
LITORALE TOSSICO - RAVE E PASTICCHE: QUELLA OSTIA DI META’ ANNI ‘90 RACCONTATA DA CLAUDIO CALIGARI - "VIVEVAMO PER LA TECHNO E LA DROGA, DISTRIBUIVAMO ANCHE VOLANTINI PER UN USO CONSAPEVOLE MA IL PASSO VERSO IL CONSUMO INSENSATO È STATO BREVE”
Chiara Ingrosso per il “Fatto Quotidiano”
La scena si ripete. Non essere cattivo, il film postumo di Claudio Caligari proiettato a Venezia e nominato per la cinquina dell' Oscar al film straniero, si apre con una citazione del suo primo lungometraggio "neorealista" sull'eroina del 1983, Amore tossico.
Questa volta è il 1995, Vittorio e Cesare si incontrano sulla piazza vuota del lungomare di Ostia. E ancora una volta uno dei due ha un gelato in mano che l' altro gli rimprovera: "Soldi sprecati, bisogna comprare la droga". L' amico rassicura, "la droga c' è", ed estrae una bustina di pasticche di ecstasy.
Oggi il panorama sul Lido romano racconta un' altra storia. D' estate si fa la fila per il lettino e l' aperitivo in spiaggia, la notte si balla nei locali alla moda per digerire le cene di pesce nei bei ristoranti. Ma anche quando l' inverno punge, il mare si gonfia e il cielo si ingrigisce, la vita cruda dell'"ultima borgata romana" incisa nelle pellicole di Caligari è sbiadita.
OSTIA CALIGARI ANNI NOVANTA RAVE
Vent' anni fa, tra le vie deserte e le palazzine popolari, le dune di sabbia e le strade non asfaltate, scorrevano le vite al margine di tanti come Vittorio e Cesare, quei "cattivi ragazzi" poco più che adolescenti, oggi quarantenni. "Ormai Ostia è un paradiso", ironizza Matteo Meloni, che qui è nato e cresciuto ed è conosciuto da tutti come Swaitz. "Nei primi Anni 90 l' aria era irrespirabile. Fiumi di eroina, molti non andavano a scuola, tutti avevano rubato almeno un motorino".
La legalità non arrivava a Piazza Gasparri, luogo di ritrovo di "pelatini fascisti" e "zecche comuniste". "Ma la nostra era una nuova generazione, fuori da certe categorie" spiega Matteo.
Erano gli albori dell' era dei rave, sulle radio locali arrivava la musica techno del Nord Europa e si apriva una fase di nuove teorie, come quelle di Hakim Bay in "Zone Temporaneamente Autonome". "Volevamo la rivoluzione degli spazi collettivi, feste senza biglietti, né dj da osannare".
Le cassette con i brani di Robert Armani e Frankie Bones passavano di mano in mano, fino a diventare manifesto del movimento. E poi c' era la droga, tanta come sempre, ma sintetica: "Le pasticche le avevamo conosciute nelle discoteche, quando eravamo ancora i 'coatti' descritti da Caligari. Ma nei nostri ambienti, poi, hanno avuto un altro significato".
Posti come Spazio Camino, ex mercato generale in via Calenzana, zona Levante del Lido a un isolato dal Lungomare, sono stati cult della cultura Rave a Ostia. Nato come centro sociale di sinistra, si è trasformato in un rave illegale permanente e insieme alla Fintech, fabbrica abbandonata sulla strada Pontina, era zona franca e crocevia del traffico di droga europeo.
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"Vivevamo per produrre musica techno artigianalmente e provare droghe.
All' inizio, distribuivamo anche volantini per un uso consapevole - racconta Matteo - ma il passo verso il consumo insensato è stato breve.
Una festa durava giorni e venivano tutti, punk, coatti e pure i figli della' Roma Bene'.
Assumevamo pasticche come le Mitsubishi a base di morfina, o le Farfalline Blu piene di Mdma che produceva un vecchio inglese in un furgone. Poi c' era la ketamina, che ricavavamo da medicinali veterinari presi in farmacia con finte ricette. E gli psicofarmaci come il Rivotril, per far calare la botta".
Ostia, sola e desolata, è diventata così centro di una controcultura giovanile.
"Attiravamo 'Tribe' nordeuropee, musicisti e scultori come i Mutoid Waste Company, che lavoravano mate riali di repupero. Una volta abbiamo fissato una vecchia Panda al soffitto con le ruote verso l' alto. Tinta di blu, come quella della Polizia, sul fianco recitava "pigs", maiali. È stata incollata lì per anni.
Le forze dell' ordine non riuscivano a fermarci, non avendo gerarchie, era impossibile gestire più 2 mila persone. Ci sentivamo uniti, era la nostra Golden Age".
All' apice della tendenza, la festa era ovunque ci fosse una struttura abbandonata, tra calcinacci e cani randagi. "Abbiamo ballato tutta la notte in un' ex fabbrica d' inchiostro, respirando toner per stampanti. Al mattino avevamo il volto ricoperto da sostanze tossiche".
Poi, con i primi del 2000, anche la controcultura è diventata massa. "La droga era priorità, la musica aveva perso fermento, ci annoiavamo. In pochi hanno continuato, vivendo nei furgoni tra un rave e l' altro. C' è chi, in depressione, è tornato all' eroina, chi non si è pentito, ma ha iniziato a lavorare.
Qualcun altro è morto, un pugno in pieno volto per noi e non tutti quelli che restano oggi sono in grado di ricordare". Dopo 11 anni, nel 2001 Spazio Camino è stato sgomberato. Dal 2010, in via Calenzana, sorge una ludoteca: 7 mila metri quadri per l'educazione e il divertimento dei bambini di Ostia.