LOREDANA BERTÉ A 65 ANNI SFORNA LA SUA AUTOBIOGRAFIA, CON MALCOM PAGANI: ''DEVO PARLARE ADESSO CHE SONO ANCORA VIVA. UN LIBRO SINCERO, SBOCCATO, TRISTE E BUFFO'' - L'INFANZIA: ''NOSTRO PADRE MASSACRAVA DI BOTTE NOSTRA MADRE, ANCHE INCINTA, FINO A FARLA ABORTIRE; HA BUTTATO MIA SORELLA MIA MARTINI DAL BALCONE PER UN BRUTTO VOTO. QUANDO MAMMA NON GLIELA DAVA, VENIVA IN CAMERA DI NOI BAMBINE A MASTURBARSI

Silvia Nucini per www.vanityfair.it

 

loredana berteloredana berte

Dire la verità, ad alta voce e a ogni costo, è stata l’attività che, con la musica, si è spartita l’intera vita di Loredana Bertè. Un concerto e una spiegazione, un’apparizione Tv e un chiarimento, un disco e una dichiarazione. Di mezzo, qualche amore, da cantare e spiegare pure lui. E anche adesso che ha 65 anni – «ci ho l’età del Festival di Sanremo. Ogni anno, quando comincia, e dicono a che edizione siamo arrivati, mi gira il cazzo» – non è cambiato niente: ha in uscita un disco (pieno di collaborazioni eccellenti e femminili) e dice «la verità delle verità» in un’autobiografia che si intitola Traslocando(l’ha scritta con Malcom Pagani e la pubblica Rizzoli). 

loredana berteloredana berte


Il sottotitolo – È andata così – non si sa se leggerlo accompagnandolo con un’alzata di spalle e un sospiro oppure come un’affermazione che non prevede repliche. Ma più la seconda, direi. 


All Star, tuta di acetato e cappellino in testa a nascondere chiome azzurre e nere – «tocca, non ho le extension, sono capelli miei» – Loredana Bertè sembra aver trovato un filo di serenità in un mondo tutto di donne, da Fiorella Mannoia, amica e produttrice dell’album, alla sua agente Francesca che con ferocia la protegge da tutti quelli – e non sono pochi – che hanno sfruttato il suo malessere degli ultimi anni per uno zero virgola qualcosa di share, per strappare qualche risata velata d’imbarazzo. 

Un’autobiografia: decisione impegnativa.

loredana berte ad amici   loredana berte ad amici

«Ho sentito che dovevo raccontare le cose io, adesso che sono ancora viva. Non volevo che qualcuno pensasse di poter parlare della mia vita con me morta, e quindi per forza zitta. Era da tanto che ci pensavo a questo libro, lo immaginavo così, con dentro tutto: dalla mia infanzia alla tragedia di Mimì. E poi la commedia di quello che è stato, perché bisogna dire che mi sono successe anche cose buffe e strane. Insomma ho raccontato ogni cosa: forse sono stata un po’ cruda, sboccata, ma è la mia voce quella, non mi piacciono le infiocchettature. A me piace Bukowski, mi piace Kerouac. E Michele Serra».

 

mia martini loredana bertemia martini loredana berte

Che effetto le ha fatto mettere insieme i ricordi?

«Un po’ mi ha fatto male, specialmente ripensare a due momenti: la morte di mia sorella e gli anni in cui eravamo bambine. Per Mimì l’infanzia era un buco nero: non ricordava niente. Io invece tutto».

 

A volte scrivere guarisce un po’: è stato così anche per lei?

«È come se fossi andata dall’analista. Ricordare ha aperto la strada ad altri ricordi, cose che mi sono venute in mente dopo, quando il libro era già in stampa. Cose forse importanti solo per me, come il mio soprannome di bambina: Lola».

mia martini  loredana bertemia martini loredana berte

 

E insomma è stata meglio?

