elvis baz luhrmann austin butler

“ELVIS" È UN PUGNO NELL'OCCHIO DI 159 MINUTI CON UN SUPERMONTAGGIO SADICAMENTE MONOTONO” – “INDIEWIRE” STRONCA IL FILMONE DI BAZ LUHRMANN: “PIUTTOSTO CHE TRACCIARE UN PERCORSO PER GUIDARE ELVIS ATTRAVERSO LA STORIA, LUHRMANN LO FA SEMPLICEMENTE GALLEGGIARE ATTRAVERSO GLI ANNI SU UNA ZATTERA DI MUSICA NON-STOP CHE SI IMBATTE IN UNA SERIE INFINITA DI CLICHÉ BIOGRAFICI ALLA VELOCITÀ DELLA LUCE.  LA MAGGIOR PARTE DELLE VOLTE LA MUSICA FLUTTUA NELL’ETERE COME SE PROVENISSE DA UN JUKEBOX ROTTO E…” - VIDEO

 

Dagotraduzione da www.indiewire.com

 

elvis 8

“Elvis”, il film biografico completamente squilibrato di Baz Luhrmann sul re del Rock & Roll, è un pugno nell'occhio di 159 minuti con un supermontaggio sadicamente monotono in cui uno strano ragazzo fiammingo manipola un giovane ingenuo ancora e ancora e ancora fino a quando entrambi diventano tristi e muoiono.

 

In effetti, "Elvis" adora così tanto il suo stile ed così disinteressato al resto che "Baz" sarebbe stato il titolo più appropriato per questa pellicola. In questo film delirante si entra in un vortice in cui i personaggi si muovono a 60 milioni di giri al minuto. Luhrmann non può fare a meno di sfruttare l'iconografia di Presley in un modo così egoistico allo stesso modo in cui il colonnello Tom Parker, il manager di Elvis, sfruttava il suo talento.

 

elvis 5

Disancorato dai guardrail narrativi di un'opera di Puccini, di una tragedia di Shakespeare o di uno dei romanzi più avvincenti del 20° secolo, Luhrmann è libero di remixare la vita di Elvis mettendo in evidenza da una parte il genio singolare del regista, ma allo stesso tempo la propria dipendenza dall'eccesso.

 

Anche come tributo, questo esasperante musical da jukebox vede Presley solo come un mezzo per raggiungere un fine, come un burattino. Il che forse spiega perché Luhrmann è stato costretto a fare del colonnello Tom Parker il personaggio principale del suo film su Elvis.

 

Luhrmann ama se stesso e, in teoria, non c'è motivo per cui una delle storie di ascesa e caduta più importanti della cultura pop non possa essere raccontata attraverso gli occhi di uno Svengali che ha lanciato Presley in aria e lo ha lasciato in uno stato di vertigine permanente.

 

 

tom hanks in elvis

 Certo, sulla carta suona più o meno attraente come un film biografico di Britney Spears narrato da suo padre. E certo, sullo schermo è anche peggio. Ma è possibile vedere il fascino di mettere un antiautoritario iconoclasta come Elvis all'ombra dell'uomo che lo controllava.

 

Anche il re si è inchinato a qualcuno, e la vertiginosa sceneggiatura di Luhrmann (co-scritta da Sam Bromell, Jeremy Doner e Craig Pearce) ritorna spesso all'idea che la vita di Presley sia finita nel fuoco incrociato tra due diverse Americhe: una che andava verso la libertà e l'altra che la spegneva.

 

elvis 2

Il problema qui è che il colonnello Parker di Luhrmann - Tom Hanks in una performance "vera" vestito da grasso, con naso finto e un accento che posso solo descrivere come il "Kentucky Fried Goldmember" - è forse il personaggio da film più insopportabile mai concepito.

 

"Elvis" è presentato come il sogno che il colonnello Parker ha prima di morire. Onestamente, è difficile dire dove ti trovi o in quale contesto durante un film che gira come la ruota della roulette e rallenta solo per una piccola manciata di scene lungo il percorso. Un secondo prima, il colonnello Parker sta gironzolando per un ospedale di Las Vegas come un vecchio, e in quello successivo, siamo nel pieno territorio di "Nightmare Alley" mentre l'impresario musicale gira per una fiera di quartiere e ascolta una nuova canzone alla radio .

tom hanks in elvis

 

In tutta onestà con Luhrmann, è uno spettacolo da vedere. L'immacolata imitazione di Presley di Butler sarebbe la cosa migliore di questo film anche se si fermasse al mimetismo, ma l'attore fa molto di più che inchiodare la voce e la presenza scenica di Presley; riesce anche a sfidarli, liberandosi dall'iconografia e dando al film l'opportunità di creare un nuovo contesto emotivo per un uomo che è stato congelato nel tempo da prima che nascesse il pubblico di destinazione di Luhrmann.

elvis 1

Ma è un'opportunità che il regista rifiuta a ogni passo. Il suo Elvis non diventa mai il suo uomo. Invece, si evolve in un avatar per l'America del dopoguerra, in un tossicodipendente indifeso intrappolato in una gabbia d'oro.

