mieli santoro

VECCHIE GLORIE O PUGILI SUONATI? – “LIBERO” AFFOSSA LO SCONTRO TRA PAOLO MIELI E MICHELE SANTORO A “PIAZZAPULITA”: “NON HANNO PIÙ QUELLA SPINTA, QUELLE IDEE PER INTERPRETARE ORIGINALMENTE E AL MEGLIO IL PRESENTE, PER NON DIRE IL FUTURO. UN PO' COME QUEI VECCHI CALCIATORI CHE SI AFFIDANO SOLO ALLA LORO PREGEVOLISSIMA TECNICA. I DUE, SEPPUR PROVENGANO DALLA STESSA PARTE POLITICA: LA SINISTRA EXTRAPARLAMENTARE, DA MOLTI LUSTRI SONO SU POSIZIONI DIVERSE SU QUALUNQUE ARGOMENTO DA TALK. E ALLA FINE…”

Giampiero De Chiara per “Libero quotidiano”

 

SANTORO MIELI

Paolo Mieli contro Michele Santoro o viceversa, ma non cambia sostanzialmente nulla. Sono stati loro due i veri protagonisti a PiazzaPulita, giovedì 28 aprile su La7. Illoro dibattito, incentrato sul conflitto in Ucraina, è stato commentato, sviscerato e rilanciato sui social ed è stato anche da viatico per l'ottimo risultato di ascolti che ha fatto gongolare il conduttore Corrado Formigli. La7 ha infatti registrato 1.023.000 spettatori con uno share del 6.3%, migliorando il dato delle ultime settimane: sfondando il milione di audience e il 6% di share, non raggiunto nelle due precedenti puntate.

 

PAOLO MIELI MICHELE SANTORO

Merito anche dei vari argomenti e degli altri ospiti del talk. La trasmissione era incentrata, ovviamente, sull conflitto in corso, sul rischio della terza guerra mondiale, raccontato grazie ai reportage sul campo di Luciana Coluccello e Gabriele Micalizzi e commentati da Stefano Cappellini, Annalisa Cuzzocrea, Alberto Negri e Marco Tarquinio, dalla responsabile della società Dante Alighieri di Kiev, Alona Kliulieva e dall'ex parlamentare del centrodestra Nunzia De Girolamo, ora conduttrice tv.

 

Certo è che il punto di attrazione più alto, con più appeal è stato il segmento dell'accesa discussione tra l'ex direttore del Corriere della sera e il creatore e conduttore di Samarcanda, uno dei simboli di quel Tg3 chiamato Telekabul. Un vero colpaccio, da parte di Formigli, avere in studio due pezzi da novanta che si confrontano su un tema così attuale, con due linee di pensiero così differenti.

 

santoro mieli padellaro

Una sorta di par condicio (mantra e anche limite degli ultimi trenta anni di ogni talk politico della tv italiana di stato e privata) che, alla fine dei giochi, ha fatto apparire i due come quei personaggi che hanno detto e dato tanto al dibattito politico e televisivo, ma non hanno più quella spinta, quelle idee per interpretare originalmente e al meglio il presente, per non dire il futuro. Un po' come quei vecchi calciatori che si affidano solo alla loro pregevolissima tecnica, ai loro eccezionali "piedi buoni, cui però manca il fiato e la corsa per reggere i 90 minuti di un match.

 

mieli santoro

Anche lo scontro verbale (rispettoso come ogni disputa in tv dovrebbe essere, anche se spesso ultimamente non è stato così) ha ricalcato quello di due boxeur di grandissima classe che ormai combattono per lo spettacolo, per il pubblico come due "vecchie" glorie nel più puro stile Usa. «In questo momento è Biden che si deve fermare - si agitava Santoro lasciando incredulo Mieli- Hanno voluto le armi a Baghdad e in Afghanistan. Qual è stato il risultato? Lo stesso che ci sarà in Ucraina. Ci sarà la distruzione dell'Ucraina».

santoro padellaro mieli

 

FOLTA CHIOMA

Un Santoro d'annata che rivolgendosi al suo interlocutore esclamava: «Tu vuoi un maggiore invio di armi o che la guerra si fermi? Fammi capire, vuoi più armi?», agitando la sua folta chioma ormai completamente bianca («Danny De Vito reincarnato nel corpo di Mario Sconcerti», ha poi scritto su Twitter il giornalista Antonello Piroso), con Mieli pronto a controbattere: «Sì». Innescando la reazione di chi non aspettava altro per potergli rispondere: «Sì? Ed io no... questa è la differenza frame e te, fondamentale».

 

Fondamentale differenza, secondo Santoro, che non è certo una novità per entrambi. I due, seppur provengano dalla stessa parte politica: la sinistra extraparlamentare, da molti lustri sono su posizioni diverse su qualunque argomento da talk politico. Ed ecco così che l'ex tribuno del popolo di Samarcanda rinfacciava all'ex presidente di Rcs che, «noi non abbiamo combattuto per Baghdad. Tu eri contro, ma noi non siamo andati a difendere Baghdad». Con Mieli che perdeva la calma per chiedere: «Ma perché a Baghad hai detto Bush fermati e non Bush e Saddam fermatevi?». Ed eccoli che si torna agli anni quando i due erano i protagonisti del dibattito politico e televisivo, creandolo loro stessi, mentre oggi eccoli trasformati in attori di una narrazione decisa da altri.

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