LIBIDINE EX CATHEDRA! JERRY CALA’ RIVELA: "ERO BRAVISSIMO IN LATINO E GRECO, AVREI VOLUTO FARE IL PROFESSORE" – "IL SUCCESSO? ERAVAMO PIÙ SPENSIERATI E NON SI DOVEVA BADARE AL POLITICAMENTE CORRETTO - SUL SET HO RECITATO CON MARINA SUMA, ALBA PARIETTI E TANTE ALTRE DONNE BELLISSIME. MA CHI MI HA FATTO PERDERE LA TESTA È STATA MARA VENIER, CHE HO SPOSATO" - E POI SMAILA, L'INFARTO E "L'OSSESSIONE" PER LA BATTUTA...
Rosanna Scardi per corriere.it - Estratti
Jerry dixit: «La comicità nasce da una situazione tragica: uno cade su una buccia di banana e si fa male. A noi comici tocca la fatica di ribaltare la tragedia in commedia, la battuta per noi è un’ossessione. Forse è per questo che ci viene facile interpretare ruoli drammatici, perché abbiamo uno sforzo in meno da fare. Gli attori comici, invece, devono fare uno sforzo in più»
Jerry Calà porta il suo concert show, «Una vita da libidine», giovedì sera 18 luglio a Treviglio, in piazza Cameroni (inizio alle ore 21.30). L’evento, che rientra nel cartellone estivo predisposto dall’amministrazione comunale e dal Distretto del commercio, è promosso grazie al sostegno dell’Agenzia Pea. L’ex gatto di Vicolo Miracoli, accompagnato dalla Jerrysuperband, ripercorrerà mezzo secolo di carriera, tra canzoni, dagli anni ‘70 ad oggi, e gag.
Calà, lei tiene oltre 120 concerti l’anno, tra serate in piazza e spettacoli in teatro e nei club. Qual è il segreto del suo successo?
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«Sarò portato per questo mestiere… La mia fortuna è l’aver fatto dei film che sono sempre al passo con i tempi. I giovani che, quando uscirono le mie pellicole, non erano nati, li riscoprono nelle prime serate in tv e capiscono che avevano quel guizzo in più rispetto alle commedie di oggi. Forse eravamo più spensierati, non dovevamo badare al politicamente corretto. Si divertono e vengono a vedermi nelle serate dal vivo».
Partiamo dall’inizio. Lei è nato a Catania nel 1951. Come e quando arriva a Verona?
«Papà era interprete per le ferrovie e spesso lo cambiavano di sede. Fino agli 11 anni ho vissuto a Milano e poi la mia famiglia si è trasferita a Verona: con i miei compagni al liceo classico ho formato i Gatti di Vicolo Miracoli».
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Voleva fare l’attore o altro?
«Ho sempre avuto la vena artistica: a 13 anni suonavo nei gruppi beat anni ’60, esibendomi ovunque, dalle parrocchie ai teatrini. Però non avevo le idee chiare. Dopo la maturità, mi ero iscritto alla facoltà di Lettere antiche. Ero bravissimo in greco e latino e avrei voluto fare il professore. In fondo, un pubblico ci sarebbe stato».
La sua carriera cinematografica inizia con «Arrivano i Gatti» e con «Una vacanza bestiale» per la regia di Carlo Vanzina. Nel 1981 esce «I fichissimi» con Diego Abatantuono.
«A Carlo, che non c’è più, e al fratello Enrico devo tanto. Sono stati loro a estrapolarmi dal gruppo, a rendermi protagonista in pellicole che sarebbero diventate dei cult; hanno avuto lungimiranza e per me iniziò un periodo d’oro».
Come la presero Umberto Smaila, Nini Salerno e Franco Oppini?
«Male, malissimo. Ma poi hanno capito che certi treni nella vita passano una volta sola. E ognuno ha preso la sua strada. Eravamo un gruppo di attori che faceva cabaret, non un gruppo musicale. Sarebbe stato difficile stare per sempre insieme».
Sul set ha recitato con Marina Suma, Alba Parietti e tante altre donne bellissime. Chi le ha fatto perdere la testa?
«Mara Venier, che ho sposato. L’ho conosciuta durante le riprese di “Vado a vivere da solo”, il mio primo film da protagonista assoluto. Ironia della sorte, il suo ruolo è stato tagliato. E io, anziché andare a vivere da solo, sono andato a vivere con lei. La nostra storia è durata cinque anni. Siamo amici e sono felice del suo successo a “Domenica in” e che Ozpetek l’abbia chiamata per recitare nel suo prossimo film».
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Durante la lavorazione, a Napoli, è stato colto da un infarto. È vero che il personale sanitario le ha chiesto di dire «libidine» in sala operatoria?
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«Sì, per distrarmi. Erano medici fan, cresciuti con i miei film. Quando è scappata una “libidine con i fiocchi” sono scoppiati tutti a ridere».
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