 

Gira come una trottola impazzita nel corso degli anni e rimbalza da un titolo di giornale all'altro. Elvis non si comporta come qualcuno che ha rimodellato il 20° secolo tanto quanto qualcuno che lo ha visto svanire intorno a lui. Non c'è da stupirsi che Elvis e Forrest Gump sembrino continuare a incrociarsi.

 

elvis 6

Piuttosto che tracciare un percorso significativo per guidare Elvis attraverso la storia, Luhrmann lo fa semplicemente galleggiare attraverso gli anni su una zattera di musica non-stop che si imbatte in una serie infinita di cliché biografici alla velocità della luce fino a quando alla fine non si ritrova in qualche decennio successivo. L'azione si muove così velocemente, e con così poco peso, che ci si perde anche la morte della madre di Elvis.

 

elvis 7

Le canzoni stesse possono essere elettrizzanti quando sono ancorate alla realtà - la scena finale in cui un Elvis con i lustrini si fa strada sulle note di "Suspicious Minds" è  forte da dare al personaggio un’anima. Ma la maggior parte delle volte la musica fluttua nell’aria come se provenisse da un jukebox rotto. Non c'è un solo momento nel film in cui Elvis crea davvero qualcosa; lui è solo un oracolo sexy, che elebora musica dall'inconscio e la fa vibrare attraverso il suo corpo.

elvis di baz luhrmann 1elvis di baz luhrmannelvis baz luhrmann19elvis baz luhrmann13Elvis il film 10elvis 3tom hanks in elvis 1elvis 4elvis di baz luhrmann. elvis di baz luhrmannElvis il film 2Elvis il film 3Elvis il film 7Elvis il film 8la colonna sonora di elvis di baz luhrmann

Ultimi Dagoreport

donald trump elon musk

DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO ALLA CASA BIANCA DI TRUMP VENGA CONDIZIONATO DAL KETAMINICO ELON MUSK, CHE ORMAI SPARA UNA MINCHIATA AL GIORNO - GLI OPERATORI DI BORSA VOGLIONO FARE AFFARI, GLI AD PENSANO A STARE INCOLLATI ALLA POLTRONA DISTRIBUENDO PINGUI DIVIDENDI, NESSUNO DI ESSI CONDIVIDE L’INSTABILITÀ CHE QUEL “TESLA DI MINCHIA” CREA A OGNI PIÉ SOSPINTO - DAGLI ATTACCHI ALLA COMMISSIONE EUROPEA AL SOSTEGNO AI NAZISTELLI DI AFD FINO ALL’ATTACCO ALLA FED E AL TENTATIVO DI FAR ZOMPARE IL GOVERNO BRITANNICO, TUTTE LE SPARATE DEL MUSK-ALZONE…

matteo salvini giorgia meloni piantedosi renzi open arms roberto vannacci

DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL MARTIRE DELLE TOGHE ROSSE E LO HA COSTRETTO A CAMBIARE LA STRATEGIA ANTI-DUCETTA: ORA PUNTA A TORNARE AL VIMINALE, TRAMPOLINO CHE GLI PERMISE DI PORTARE LA LEGA AL 30% - E "IO SO' E TU NON SEI UN CAZZO" NON CI PENSA PROPRIO: CONFERMA PIANTEDOSI E NON VUOLE LASCIARE AL LEGHISTA LA GESTIONE DEL DOSSIER IMMIGRAZIONE (FORMALMENTE IN MANO A MANTOVANO MA SU CUI METTE LE MANINE MINNITI), SU CUI HA PUNTATO TUTTE LE SUE SMORFIE CON I “LAGER” IN ALBANIA - I FAN DI VANNACCI NON ESULTANO SALVINI ASSOLTO: VOGLIONO IL GENERALE AL COMANDO DI UN PARTITO DE’ DESTRA, STILE AFD - I DUE MATTEO...

