“GHALI DICE DI AVER DORMITO FINO A OLTRE 20 ANNI NEL LETTO CON SUA MAMMA. ANCHE IO HO VISSUTO A LUNGO CON LA MIA” – MAHMOOD SI RACCONTA: "A MIA MAMMA CHIEDEVO SEMPRE VESTITI PARTICOLARI. VOLEVO ESSERE UN’ALTRA PERSONA, NON SOLO A CARNEVALE" - GLI INSULTI RAZZISTI CHE CANTA IN "TUTA GOLD", LA RISPOSTA AL SOTTOSEGRETARIO LEGHISTA MORELLI CHE VORREBBE UN DASPO PER CHI PARLA DI POLITICA A SANREMO, IL RICORDO DELLA SUA CASA CHE BRUCIA NEL 2021 A MILANO: “SIAMO CORSI FUORI E…” - VIDEO
Andrea Laffranchi per https://www.corriere.it/sette/attualita/24_marzo_08/mahmood-le-cose-dolorose-restano-dentro-ora-so-difendermi-10e8b4da-d881-11ee-8e54-f14f5b7d8021.shtml
Un altro letto in arrivo. Dopo quello dell’hotel di Sanremo, e anche quel materasso oversize che girava per le vie della città festivaliera su un truck, le notti di Mahmood sono ancora lontane dalla sua camera di Milano. Direzione Miami: «Mi ha invitato il team latin di Universal Music Publishing per un camp di scrittura con altri artisti. Ragazzi, ho appena pubblicato un disco e mi è già venuta voglia di scrivere e viaggiare.
Mi piacerebbe vedere cosa mi esce, sto vivendo un periodo felice». Non che la felicità stia nei numeri, ma ci sono anche quelli. Non è una rivincita - «Sono contento che abbia vinto Angelina, sul palco ha spaccato» - ma Tuta Gold , la canzone che ha presentato al Festival, si è presa la prima posizione nella classifica singoli di Fimi ed è l’unico brano italiano nella Top 100 global di Billboard, addirittura in Top20 nella chart che esclude gli Stati Uniti, grazie anche a un 20 per cento di ascolti che arrivano dall’estero.
È dai tempi di Soldi , con cui nel 2019 vinse il suo primo Sanremo (il bis nel 2021 in coppia con Blanco per Brividi ) che Mahmood ha un pubblico internazionale e dal 3 aprile inizierà il suo «European tour» che lo vedrà esibirsi per 17 date (molte sold out) nei principali club di 10 Paesi europei. In autunno seguirà poi un tour nei palasport italiani (la prima data di Milano già sold out). D’estate ci sarà il tour nei festival e in autunno i palazzetti con il Forum a Milano del 21 ottobre esaurito in 24 ore. Dice di essere felice, ma a giudicare dai testi di Nei letti degli altri, album al numero 1 della classifica Fimi al quale oggi si aggiungono tre nuovi brani di cui uno con Geolier e uno con la belga Angèle, non sembrerebbe...
«Sono felice adesso... Il disco è stato un percorso di autoanalisi su quei periodi bui, ma non solo, che mi hanno aiutato a raggiungere la felicità di oggi. Si deve attraversare la tristezza per poter rivedere la luce. In realtà sono stato un ragazzo felice nella mia vita, anche nell’infanzia e nell’adolescenza: mi voglio tanto bene e cerco di sfruttare la tristezza per rafforzami e ricavare qualcosa di nuovo».
Cosa ci ha trovato nei letti dei altri?
«Il letto è un po’ la tua coperta di Linus, dove ti senti al sicuro e porti solo persone che ami. Quando vivi una relazione a distanza e immagini l’altra persona in un altro letto finisci per arrovellarti il cervello. I letti del titolo vanno interpretati come una sfera, anche emotiva, larga: sono quelli in cui ho dormito, ho conosciuto persone, ho ballato, ho fatto feste».
Fra quelle lenzuola, vero o metaforiche, ha più sofferto o più fatto soffrire?
«Ho sofferto nel far soffrire l’altra persona».
Nel suo progetto c’è una componente estetica fondamentale. Quanto conta la moda?
«Mi è sempre piaciuta. A mia mamma chiedevo sempre vestiti particolari. Volevo essere un’altra persona per un momento. E non solo a Carnevale. Attraverso quella stessa sensazione quando sono sul palco. La moda, e il lavoro con la mia stylist Lisa Jarvis, fortifica il messaggio: percepisco la differenza fra un outfit che mi piace e uno che mi fa sentire a disagio».
Ma a Carnevale da cosa si travestiva?
