1. NON SOLO "THE INTERVIEW": DA “IL CACCIATORE” A “SCHINDLER’S LIST”, PASSANDO PER “300”, “HOSTEL” E “BORAT”, I FILM AMERICANI MAI PROIETTATI O VIETATI DAI GOVERNI STRANIERI 2. “MEMORY OF THE CAMPS” DI HITCHCOCK, “IL GIORNO IN CUI IL CLOWN PIANSE” CON JERRY LEWIS, “I RACCONTI DELLO ZIO TOM” DELLA DISNEY: SONO TANTI I FILM SEPPELLITI DAI RISPETTIVI STUDI, PELLICOLE GIRATE E MAI DIFFUSE, PIANIFICATE MA MAI REALIZZATE, O SUBITO RITIRATE 3. “IL CORAGGIOSO” FU L’ESORDIO - DAVVERO CORAGGIOSO - DA REGISTA DI JOHNNY DEPP. ERA UN MODERNO WESTERN CON IGGY POP ALLA COLONNA SONORA, MARLON BRANDO NEL RUOLO DI REGISTA DELLO “SNUFF MOVIE”. LA PELLICOLA FU PRESENTATA A CANNES NEL 1997, LE RECENSIONI FURONO PESSIME, E DEPP NE VIETÒ LA DIFFUSIONE IN AMERICA E IN HOME VIDEO

da www.bbc.com

 

A seguito della decisione “Sony” di cancellare il film di “The Interview”, abbiamo selezionato dieci film che sono stati seppelliti dai rispettivi studi, pellicole girate e mai diffuse, pianificate ma mai realizzate, o proiettate e poi subito ritirate.

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“Il giorno in cui il clown pianse”, anno 1972, fu il primo film di Jerry Lewis in versione drammatica. Raccontava la storia di Helmut Doork, un clown tedesco chiuso in un campo di concentramento che faceva spettacoli per i bambini ebrei prima che finissero nelle camere a gas.

 

L’attore visitò Auschwitz e Dachau, dimagrì moltissimo, mise mano continuamente al copione e ci rimise soldi di tasca sua, perché gli investimenti non arrivarono, così come non arrivò l’accordo sulla distribuzione nelle sale. Tutto sommato Lewis ne fu felice, lo riteneva un pessimo film.

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“Memory of the Camps” era il documentario girato da Sidney Bernstein e prodotto da Alfred Hitchcock nel 1945 che metteva insieme i filmati girati dalla “British Army Film Unit” nei campi di sterminio nazisti. L’enfasi era sulla vicinanza di questi luoghi dell’orrore ai centri abitati, e insinuava la connivenza della popolazione con il massacro. Il maestro della  suspense fu così colpito dalle immagini che sparì dai “Pinewood Studios” per una settimana, in profonda depressione. La “British Film Board” decise di non diffondere il documentario per non alimentare un sentimento anti-tedesco durante la ricostruzione post-bellica.

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“Il coraggioso” fu l’esordio da regista di Johnny Depp. Era un moderno western dove un uomo accettava di morire in diretta per avere i 50.000 dollari che servivano a sostentare la famiglia. Depp convocò i suoi colleghi famosi: Iggy Pop alla colonna sonora, Marlon Brando nel ruolo di regista dello “snuff movie”. Fu presentato a Cannes nel 1997, le recensioni furono pessime, e Depp ne vietò la diffusione in America e in home video.

 

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“I racconti dello zio Tom”, nel 1946, fu condannato dalla “National Association for the Advancement of Colored People”, secondo cui il film di animazione dava l’impressione di una relazione idilliaca fra padrone e schiavo, che era una distorsione dei fatti. La Disney ha poi ammesso i contenuti offensivi. Dagli anni Ottanta il film è sparito dalla circolazione.

 

Todd Haynes, prima di “Velvet Goldmine” e “Io non sono qui”, propose il suo “Superstar: The Karen Carpenter Story”, ascesa e caduta di una cantante che, come gli altri personaggi, era una interpretata da una Barbie. La Carpenter soffriva di anoressia ed era morta di arresto cardiaco. I familiari non gradirono il film e non fu mai diffuso.

sex pistolssex pistols

dal film naileddal film nailed

 

Prima del successo di “American Hustle”, la carriera di David O Russell era nel limbo. Il suo film “Nailed”, con Jessica Biel e Jake Gyllenhaal, raccontava la storia di una donna americana che lottava per avere l’assicurazione sanitaria, fu completato ma la produzione chiuse per problemi finanziari.

 

La “20th Century Fox” negli anni Settanta voleva fare una versione punk rock di “A Hard Day’s Night” coi Sex Pistols. Johnny Rotten e Sid Vicious vollero a tutti i costi il regista

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Russ Meyer e il film a basso budget si intitolò “Chi ha ucciso Bambi?”. Il risultato fu così incendiario che lo studio bloccò la sua distribuzione.

 

Dopo aver dichiarato “la fine del cinema” nel 1968, Jean-Luc Godard tornò presto a fare un film sull’underground della rivoluzione politica americana, in parte documentario in parte drammatizzazione, come in “Sympathy for the Devil”. Il prodotto finale fu “One American Movie”, ma il regista lo abbandonò per unirsi all’agitazione maoista che lo portò alla creazione del gruppo “Dziga Vertov”. Lasciò debiti ai colleghi di progetto che dichiararono bancarotta.

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La morte di River Phoenix, a soli 23 anni, sconvolse Hollywood e lasciò nel limbo il suo ultimo film “Dark Blood”, con George Sluizer alla regia. Mancavano le scene finali, e lo 

studio “Fine Line Pictures” ne cancellò l’uscita.

 

da www.thedailybeast.com

 

Non è la prima volta che i film americani sono sgraditi agli altri governi. I paesi comunisti non approvarono “Il cacciatore” del 1978, diretto da Michael Cimino. La scena controversa era quella in cui i soldati americani erano costretti alla roulette russa con i loro sadici carcerieri vietnamiti. Secondo i nord vietnamiti non c’era prova che i vietcong usassero la roulette russa come forma di tortura. L’Unione Sovietica concordava. Sostenne che il film fosse razzista e tendenzioso. Al Festival di Berlino la delegazione sovietica abbandonò la manifestazione per protesta.

memory of campsmemory of camps

 

“Schindler’s List” di Steven Spielberg fu acclamato universalmente ma alcuni paesi musulmani lo ritennero una vile propaganda sionista e, di fatto, ne vietarono la proiezione. Fu confiscato in Libano, bandito in Giordania, Malesia ed Egitto. L’Iran ritenne invece “arte fascista” il film “300”. Mahmoud Ahmadinejad lo considerò “un atto di guerra culturale e psicologica”.

 

jean luc godardjean luc godard

“Hostel”, diretto dall’ossessivo Eli Roth, raccontava la storia di turisti sessuali che facevano l’errore di soggiornare all’eponimo albergo in Slovacchia. Il governo slovacco si reputò offeso, leso nella reputazione. Per non parlare del polverone alzato da “Borat”, il personaggio politicamente scorretto interpretato da Sacha Baron Cohen nel 2006. Prima che il film fosse nelle sale, il governo kazako lanciò una campagna mediatica contro la pellicola e il ministro degli esteri minacciò di fare azioni legali contro l’attore.

BoratBorat

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