INGE FELTRINELLI: “QUESTO STREGA SA UN PO’ DI MAFIA”

1. INGE SI RIMANGIA L'AVVELENATA
(Ansa) Dopo le sue critiche di ieri sullo sfondo delle recenti polemiche legate ai criteri di selezione dei candidati, Inge Feltrinelli è tornata a parlare oggi a Mosca del premio Strega per ribadire il suo "affetto" per un premio che reputa "importante" e precisare che le sue osservazioni riguardavano il meccanismo del pacchetto di voti in mano agli editori e più in generale i criteri che regolano l'ingaggio a questo premio, nell'auspicio che essi vengano rinnovati in "modo forte".

"Sono affezionata al Premio Strega, ci vado con molto piacere da oltre 50 anni. Ho conosciuto Maria Bellonci, Anna Maria Rimoaldi, la famiglia Alberti e ho grande stima del prof. Tullio De Mauro (il presidente del comitato direttivo del premio Strega, ndr), che sto cercando in queste ore", ha detto la presidente onoraria della casa editrice, a margine di una visita a Peredelkino nella dacia-museo di Pasternak, di cui nel 1957 Feltrinelli pubblicò per prima 'Il Dottor Zivago'', l'opera che valse il Premio Nobel allo scrittore sovietico.

Riferendosi sempre allo Strega, Inge Feltrinelli, di cui domani viene inaugurata a Mosca una mostra di fotografie, ha osservato che "certamente è una delle poche comunità letterarie rimaste e in questo senso sono affezionata al premio". "Le mie osservazioni di ieri - ha proseguito - riguardavano il meccanismo del pacchetto di voti di cui gli editori dispongono e più in generale i criteri che regolano l'ingaggio a questo premio che, mi sembra di capire, gli stessi organizzatori stanno cercando di rinnovare". "Il mio augurio é che questo processo avvenga in maniera forte proprio perché lo Strega è un premio importante", ha concluso.


2- INGE FELTRINELLI: "LO STREGA È UN PO' MAFIOSO"
Stefano Ciavatta per "Il Fatto Quotidiano"

È più lungo l'effetto di una vittoria o lo strascico per una sconfitta? Sono passati otto mesi dal successo di Piperno per due voti allo Strega e da quell'urlo a braccia levate di Antonio Franchini, l'editor della Mondadori sorpreso dal ribaltone della conta dei voti che dava in vantaggio il rivale Trevi. Le polemiche non si placano e lo sconfitto Emanuele Trevi annuncia su Repubblica l'autosospensione da giurato, e contesta meccanismi del premio. Intercettata a Mosca dall'Ansa Inge Feltrinelli dà ragione a Trevi: "il sistema di scelta dei candidati è un po' mafioso.

Servirebbe una giuria più fresca e indipendente. La Mondadori detta legge". Che succede nel salotto dello Strega? Nel dicembre scorso si è concluso con un accordo e una donazione a Save the Children un altro strascico romano: la polemica tra Vincenzo Ostuni editor di Ponte alle Grazie e di Trevi contro Carofiglio arrivato terzo e definito su facebook uno "scribachino mestierante".

Il 5 aprile si raccolgono tutte le candidature e Mondadori sembra orientata a puntare su Alessandro Perissinotto di Piemme, altro suo marchio. Mentre la Fondazione Bellonci non parla, un giurato che vuole rimanere anomimo smonta l'accusa: "Il libro di Trevi e quello di Siti scelto da Trevi per il 2013, non sono scelte da marketing. Con la crisi dei lettori ragionare di scuderia rafforza l'investimento su un titolo.

Lo Strega non vale quanto un Nobel e sbaglia chi dice che i premi letterari devono servire contro le classifiche del mercato. Del Gattopardo qualcuno all'epoca disse 'non diamogli lo Strega perché ha già venduto troppo'. Invece lo Strega gli fece fare il salto di qualità".

Resta l'accusa alla macchina organizzativa dei grandi gruppi. L'editore Elido Fazi vota dal 1995: "Trevi dice cose condivisibili ma è sceso in campo con il secondo gruppo italiano che ha le stesse quote di Rizzoli.

Hanno fatto una campagna uguale agli altri, però Mondadori a livello militare è imbattibile. È stata una ingenuità cercare di pensare di vincere con lo stesso sistema in campo aperto". Lo scrittore Gaetano Cappelli spiega la geopolitica: "Mondadori e Rizzoli sono le major anche se Rizzoli da sola non ce la fa. La Rimoaldi gestiva meglio l'alternanza tra i gruppi. Le cose stanno cambiando con i 40 lettori forti, non manipolabili. Quest'anno comunque deve vincere un libro che non metta in fuga i lettori, le librerie stanno chiudendo".

Per Massimo Onofri, giurato dal 1994 come Trevi "la massima forma di coraggio degli intellettuali è decidere tra caffè e cappuccino. Quella di Trevi è una levata di scudi esagerata. Il problema è solo nostro ed è quello di saper rispondere al telefono". Gli fa eco il giovane giurato Nicola Lagioia: "C'è chi si sente gratificato dalla chiamata dell'editore e non vuole deludere le aspettative: è cosa meno grave ma non meno ridicola".

 

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