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BRUNETTA: INGABBIATE IL MERLO! - “SULLA SALUTE DI BERLUSCONI, FRANCESCO MERLO RICAMA SCRITTE TORBIDE, DOVE IL SUO RANCORE INVIDIOSO NON TROVA IL CORAGGIO DELL'ONESTA MALEDIZIONE, DELL'AUGURIO IROSO DI UNA CATTIVA MORTE. IL FINALE SI GONFIA DI IPOCRISIA” - LA RAI SI DISSOCIA DAL NEO-COLLABORATORE DI VERDELLI, AUTORE DI UN ARTICOLO AL CURARO SU GRILLO "MAFIOSO"
1 - LETTERA DI RENATO BRUNETTA A DAGOSPIA
Caro Dago,
qui denuncio la viltà del nemico, il suo razzismo fifone. Francesco Merlo ha scritto oggi un articolo su Silvio Berlusconi che nella sua mente ha lo scopo di bloccare sul nascere il sorgere di quel sentimento così umano che è la compassione sincera e leggera, capace di dare una carezza a chi sta in un letto di ospedale senza avere “une idée derrière la tête”, un calcolo, ma per quella solidarietà che viene dall'appartenenza alla stessa tribù umana.
Dario Fo, il più feroce e crudele antiberlusconiano dell'orbe, ha dismesso le unghie d'ordinanza politico-ideologica e ha fatto una previsione che somiglia a un desiderio: ”Ce la farà benissimo a superare il momento, ha una forza d'animo e fisica straordinaria”.
Da amico del Cavaliere, gli dico grazie. Così come a Lorenzo Guerini, e a tanti altri avversari politici, che voglio mandare a casa, non domani, ma adesso. Allo stesso modo dico a Renzi grazie, che ha cercato di informarsi e di riconoscere valore all'avversario in ospedale.
Persino Travaglio tace. Invece Merlo ricama scritte torbide, dove il suo rancore invidioso non trova il coraggio della onesta maledizione, dell'augurio iroso di una cattiva morte.
Infatti il finale di Merlo si gonfia di ipocrisia, non riesce a essere il Céline cui ambirebbe somigliare, ma si spegne in un bolso sorriso: “...di quel ventennio già adesso non rimane niente se non qualche pozzo avvelenato, macerie, un trono già vuoto che nessuno potrà mai occupare, un letto d'ospedale, il partito dell'amore guastato, e Zarathustra che premia soltanto 'il folgorante destino di chi tramonta'. Auguri, vecchio irripetibile nemico”.
Sono un lettore di questo giornalista catanese trasmigrato a Parigi. Il suo cesello manierista è tecnicamente pregevole ma le sue produzioni sono di cartapesta. E' la sua maledizione. E' uno scrittore e poeta quasi maledetto. In quel quasi c'è la dimensione del suo fallimento, quella incapacità di compassione autentica che la vera maledizione contiene in sé nell'essere totalitaria. La grandezza che guarda la grandezza. Merlo cita Dante, ovvio. Ma dovrebbe rileggersi i versi dedicati a Capaneo che cita pure l'Etna.
"...chi è quel grande che non par che curi lo 'ncendio e giace dispettoso e torto, sì che la pioggia non par che 'l marturi?" … Giove può stancare quanto vuole il suo fabbro dal quale prese il fulmine che lo schiantò, Capaneo continua a maledirlo, non chiede né dà pietà.
Povero Merlo costretto alla ripetizione del suo fischio querulo, senza lampi tragici e amici della morte così tipici della Sicilia dei Tomasi di Lampedusa, dei Piccolo e degli Sciascia: l'accidia esistenziale di Merlo ha connotati mediocremente viziosi.
Una vecchia storia. Già il 24 settembre del 1997 dedicò un editoriale a Berlusconi con la stessa cifra di disgusto rococò. “Berlusconi si sta consumando tra le sue zucche, e mille mormorii ci dicono che è malato, proprio come avveniva con Craxi negli interminabili anni del crepuscolo politico. Ci può essere una dignitosa malinconia nella estenuante fine di un capo, come accade per esempio tra i bufali e gli elefanti quando un capobranco perde il dominio e le forze. Ma tra gli uomini è un crudo spettacolo di cannibalismo e di viltà”.
Cannibalismo, viltà? Splendido autoritratto.
Renato Brunetta
2 - RAI: ARTICOLI MERLO NON RICONDUCIBILI A POSIZIONE AZIENDA
A seguito delle dichiarazioni espresse da autorevoli parlamentari del Movimento 5 Stelle, la Rai tiene a precisare che Francesco Merlo ha ricevuto un importante incarico professionale, non esclusivo, che quindi non confligge con l’attività di editorialista del quotidiano La Repubblica.?E' altresì evidente che le visioni da lui espresse negli articoli in oggetto non possono essere in alcun modo ricondotte alla posizione della Rai.
Ufficio stampa Rai