L’AUTOCRITICA DI PRANDELLI - “NON HO AVUTO PIÙ CORAGGIO, CAMBIANDO QUALCUNO IN PIÙ NELLA FINALE. ERAVAMO STANCHISSIMI. MA SAREBBE STATA UNA MANCANZA DI RISPETTO PER CHI MI AVEVA PORTATO FIN LÌ” - I FAMOSI SASSOLINI NELLA SCARPA? “UNO. QUANDO HO FATTO LE CONVOCAZIONI, È STATO MESSO IN RISALTO CHE HO CHIAMATO MIO FIGLIO NICOLÒ. SI È ANDATI SUL PERSONALE, MA LUI È UN PROFESSIONISTA. MI SONO SENTITO FERITO”…

Enrico Currò per "la Repubblica"

«I o credo di avere dimostrato che, se alleno con una certa continuità, qualche frutto arriva. Ma non posso allenare una volta ogni otto mesi. Se a dicembre la situazione sarà la stessa di oggi, qualche riflessione la farò». Sei mesi. È il tempo che si dà Cesare Prandelli per misurare se il calcio italiano vuole davvero aiutare la sua Nazionale a continuare la rivoluzione dall'alto, iniziata con il secondo posto inatteso all'Europeo e soprattutto con un gioco propositivo e con l'affermazione dell'etica sportiva sopra ogni altro valore.

Tradotto all'atto pratico, significa massima collaborazione da parte dei club e almeno uno stage ogni due mesi, per provare i nuovi talenti. L'egoismo della Lega, che ha fissato la finale di Supercoppa italiana a Pechino tra Juve e Napoli l'11 agosto, appena 4 giorni prima dell'amichevole con l'Inghilterra che inaugura la nuova stagione delle difficili qualificazioni al Mondiale brasiliano con Danimarca e Repubblica Ceca nel girone, è un
pessimo punto di partenza.

Prandelli, quando ha deciso di restare ct?
«Quando ho parlato col presidente Abete, col vicepresidente Albertini e col dg Valentini
e abbiamo trovato un punto in comune: la volontà di cambiare. Bisogna continuare».

Che cosa considera imprescindibile?
«Il coraggio. Noi siamo un paese vecchio, per idee e mentalità. Ci sono tante cose che non vanno, serve il coraggio per modificarle e noi all'Europeo l'abbiamo avuto. Bisogna avere la forza di non lasciarsi condizionare da un risultato, nel bene e nel male. Un progetto si realizza costruendo una Nazionale con la mentalità di un club. E non si giudica tornando sui propri passi in base a un risultato. Forse la vittoria avrebbe tolto equilibrio a tanti».

Le critiche le hanno fatto venire cattivi pensieri?
«Solo quella mai costruttiva e violenta, ma ho imparato a non essere impulsivo. Possiamo essere orgogliosi del nostro Europeo: abbiamo presentato una squadra corretta, con un'idea di calcio propositivo, non solo tecnica ma anche di comportamento. Ho ricevuto un sms di Capello, che mi ha fatto molto piacere, e a Kiev magari non c'erano i presidenti dei club, ma in compenso c'era Mino Favini, il creatore del settore giovanile dell'Atalanta: rappresenta le molte persone preparate che dedicano la vita alla crescita dei giovani. È un patrimonio da valorizzare».

Però servono anche nomi nuovi, ad esempio il futuro Pirlo.
«Credo che Pirlo giocherà per altri due anni con noi. Certo, ci vuole chi cresca accanto a lui».

I famosi stages?
«Non sono un politico, né un burocrate. Si tratta di trovare lo spazio per verificare ogni due mesi la crescita dei ragazzi. Forse non eravamo ancora pronti per vincere. Quando lo diventeremo, saremo pronti anche a rivincere e continuare a farlo per anni e anni. Quando dico che della Nazionale non frega a nessuno, è la verità: pensate alla finale di Supercoppa».

Il modello resta la Spagna?
«Per noi è stato fondamentale il blocco della Juve, per la cultura del lavoro e per i comportamenti. La Spagna di blocchi ne ha due, è facilitata. Ma va riconosciuta la sua superiorità».

Nessun rimpianto dopo lo 0-4?
«Non avere avuto altri due giorni di riposo. E non avere avuto più coraggio, cambiando qualcuno in più nella finale. Eravamo stanchissimi. Ma sarebbe stata una mancanza di rispetto per chi mi aveva portato fin lì».

I famosi sassolini nella scarpa?
«Uno. Quando ho fatto le convocazioni, è stato messo in risalto che ho chiamato mio figlio Nicolò. Si è andati sul personale, ma lui è un professionista, mi serviva uno che si integrasse nel mio staff: abbiamo recuperato giocatori importanti. Mi sono sentito ferito».

La soddisfazione più grande?
«Avere riavvicinato gli italiani alla Nazionale. Siamo partiti senza prospettive e abbiamo fatto sognare la gente. È stato straordinario. La nostra dote migliore è la generosità, in campo e fuori. I momenti più belli sono stati quelli passati con Don Ciotti o ad Auschwitz. Una partita passa, ma quando dai qualcosa agli altri, le cose rimangono per tutta la vita a chi le riceve».

 

CESARE PRANDELLI jpegbalotelli CESARE E NICOLO PRANDELLICASSANOspagna italiaspagna italiaspagna italia

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…