LETTERA DI MINZO CONTRO TRAVAGLIO – “PER OTTENERE IL RINVIO A GIUDIZIO DEL BENIAMINO DEI MAGISTRATI DI UN CERTO TIPO. BISOGNA CHIEDERLO A DUE GUP E RIVOLGERSI DUE VOLTE ALLA CASSAZIONE. E ANCORA NON BASTA”
Riceviamo e pubblichiamo:
Caro Dago, ho visto che hai ripreso un articolo del Fatto sui menù dei miei pranzi di rappresentanza. Ti risparmio le ironie su mazzancolle e affini, ma mi preme precisare che l'iniziativa della Rai è un ricorso in appello su una vicenda per cui già sono stato assolto in primo grado. Come pure precedentemente dall'ordine dei giornalisti e dalla Corte dei Conti.
C'è di più. Quando scoppiò il caso io per non sentirmi dire dall'imbecille di turno "hai mangiato con i soldi pubblici", restituì alla Rai l'intera somma relativa ai pranzi di rappresentanza (circa 68mila euro), con la riserva di riaverla indietro se il giudice mi avesse dato ragione.
Ebbene mercoledì scorso il magistrato che ha respinto il mio ricorso di ritornare al tg1 (sul quale ricorrerò in appello), ha obbligato, però, la Rai a restituirmi i soldi in questione (quelli delle mazzancolle, appunto) con gli interessi legali. Ti chiederai: allora perché il Fatto pubblica oggi un ricorso che la Rai addirittura ha presentato lo scorso giugno? La spiegazione è nella natura di quel giornale. E si collega indirettamente ad un'altra vicenda di questi giorni.
Io, insieme ad una redattrice del tg1, Grazia Graziadei, due anni fa abbiamo querelato Marco Travaglio per diffamazione, perché nel 2010 giudicò "truffaldini" dei dati sul numero e sul costo delle intercettazioni nelle inchieste giudiziarie contenuti in un servizio del telegiornale. Dati, ben inteso, ufficiali, forniti dal ministero di Grazia e Giustizia.
Tu forse non lo sai, ma normalmente al tribunale di Roma le richieste di rinvio a giudizio presentate dalla pubblica accusa vengono accolte nel 93% dei casi. Ma con Travaglio è quasi impossibile avere giustizia. L'iter processuale, diciamo, è travagliato. Il Pm chiese - visto che sulla ufficialità di quei dati non c'è dubbio alcuno - ormai più di un anno fa il rinvio a giudizio del giornalista, ma il Gup decise il non luogo a procedere.
Grazie, però, alla caparbietà del legale della collega del Tg1 e mio, l'avv. Viglione, la causa non è finita lì. Viglione, insieme al Pm (dato da non trascurare) ,infatti, si è rivolto alla Cassazione per ottenere un nuovo esame. E l'Alta Corte gli ha dato ragione e ha chiesto al tribunale di Roma di rivedere il caso visto che, a suo avviso, c'erano elementi per il rinvio a giudizio.
Tu pensi che sia finita qui? Assolutamente no: un altro Gup ( vedi cosa significa avere buoni amici nei tribunali) ha deciso di nuovo il non luogo a procedere con una sentenza, diciamo, per usare un eufemismo, superficiale. L'indomito avv. Viglione, però, non si è arreso neppure in questa occasione: di nuovo, insieme, al Pm, si è rivolto alla Cassazione, la quale proprio ieri ha nuovamente ordinato al Tribunale di Roma di rivedere nuovamente il "caso".
Probabilmente questa decisione non deve aver fatto piacere a Travaglio, come si arguisce oggi dal servizio che Il Fatto ha pubblicato sul sottoscritto. Ma a parte questo, a quanto pare, per ottenere il rinvio a giudizio del beniamino dei magistrati di un certo tipo. Bisogna chiederlo a due Gup e rivolgersi due volte alla Cassazione. E ancora non basta. Intanto, però, - Travaglio è ferrato sull'argomento, ma solo quando riguarda gli altri - maturano i tempi della prescrizione. Contraddizioni della giustizia italiana.
Con preghiera di pubblicazione
Cordiali saluti Augusto Minzolini




