PARA BAILAR LUBAMBA! - L’EX SHOWGIRL DI ORIGINE CONGOLESE E’ TORNATA IN LIBERTA' DOPO AVER SCONTATO TRE ANNI DI PRIGIONE: “SONO PENTITA DI QUELLO CHE HO FATTO, MA LO ERO GIÀ DODICI ANNI FA. ERO CONVINTA CHE IL REATO CADESSE IN PRESCRIZIONE, INVECE…” - DIMAGRITA 10 CHILI, HA TROVATO LA FEDE MA NON HA PERSO IL VIZIETTO: “VORREI LAVORARE ANCORA NEL MONDO DELLO SPETTACOLO…”
Anticipazione stampa da “SPY”
««Sono stata scarcerata il 25 dicembre, il giorno della nascita di Nostro Signore. Cosa avrei potuto desiderare di più? Sono pentita di quello che ho fatto, ma lo ero già dodici anni fa. Ero convinta che il reato cadesse in prescrizione, invece le sentenze sono andate avanti e sono stata condannata definitivamente. La giustizia è lenta, ma arriva a tutti». Queste le prime parole, rilasciate in esclusiva al settimanale Spy in edicola da venerdì 29 dicembre, di Sylvie Lubamba, la showgirl italiana di origine congolese lanciata in tv da Piero Chiambretti, che è tornata in libertà dopo aver scontato tre anni e quattro mesi di carcere per uso improprio di carte di credito altrui.
PAPA BERGOGLIO LAVA I PIEDI A LUBAMBA
Dietro le sbarre la showgirl, dimagrita più di dieci chili, ha scoperto la fede: per questo motivo nel 2015 fu una dei 12 detenuti del carcere di Rebibbia ai quali papa Francesco lavò i piedi il giovedì di Pasqua: «Quello con papa Francesco è un incontro che mi ha cambiato la vita: mi sono sentita benedetta e fortunata. Tutt'ora mi chiedo come sia stato possibile. Non sono ancora riuscita a metabolizzare e non riesco a trovare le parole adatte per parlarne. In carcere ho aperto la Bibbia per la prima volta nella mia vita e l’ho studiata. Il rapporto con il Signore si è fortificato: lui si manifesta, è un padre misericordioso, è attento ai dettagli».
Ora Sylvie Lubamba, più credente e sicuramente cambiata pensa al futuro. «Mi piacerebbe tornare a lavorare nel mondo dello spettacolo. Chissà se qualcuno avrà il coraggio di darmi una nuova opportunità e di credere in me dopo tre anni di carcere», spiega a “Spy”. «Ma ho paura che questa esperienza abbia macchiato il mio nome. Mi piacerebbe, ma non ci conto. Il mio piano B? Fare un lavoro normale», spiega.