
EFFERVESCENTE BRIOSCHI – L’INFLUENCER CURVY LAURA BRIOSCHI, ALFIERA DELLA BODY POSITIVITY: “HO PATITO TANTO, ANCHE QUANDO HO INIZIATO A FARE LA MODELLA. ESSERE CURVY NON ERA QUESTA BOTTA DI AUTOSTIMA. MI SONO AMMALATA DI BULIMIA, POI INSTAGRAM HA CAMBIATO LA MIA PROSPETTIVA” - “MI FERISCE QUANDO PUBBLICANO LE MIE FOTO SU PAGINE TRASH PER OFFENDERE, MA LE CRITICHE NON FANNO PIÙ MALE. LA CELLULITE NON È PIÙ UN PROBLEMA” - FOTOGALLERY OVER SIZE
Ilaria Del Prete per www.leggo.it
Digiti Laura Brioschi nella barra di ricerca di Instagram e ti ritrovi davanti a una ragazza sorridente, solare e che coccola la sua cellulite. Sì, proprio quella tanto odiata da ogni donna. Laura è una modella curvy, un'imprenditrice che ha creato una linea di costumi da bagno e cosmetici ma soprattutto una donna che ha imparato ad amare il suo corpo e ora vuole insegnarlo agli altri.
Partiamo dalle basi. Che senso dà alla parola curvy?
«Per me è armonia, stare bene con me stessa nella mia forma. Anche se ci ho messo un po' a capire. Una volta le persone più che normopeso venivano indicate come plus size o taglie forti. Etichette che la parola curvy ha spazzato via».
Facciamo subito chiarezza. Non significa incentivare l'obesità.
«No, solo non discriminarla».
Lavora come modella da oltre dieci anni. Qualcosa è cambiato nell'ambiente?
«Sono stati fatti passi da gigante. Prima anche una taglia 46 era conformata, gli abiti nascondevano anziché valorizzare. Non faceva bene al cuore. Oggi è diventato più facile per una ragazza formosa vestirsi, anche grazie agli store online».
Perché ha scelto di raccontarsi sui social?
«Ho sentito la necessità di mostrare le cose che mi facevano stare meglio e provare ad alleviare il dolore delle altre persone. Anche con cose semplici, come mostrare un look che faccia sentire più carine».
Ha sempre accettato il suo corpo?
«Al contrario. Ho patito tanto. Anche quando ho cominciato la carriera di modella: essere una curvy non era questa botta di autostima. È stato proprio allora che mi sono ammalata di bulimia».
Quanto ha influito Instagram nel suo cambio di prospettiva?
«Totalmente. Prima di Instagram le parole curvy e bodypositive neanche esistevano. Vedere foto di ragazze formose vestite in modo appariscente mi ha fatto pensare: se lo fanno loro, perché non posso farlo io?. Mi ha dato autostima. Il mio modo di vedere i corpi è cambiato: più ne vedo di differenti, più mi convinco che siano tutti uguali».
Come ha mostrato con la Bodypositive Catwalk, la sfilata contro i pregiudizi.
«Trenta persone hanno sfilato in intimo in pieno inverno senza inibizioni. Da quell'iniziativa è nata anche un'associazione contro ogni discriminazione di sorta».
Un consiglio a chi vuol imparare a volersi bene?
«Essere fieri di se stessi nelle piccole cose. Non è la magrezza che determina la felicità di una persona o il suo valore. Un esercizio che consiglio ai miei followers è l'Ho'oponopono, una preghiera hawaiana di riconciliazione. In una stanza, da soli, si toccano le parti più odiate del proprio corpo, le si accarezzano e le si chiede scusa. Se sei in pace con te stesso non hai bisogno di insultare gli altri».
Perché, la insultano?
«Mi ferisce quando, ad esempio, pubblicano le mie foto su pagine trash con l'intento di offendere. Ma ad oggi le critiche sul mio fisico non mi fanno più male, la cellulite non è più un problema. Oggi sono felice di essere viva».
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