«Raccontare mi ha dato la stessa sensazione che provo a fine concerto: sono sfinita, ma mi sono sfogata. È per quella sensazione che sono stata sempre in tournée, ho fatto la vita di un pacco postale, di una monaca: sola nelle stanze d’albergo, pure belle eh, ma che me frega. Una vita complicata, ma di cui non ho saputo fare a meno. Anche a costo dei matrimoni».

 

I suoi due matrimoni sono finiti per colpa della sua carriera?

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«Sicuramente, soprattutto quello con Borg. All’inizio lo portavo con me, ma non sapevo mai dove metterlo. A ogni tappa della tournée il sindaco di turno voleva dargli le chiavi della città e a lui di tutte quelle chiavi non gliene fregava niente. Dopo una serata a Forte dei Marmi mi ha detto “Basta, sali su quell’aereo”, mi ha caricata sul suo jet e portata in Svezia. Aveva fatto quello che nessuno aveva mai osato fare con me: dominarmi. Pensavo: finalmente uno che ha capito, questo deve essere il padre dei miei figli».

 

In realtà la sua vita in Svezia non sarà così splendente.

«Diceva: “Sei mia moglie, non devi lavorare”. Mi teneva reclusa in casa perché era ossessionato dall’idea che i giornalisti potessero scrivere di noi. Un giorno, mentre vivevo a Stoccolma, gli ho chiesto dov’era un parrucchiere perché dovevo farmi la ceretta. Mi ha risposto: “Non ci vai, la gente poi parla”. E ha mandato l’aereo privato a Milano a prelevare la mia estetista. Un pazzo. E comunque poi nemmeno i figli abbiamo fatto».

giuseppe bertegiuseppe berte

 

È un grande rimpianto?

«Enorme. Sua madre diceva che i figli di Björn avrebbero dovuto avere sangue 100 per cento svedese, quindi io non potevo esserne la madre. Allora pensavo ancora che i figli si fanno in due e non l’ho mai imbrogliato, ho sempre preso la pillola. Ne avrei voluti quattro o cinque di bambini suoi. Lui ne aveva già uno, Robin (avuto da una relazione con la modella svedese Jannike Björling, ndr). L’ho cresciuto dai due ai sette anni, ci volevamo bene. Gli portavo i cartoni animati di Qui Quo Qua, gli piacevano tanto».

Borg Bjorn Borg Bjorn

 

Lei racconta che Borg aveva una grave dipendenza dalla cocaina: pensa che sarebbe stato comunque un buon padre per i suoi figli?

«Con Robin lo era, quindi sì, penso sarebbe stato un bravo papà. Quando c’era il bambino era in un modo, poi quando lui tornava dalla madre diventava un altro. Nelle settimane senza Robin viaggiavamo coi reali di Svezia e i giornali scrivevano che ero una burina. Diciamo che non ero ligia al protocollo: alle cene spostavo i segnaposto per stare vicino a mio marito, facevo domande imbarazzanti. Erano momenti divertenti in mezzo a una vita impossibile con Björn. Quando una volta – eravamo in America – per fare “qualcosa di diverso” ha ordinato per telefono due troie come fossero due hamburger, ho capito che era proprio finita».

 

loredana berte loredana berte

L’ha usata anche lei la coca?

«Sì, a un certo punto ho pensato che era una cosa che dovevo condividere con lui. L’ho presa per tutti gli ultimi due anni del nostro matrimonio. Ma l’ho odiata perché a me non faceva niente e a lui lo rendeva impotente».

 

Dopo Borg ha amato qualcun altro?

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«No. Purtroppo la fine della nostra storia ha coinciso con la morte di Mimì, e io non mi sono mai più ripresa. Non è vero che il tempo cancella: è sempre ieri. Lei prima di morire mi ha telefonato e io non ho risposto. Poco prima aveva anche insistito per regalarmi un cellulare “così ti trovo”, diceva, ma io non l’ho voluto. Mi sono punita per questi errori che avrebbero potuto salvarle la vita».

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In che modo si è punita?