giorgia meloni - matteo salvini - open arms

DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI GRIDERA' ANCORA ALLE “TOGHE ROSSE” E ALLA MAGISTRATURA “NEMICA DELLA PATRIA”? -L’ASSOLUZIONE È DI SICURO IL PIÙ GRANDE REGALO DI NATALE CHE POTEVA RICEVERE GIORGIA MELONI PERCHÉ TAGLIA LE UNGHIE A QUELLA SETE DI “MARTIRIO” DI SALVINI CHE METTEVA A RISCHIO IL GOVERNO – UNA VOLTA “ASSOLTO”, ORA IL LEADER DEL CARROCCIO HA DAVANTI A SÉ SOLO GLI SCAZZI E I MALUMORI, DA ZAIA A FONTANA FINO A ROMEO, DI UNA LEGA RIDOTTA AI MINIMI TERMINI, SALVATA DAL 3% DI VANNACCI, DIVENTATA SEMPRE PIÙ IRRILEVANTE, TERZA GAMBA NELLA COALIZIONE DI GOVERNO, SUPERATA PURE DA FORZA ITALIA. E LA DUCETTA GODE!

roberto gualtieri alessandro onorato nicola zingaretti elly schlein silvia costa laura boldrini tony effe roma concertone

DAGOREPORT - BENVENUTI AL “CAPODANNO DA TONY”! IL CASO EFFE HA FATTO DEFLAGRARE QUEL MANICOMIO DI MEGALOMANI CHE È DIVENTATO IL PD DI ELLY SCHLEIN: UN GRUPPO DI RADICAL-CHIC E BEGHINE DEL CAZZO PRIVI DELLA CAPACITÀ POLITICA DI AGGREGARE I TANTI TONYEFFE DELLE DISGRAZIATE BORGATE ROMANE, CHE NON HANNO IN TASCA DECINE DI EURO DA SPENDERE IN VEGLIONI E COTILLONS E NON SANNO DOVE SBATTERE LA TESTA A CAPODANNO - DOTATA DI TRE PASSAPORTI E DI UNA FIDANZATA, MA PRIVA COM’È DI QUEL CARISMA CHE TRASFORMA UN POLITICO IN UN LEADER, ELLY NON HA IL CORAGGIO DI APRIRE LA BOCCUCCIA SULLA TEMPESTA CHE STA TRAVOLGENDO NON SOLO IL CAMPIDOGLIO DELL’INETTO GUALTIERI MA LO STESSO CORPACCIONE DEL PD -  EPPURE ELLY È LA STESSA PERSONA CHE SCULETTAVA FELICE AL GAY PRIDE DI MILANO SUL RITMO DI “SESSO E SAMBA” DI TONY EFFE. MELONI E FAZZOLARI RINGRAZIANO… - VIDEO

bpm giuseppe castagna - andrea orcel - francesco milleri - paolo savona - gaetano caltagirone

DAGOREPORT: BANCHE DELLE MIE BRAME! - UNICREDIT HA MESSO “IN PAUSA” L’ASSALTO A BANCO BPM IN ATTESA DI VEDERE CHE FINE FARÀ L’ESPOSTO DI CASTAGNA ALLA CONSOB: ORCEL ORA HA DUE STRADE DAVANTI A SÉ – PER FAR SALTARE L'ASSALTO DI UNICREDIT, L'AD DI BPM, GIUSEPPE CASTAGNA, SPERA NELLA "SENSIBILITA' POLITICA" DEL PRESIDENTE DELLA CONSOB, PAOLO SAVONA, EX MINISTRO IN QUOTA LEGA – IL NERVOSISMO ALLE STELLE DI CASTAGNA PER L’INSODDISFAZIONE DI CALTAGIRONE - LA CONTRARIETA' DI LEGA E PARTE DI FDI ALLA COMPLETA ASSENZA IN MPS - LE DIMISSIONI DEI 5 CONSIGLIERI DEL MINISTERO DELL'ECONOMIA DAL “MONTE”: FATE LARGO AI NUOVI AZIONISTI, ''CALTARICCONE" E MILLERI/DEL VECCHIO - SE SALTA L'OPERAZIONE BPM-MPS, LA BPER DI CIMBRI (UNIPOL) ALLA FINESTRA DI ROCCA SALIMBENI, MENTRE CALTA E MILLERI SAREBBERO GIA' ALLA RICERCA DI UN'ALTRA BANCA PER LA PRESA DI MEDIOBANCA-GENERALI...