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L’EVENTO TV DELL’ANNO È “VINYL”, SERIE HBO AMBIENTATA NEL 1973, PRODOTTA DA SCORSESE & JAGGER, TUTTA SESSO, SOLDI, DROGHE, MAFIA E ROCK, STARRING BOBBY CANNAVALE - NEL CAST ANCHE JAMES JAGGER, FIGLIO DI

1 - MARTIN SCORSESE "UN PROGETTO INSEGUITO PER VENT' ANNI"

Lorenzo Soria per “la Stampa”

 

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Uno è la più grande rock star di tutti i tempi. L'altro è considerato da molti il più grande regista vivente. Sono Mick Jagger e Martin Scorsese. Forse pochi ricordano che il primo riconoscimento pubblico di quest'ultimo era stato come assistente alla regia del seminale documentario sul concerto di Woodstock.

 

E da allora ha sempre avuto grande sensibilità per la musica, nei suoi film e con altri documentari che hanno avuto come soggetto The Band, Bob Dylan, George Harrison e anche loro, i Rolling Stones. «Prima del cinema, prima della tv la mia esperienza artistica è stata la musica - ricorda Scorsese -. Sentivo il jazz in casa a 5 anni. Sono cresciuto in una famiglia e in un quartiere di italiani e di siciliani che cantavano tutto il tempo. La musica è l' origine della comunicazione».

 

vinyl   la serie di hbovinyl la serie di hbo

Scorsese e Jagger si sono incontrati per la prima volta negli anni '70 a New York. «Ero prima di tutto un fan, per me Mick era un idolo», continua il regista. Poi, nel '95, Scorsese fece Casino. E Jagger lo chiamò proponendogli di fare un qualcosa di simile ma centrato sul mondo della musica.

 

«Voleva fare un film sulla gente che ha in mano quel business, alcuni dei quali erano ancora più eccentrici dei loro artisti. Negli anni ci siamo incontrati molte altre volte e quello che ho imparato ad apprezzare di Mick è che ha sempre idee nuove e che spinge sempre per andare un po' oltre».

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Doveva essere un film, ma c' era troppo da raccontare. E così, 20 anni dopo, la loro idea è diventata Vinyl , una serie della Hbo dove c'è musica, potere, soldi, sesso, droghe, mafia, feste. Loro sono i due produttori, il protagonista è Bobby Cannavale e tra gli altri attori troviamo Olivia Wilde, Ray Romano, Juno Temple e James Jagger, figlio di Mick.

 

Scorsese ha diretto il primo episodio della prima stagione, centrata sul 1973. E perché proprio quell' anno? «Perché c' erano diversi stili - continua Scorsese -. C' era l' inizio del punk, dell' hip hop. C'era anche la disco. Il rock and roll era al suo apice. Partendo da quell' anno siamo potuti andare indietro nel tempo». E oggi, che dice della musica di oggi? «Mi spiace, ma ne so ben poco».  

 

2 - MICK JAGGER: CON VINYL VI PORTO NEL CUORE DEI SETTANTA

Lorenzo Soria per “la Stampa”

 

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Correva il 1963 quando Mick Jagger decise di lasciare la London School of Economics per dedicarsi a tempo pieno alla sua band che era nata un anno prima. Si chiamavano «Rollin' Stones», in quei giorni cambiarono il nome in «Rolling Stones». Il resto, come si dice, è storia: storia del rock, storia della cultura pop, storia dei nostri tempi. E oltre mezzo secolo dopo Mick Jagger, 73 anni, resta una macchina che non si ferma mai. Ora sta promuovendo la sua nuova serie televisiva Vinyl , da lui prodotta con Scorsese, su un' etichetta discografica che cerca il rilancio negli anni Settanta (la serie debutterà su Sky Atlantic a metà febbraio).

 

Iniziamo da David Bowie, dalla sua scomparsa.

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«Con David eravamo molto amici, abbiamo avuto momenti molto belli assieme. Sono molto addolorato. Ci scambiavamo idee sulla musica, sulle scenografie dei nostri concerti e parlavamo di cinema cui eravamo entrambi interessati. E di vestiti naturalmente.

 

Avevamo lunghe conversazioni su moda e vestiti e designer. E andavamo a feste a New York e ballavamo. Ci prendevamo in giro perché ci influenzavamo a vicenda e gli dicevo cose tipo: ma Jean Genie non ti sembra un po' copiata? Avevo molto in comune con David, penso a tutti i momenti assieme e provo tristezza».

 

Passiamo a «Vinyl», la nuova serie tv. Come nasce? Quanto c' è di lei e della sua esperienza?

«Il business della musica è popolato da personaggi molto strani e affascinanti, ho sempre pensato che avrebbero fornito un bello sfondo. All' inizio doveva essere un film concentrato sugli Anni 70, ma che scorre avanti e indietro nelle decadi. Quando poi la storia è diventata una serie, abbiamo deciso di concentrarci sull' inizio dei Settanta a New York, gli stessi anni in cui Marty usciva con Mean Streets.

 

martin scorsese e mick jaggermartin scorsese e mick jagger

Quanto a me, diciamo che anche se non sono mai stato troppo coinvolto nella parte del business della musica ne so abbastanza e ho dato molti suggerimenti. C' era molto sfruttamento, tutti, bianchi e neri, venivano sfruttati e vedevano ben poco dei loro diritti d' autore. Poi le vendite sono diventate così alte che ci hanno dovuto pagare. C' era vero denaro, gli artisti venivano pagati bene. Ma parliamo di una finestra di vent' anni, perché poi è arrivata l' era di Internet e degli scaricamenti illegali. E tutto è finito».

 

Uno dei protagonisti della serie è suo figlio James.

«James è sempre stato interessato alla recitazione. Ha anche una sua band. E ha creato il suo personaggio in Vinyl con qualcosina di me, ma non sono io. È basato perlopiù su un misto di varie band proto-punk newyorchesi di quegli anni».

mes jaggermes jagger

 

Dopo oltre mezzo secolo al top, come vede la musica di oggi? Dove sta andando?

«Per molti versi poco è cambiato. Hai ancora bisogno di una chitarra elettrica o di un piano e devi scrivere una canzone. È lo stesso da 500 o forse da mille anni. Quello che cambia è che c' è molta musica fatta elettronicamente che a molta gente della mia età non piace. Io però non ho problemi perché non sostituisce la nostra musica ma la integra. Abbiamo più strumenti a disposizione di quanti ne avevamo 50 anni fa, un po' come accade nell' industria del cinema dove quasi nessuno usa pellicola e tutto è digitale. Abbiamo nuovi strumenti e nuovi modi per essere creativi».

 

Mick, quando ha iniziato si pensava che una rock star non avrebbe potuto andare molto oltre i trent' anni....

«Sì, c' erano quelli che mi dicevano che tutto sarebbe finito ai 30 e io pensavo: ma siete matti? In effetti, c' erano molti cantanti oltre i 30, ma cantanti rock? Ma questo non è il calcio, io ho sempre pensato che vai avanti fino a quando non ti vogliono più e sei costretto a ritirarti. Allo stesso tempo, non avevo mai pensato che avremmo continuato così a lungo. Non ci divertissimo più allora... ma ci divertiamo ancora. E ora oltre a produrre questo show stiamo preparando il tour in Sud America e ho tante altre cose per le mani e sono felice così».

 

Tutta questa determinazione da dove viene?

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«È tutto genetico. Io non devo fare niente!».

 

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