«Mi sono chiesta: quali sono le cose che mi piacciono di più? Viaggiare e amare. Ho smesso di fare entrambe. Ho smesso di amare anche me stessa, e non ho più ricominciato. Per tre anni sono rimasta in casa a guardare il soffitto. Adesso aspetto solo che quello stronzo di mio padre muoia per prendere le ceneri di Mimì e spargerle nel mare di Bagnara Calabra».

 

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Le pagine sull’infanzia e sui genitori sono le più dure di tutta la sua storia.

«Sono una merda. Era una vita d’inferno, senza la più piccola allegria, nemmeno gli auguri al compleanno. Tutte stelle mancanti. Nostro padre era un violento che massacrava di botte nostra madre, anche quando era incinta; uno che ha buttato mia sorella dal balcone per un brutto voto a scuola, e che, quando mamma non gliela dava, veniva in camera di noi bambine a masturbarsi guardando Mimì. Lei lo sentiva arrivare e mi diceva: chiudi gli occhi, fai finta di dormire. Io guardavo attraverso le ciglia e vedevo una cosa che non capivo: cosa facesse quest’uomo fermo ai piedi del mio letto, girato verso mia sorella. Mimì mi ha spiegato tutto dopo molto tempo».

Loredana BerteLoredana Berte

 

Non avete mai pensato di parlarne con qualcuno?

«No. E non sapevamo a chi dirlo, a quel tempo mica c’era il Telefono Azzurro. Parlarne a nostra madre, comunque, era escluso: avevamo paura che non ci credesse, che lo dicesse a lui, e di essere picchiate».

Lele Mora e Loredana Berte Lele Mora e Loredana Berte

 

Secondo voi lei sapeva?

«No, non sapeva. Ma non si è mai neanche chiesta niente dei giri notturni che faceva suo marito».

 

Quando siete diventate grandi lei e Mimì ne avete più parlato?

«Mai, basta. Lei aveva rimosso tutto, non solo quell’abuso sessuale, ma anche le botte. Io invece mi ricordo le mattonelle del bagno rosse di sangue, mia madre incinta di otto mesi accasciata perché lui l’aveva presa a calci. Quel bambino che lei ha abortito era il maschio che tanto desiderava mio padre».

Loredana Berte e Gigi D Alessio o gdo Loredana Berte e Gigi D Alessio o gdo

 

Come mai sua madre non si è mai ribellata?

«Allora non si poteva, e poi lei si era sposata a 15 anni. Era una donna di una bellezza incredibile, ma totalmente incapace».

 

Bella, anzi bellissima, lo è stata anche lei. Che rapporto ha con lo specchio ora?

loredana berte renato zero loredana berte renato zero

«Invecchiare ti rode, sempre. A me sono venute le tette grosse, non mi si chiudono più i giubbini, e vorrei ridurle, ma non trovo un medico che me lo voglia fare. E poi voglio sistemare questo labbro, dentro cui mi hanno messo qualcosa che non va via: devo tagliarlo per farlo tornare come era prima».

 

Nel suo libro cita, tra le tante persone con cui ha chiuso i rapporti, anche Renato Zero, suo amico da sempre.

renato zero e loredana berte renato zero e loredana berte

«Più che amico, un fratello per 50 anni. Ma mi ha fatta incazza’».

 

Nella sua vita non esiste il perdono.

«No».

 

E il lasciar andare le cose?

«Nemmeno».

 

Come si immagina nel futuro?

«Spero di invecchiare bene senza fare cagate, tipo lifting che ti rendono irriconoscibile».

 

LOREDANA BERTE CON RENATO ZERO FOTO ANDREA ARRIGA LOREDANA BERTE CON RENATO ZERO FOTO ANDREA ARRIGA

Pensavo invecchiare bene interiormente.

«Pure».

 

Cosa le dà pace?

«La musica».

 

E felicità?

«Niente».

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MALCON PAGANI ROBERTO DAGOSTINO MALCON PAGANI ROBERTO DAGOSTINO

 

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