1. UN LIBRO RIPIENO DI SCOPATE PER I PRIMI SETTANT’ANNI DI SESSO, DROGA E MICK JAGGER 2. IL SEGRETO DELLA LONGEVITÀ? MICK È ASSENNATO, SAGGIO AMMINISTRATORE DI SE STESSO, PARSIMONIOSO AI LIMITI DELL’AVARIZIA. MODERATO IN TUTTO, TRANNE CHE NEL SESSO 3. DUE MOGLI, CINQUE FIGLI LEGITTIMI, DUE COSTRETTI A RICONOSCERE, ALMENO TREDICI RELAZIONI ECCELLENTI - DA ANGELINA JOLIE (“LA PRIMA CHE LO TRATTÒ DI MERDA” A CARLA BRUNI (“LA RUBÒ ALL’AMICO ERIC CLAPTON”) - E QUALCHE MIGLIAIO DI SCAPPATELLE 4. OGGI, DOPO CINQUANT’ANNI DI CARRIERA, MICK SARÀ ANCHE UNA PRUGNA RINSECCHITA CHE MIMA SE STESSO, MA ALL’EPOCA ERA IL SOGNO PROIBITO DI TUTTE LE DONNE E PARECCHI UOMINI. MA NON PER QUELLA CHECCA DI TRUMAN CAPOTE: “IL SUO SEX APPEAL È PARI A QUELLO DI UN TIZIO CHE PISCIA…”

Giuseppe Videtti per La Repubblica

«Non c'è alcuna correlazione fra Jagger e Sinatra. Mick non ha altri talenti se non quello del prodigio smaliziato... la storia della commistione dei sessi fa di lui un essere asessuato. Credetemi, il suo sex appeal è pari a quello di un tizio che piscia... Immagino potrebbe essere un ottimo uomo d'affari. Ha la straordinaria capacità di pensare agli incassi mentre, nel bel mezzo di Midnight Rambler, esegue il suo numero con la frusta».

C'era anche Truman Capote, l'autore di Colazione da Tiffany e A sangue freddo, in tour con i Rolling Stones attraverso gli Usa, nel 1972; su incarico del quindicinale Rolling Stone che da lui si aspettava un reportage eccellente che non scrisse mai. Tra lo scrittore e la band fu antipatia a prima vista. Keith Richards odiava la vocina affettata dello scrittore e sbeffeggiava la sua accompagnatrice-complice-confidente di sangue blu, la principessa Lee Radziwill, sorella di Jackie Bouvier Kennedy Onassis, fag hag del jet set (frociarola, per dirla in romanesco); il chitarrista la chiamava pubblicamente «principessa Ravanello» e dietro le spalle «vecchia baldracca».

Ovvio che la band avesse più affinità con Terry Southern, lo sceneggiatore del Dottor Stranamoree Easy Rider più saggiamente incaricato dalla Saturday Review ( di ripiego, dopo un esoso compenso richiesto da William Burroughs) per seguire la spedizione degli Stones attraverso gli States.

A Jagger non piacque quel che Capote raccontò ad Andy Warhol - in un'intervista che fu pubblicata - ma in fondo era solo il parere di una «checca» più attratta dagli avanzi di galera che da una rockstar dal look androgino. Uno contro un miliardo; tutto il resto del mondo la pensava diversamente, Mick era un sex symbol e gli Stones nel '72 erano hot stuff.

Dopo le violenze degli Hell's Angels al concerto di Altamont, gli arresti per possesso di stupefacenti e il definitivo scioglimento dei Beatles, il gruppo di Jagger & Richards, controllato a vista dall'Fbi, era rimasto da solo a mantenere alto il prestigio della
British invasion. Mick la racconterà diversamente quando deciderà di pubblicare un'autobiografia disinibita e sincera come quella di Keith Richards (Life, Feltrinelli 2011) - magari in occasione dei settant'anni che compie il 26 luglio.

Se lo facesse tapperebbe la bocca a tutte le malelingue. Eppure Mick Jagger, il bel volumone di Philip Norman che esce ora in Italia, non è stato scritto per dissacrare il divo. L'autore riesce a tenersi miracolosamente in bilico tra verità documentate e gossip, storiografia musicale e privacy della rockstar di cui ci manca di sapere solo i dettagli più scabrosi.

Chi ha voglia di leggere un'altra storia sulle incisioni dei Rolling Stones o sulla vita on the road a base di ciucche, droghe e pupe? Chi ce la farebbe a mandare giù centinaia di pagine condite solo con titoli di canzoni e dettagli su impresari imbroglioni e groupie indemoniate? Ormai noi, il pubblico, siamo stati viziati da luride storie di biografi necrofili che hanno portato alla luce vizi (moltissimi) e virtù (rarissime) degli idoli di Babilonia. Degli Stones si sa già tanto e troppo.

