manager Ilaria Dallatana, un passato in Mediaset, fondatrice insieme a Giorgio Gori della casa di produzione Magnolia e ora alla guida di RaiDue.

Sempre che la signora dei format non abbia ottenuto un chachet più elevato, dettato dall’esperienza e dal fatto che si tratta di un contratto triennale. Quindi modificabile verso l’alto.

 

BIGNARDI, BUSTA PESANTE

DARIA BIGNARDI MATTEO RENZIDARIA BIGNARDI MATTEO RENZI

Stesso ragionamento vale per Daria Bignardi, approdata alla guida di RaiTre, che dopo l’esordio nella televisione pubblica è stata volto di punta di La7 e conduttrice del programma Le invasioni barbariche. Per la signora Sofri si mormora che il tetto dei 240 mila euro sia stato superato.  Chi dovrebbe restare nel range, invece, è il neo timoniere di Rai Sport Gabriele Romagnoli, pronto ad adeguarsi alle regole del gioco. Sin qui gli ultimi arrivati.

 

Ma facendo un rapido passo indietro non si può non sottolineare il fatto che l’amministratore delegato Antonio Campo Dall’Orto, nei mesi scorsi, avesse già fatto circa otto nomine apicali, pescando dall’esterno. Due, in particolare, i nomi di peso.

 

VERDELLI D'ORO

Carlo Verdelli al coordinamento dell’informazione, in pratica il commissario politico di Matteo Renzi per i telegiornali, e Giovanni Parapini neo direttore della comunicazione dell’Azienda. Le voci interne a Viale Mazzini parlano di stipendi ben oltre la media, dunque superiori al famigerato tetto massimo dei 240 mila euro. Insomma, disegnare la Rai a trazione renziana costa, e non poco.

 

UNA DECINA DI ESTERNI

Giovanni ParapiniGiovanni Parapini

Secondo le stime elaborate nei corridoi dell’azienda, in particolare da coloro che gli frequentano da tempo,  l’assunzione in Rai di tutti gli esterni voluti da Campo Dall’Orto - almeno una decina le posizioni di primo livello - andrebbero a pesare sul bilancio della tivù pubblica per un importo che si aggira sui 2 milioni e mezzo di euro.

Esborso che sarà coperto dal canone in bolletta, dato che la nuova modalità di riscossione è in grado di assicurare alla Rai un gettito di almeno 300 milioni in più rispetto al passato.

 

IN ARRIVO I COLLABORATORI?

Sempre che ogni nuovo direttore di rete non decida di portarsi dietro collaboratori e consulenti e Campo Dall’Orto non faccia altre nomine, come sostengono i rumor aziendali.

campo dall'orto renzi nomine raicampo dall'orto renzi nomine rai

Il tutto, poi, in attesa del valzer dei direttori di testata, che dovrebbe avvenire dopo le Amministrative 2016. Se anche in quel caso lo spoils system dovesse avvenire tramite soluzioni esterne, il bilancio della Rai subirebbe un’altra bella variazione verso l’alto alla voce costi del personale.

 

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