«Con mamma andavamo da Fiordaliso, il centro commerciale di Rozzano, e mangiavamo da Mc prima delle festicciole. Mi ricordo un anno che ero un cowboy bellissimo, con tanto di baffi... mi sentivo al top. Riguardando le foto però devo dire che il mio preferito era il costume da Gargoyles, un cartoon Disney sulle statue gotiche degli edifici che prendevano vita».
Al Festival di Sanremo, ci sono due nomi che si sono fatti notare anche per lo stile: lei e Ghali...
«Me lo ha detto pure Anna Dello Russo a una sfilata l’altro giorno... Ghali è stato uno dei più stilosi a questo Sanremo, sono stato mega-felice che toccasse a me presentarlo nella terza serata».
Oltre che icone di stile, rappresentate anche una nuova Italia: lei ha un papà egiziano, lui ha entrambi i genitori tunisini...
«Da dentro non saprei dire come mai si crea questo effetto. Credo che ci sia un vissuto simile. Ho letto delle interviste in cui Ghali diceva di aver dormito fino a oltre 20 anni nel letto con mamma e mi ci rivedo, visto che anche io ho vissuto a lungo con la mia. Ma credo che ci sia di più, qualcosa legato a come vivi la musica nell’adolescenza, che è la fase della vita in cui ognuno di noi sceglie dove andare con il proprio stile».
Verso un’Italia diversa, non più quella da stereotipo del “prima gli italiani”?
«Qual è lo stereotipo? Lasciamo stare il pizza mandolino che lo vedono solo all’estero... Cosa è “essere italiano” e basta? Mi sento italiano, lo sono, ma non appartenente a qualcosa di diverso da uno stereotipo. Anzi lo stereotipo è in continua evoluzione».
Quando un nuovo ragazzo che si chiamerà Mahmood non dovrà più cantare degli insulti razzisti subiti come ha fatto lei in Tuta Gold ?
«Non so, ma spero molto presto. Le rivoluzioni più grandi si fanno anche in silenzio o comunque non a volume alto. Le cose cambiano quando diventano normali. Per arrivare a quel punto bisogna parlarne. Io e altri artisti lo facciamo nelle canzoni ad esempio. Sono cresciuto con compagni di classe che anno dopo anno erano di nazionalità diverse: per me e per la mia generazione è la base. Quindi per quello che è in mio potere, cioè scrivere e raccontare la mia storia, voglio essere sincero nelle mie canzoni». (sotto la cover di «Tuta gold»)
Qualcuno (il sottosegretario leghista Alessandro Morelli vorrebbe un Daspo per chi fa appelli e parla di politica a Sanremo) dice che l’artista non deve parlare: dovete cantare e basta?
«C’è qualcuno che dovrebbe non essere contro un messaggio di pace».
In due canzoni del disco torna l’immagine della sua casa che brucia, ricordo vero dell’incendio del 2021 al palazzo di via Antonini a Milano in cui viveva. É ancora un incubo?
MAHMOOD ANNALISA ALLA MILANO FASHION WEEK
«Mi ricordo che quella notte. Eravamo al nono piano. Una mia amica è uscita sul balcone e ha visto l’ombra del palazzo con il fumo sul tetto. Siamo corsi fuori e, anche se poi ho scoperto che non si dovrebbe fare, siamo scappati con l’ascensore. Una volta arrivati in strada c’era il panico».
Tra le fiamme ha perso qualcosa cui era legato?
«Sì, ma preferisco non dire cosa».
(...)
Tuta Gold è autobiografica, amori passati, il bullismo, papà... Come è nata?
«Quest’estate cercavo un baile funk malinconico perché volevo far twerkare e piangere allo stesso tempo. Mi sembrava anche una cosa nuova parlare di temi così personali su un pezzo tutto da ballare».
Nel video appare una mucca... C’è un simbolismo nascosto?
«Il video è molto urban, solo che io non so né un rapper né un trapper... così col regista Attilio Cusani abbiamo cercato un elemento di stacco che ci togliesse dall’immaginario dei palazzi. Le mucche sono una rottura che arriva proprio nel momento in cui nella musica c’è una rottura ritmica».
Una frase presa dal brano NLDA : mamma dice che non ho limiti...
«Devo sempre esagerare. Anche da bambino ero così. Se mi piace una qualsiasi cosa, allora la voglio tutti i giorni fino a che non mi nausea. Mi capita con tutto: un cibo che scopro, un film che vedo, un disco che ascolto e ho paura che mi stanchi perché lo consumo tipo ossessione... diventa tutto un’ossessione».
L’ultima?
« One Piece , la serie tratta dal manga di Eiichir Oda. Sono arrivato a vederne venti puntate in un giorno... un po’ too much. Ho scoperto che tanti anime di oggi hanno rubato da lì, è stato rivoluzionario... E poi mi è piaciuto vedere che hanno utilizzato molte location italiane per ricreare luoghi inventati».
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