Norman non ha la spudoratezza di Darwin Porter, che ha svelato le più sordide prodezze (bi)sessuali di Steve McQueen e Paul Newman, e dedica uno spazio persino eccessivo alla nascita diSatisfaction («Che all'inizio Keith Richards considerava una canzone tappabuchi»), mentre il lettore è in attesa di più succulenti e morbosi particolari, soprattutto dopo che Pete Townshend, leggendario chitarrista degli Who, nelle memorie pubblicate qualche mese fa (Who I am) ha confessato di aver provato un'attrazione omo sbirciando gli attributi di Mick;

soprattutto mentre Angela Barnett, moglie di Bowie all'epoca di Ziggy Stardust, continua a berciare di tresche tra suo marito e Jagger (all'epoca già sposato con Bianca Pérez-Mora Macias) nel talamo nuziale, lei presente e spesso lasciata ai margini delle loro focose effusioni.

Aneddoti già fin troppo telefonati dai tabloid che Norman si trova «costretto» a raccontare ed eventualmente rettificare. «Mick in realtà, più che per ragioni sentimentali, era interessato a coltivare un rapporto con David per tener d'occhio il suo maggior rivale dai tempi di Jimi Hendrix» scrive, aggiungendo che l'unica cosa certa del chiacchiericcio che si levò da una parte e l'altra dell'Atlantico è quel bacio che Mick stampò sulla bocca di David al Café Royal di Londra dopo l'ultimo concerto degli Spider From Mars all'Odeon di Hammersmith (luglio 1973) di fronte a una sbigottita Barbra Streisand.

Vero che all'epoca con la (bi)sessualità ci giocavano tutti. Negli anni d'oro del glam rock era un vezzo irrinunciabile, al punto che Marc Bolan dei T. Rex, etero impenitente, nascondeva le sue conquiste femminili ai fan per rendere il personaggio più ambiguo.

Due mogli (Bianca Pérez-Mora Macias e Jerry Hall), cinque figli legittimi, due avuti da Marsha Hunt e Luciana Gimenez Morad tardivamente costretto a riconoscere, almeno tredici relazioni eccellenti (compresa quella con Bowie e l'attuale compagna, la modella L'Wren Scott) e qualche migliaio di scappatelle: d'accordo, oggi, dopo cinquant'anni di carriera, Mick sarà anche una prugna rinsecchita che mima se stesso, ma all'epoca di As Tears Go By (e per molti anni a venire) era il sogno proibito di tutte le donne e parecchi uomini.

Ci sono foto della giovane star con Marianne Faithfull che ancora scatenano desideri: i profili perfetti che si sovrappongono, le labbra carnose che si sfiorano, quel misto di innocenza e perversione che nessuno ha saputo rappresentare con altrettanta morbosità. Mick era ancora fidanzato con Chrissie Shrimpton (sorella della top model Jean, icona della swingin' London) quando mise gli occhi sulla tenera Marianne, «un angelo con due tette stratosferiche: voglio farmela».

La stessa cosa dissero in coro gli altri della band. D'amore si moriva quando c'era di mezzo Mick: Chrissie tentò il suicidio quando si vide messa da parte. Dopo un aborto spontaneo Marianne, svegliatasi dal trip lisergico, dichiarò: «Non mi ero resa conto che vivevo con un uomo capace di trasformarsi da un momento all'altro in un Dio».

Sei anni, dal 1964 al 1970: lei, fragile, in balìa del suo semidio, finì preda dell'eroina e, quando il primo marito le scippò la custodia del figlio, tentò a sua volta il suicidio; lui, che faceva un uso moderato di alcol e droghe, era nel suo periodo di massimo splendore. Dopo la morte di Brian Jones, nel 1969, la band era tornata alla carica con Sticky Finger
e con il memorabile Exile on Main Streetche fu la colonna sonora di quel memorabile 1972 che Truman Capote, per eccesso di ego, si lasciò sfuggire di mano.

Il segreto della longevità? Mick è assennato, saggio amministratore di se stesso, parsimonioso ai limiti dell'avarizia. Moderato in tutto, tranne che nel sesso. E quando le sue donne perdevano il controllo, le mollava. Come toccò alla povera Marsha Hunt, la protagonista di colore del musical Hair che prese il posto di Marianne, un legame che Mick non volle mai ufficializzare: rinnegò persino la figlia Karis, nata nel 1970; l'avrebbe riconosciuta nove anni dopo.

Ha scelto le più belle durante il matrimonio con Jerry Hall: da Angelina Jolie («La prima che lo trattò di merda») a Carla Bruni («La rubò all'amico Eric Clapton sebbene quest'ultimo l'avesse implorato di non farlo poiché ne era innamorato »). Una legione di sirene che ancora se la ride dei giudizi espressi (per rabbia) da Truman Capote.

 

 

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