MAI DIRE GAY - ALDO BUSI DIFENDE LA BATTUTA DEL BANANA “TANTI GAY? MEGLIO, MENO CONCORRENZA” - “È LA MENO STUPIDA DETTA DA UN UOMO CHE IN CABINA DI COMANDO STA ALL’ITALIA COME IL COMANDANTE SCHETTINO ALLA COSTA CONCORDIA E NON È NEPPURE AGLI ARRESTI DOMICILIARI” - “I GAY DI REGIME SONO UGUALI AGLI ETERONI FAMILISTI E PUTTANIERI: COME TUTTI GLI ITALIANI, PROTESTANO AL RIPARO DEL FOCOLARE DOMESTICO”…

Aldo Busi per "il Fatto Quotidiano"

Ammettiamolo: la battuta di Silvio Berlusconi nell'intervista al mensile statunitense The Atlantic, "Tanti gay in giro? Meglio, meno concorrenza", è la meno stupida che possa fare un eterosessuale e a maggior ragione se vecchio eterosessuale e eterosessuale vecchio - non solo anagraficamente, anche antropologicamente e culturalmente vecchio. Quindi, se è la meno stupida, è al momento anche la più intelligente a disposizione di chi voglia esporsi sul tema rischiando comunque di dire una sciocchezza - citandomi: "più uno pensa qualcosa dell'omosessualità, più è stupido".

La battuta di Berlusconi non porta con sé strascichi della rancorosa omofobia tipica di chi da ragazzo dell'oratorio è stato palpeggiato dai preti o, peggio, non è stato palpeggiato dai preti mentre i suoi compagni più belli, più sensualmente morbosi, più alti sì, e non se ne dà pace per tutta la sua vita di bruttino o di bruttone invidioso: Silvio è stato un bel ragazzo e, intrapredente e caritatevole com'è, avrà provveduto lui a gratificare le suore a tiro più meritevoli del suo tocco carismatico.

L'aspetto inquietante, semmai, della battuta non riguarda affatto i limiti culturali e umani e sessuali e politici di Berlusconi, ma dei gay, di regime per intrinseco Dna cattolico, che per lui e i suoi modelli di vita e il suo modo di amministrare (?) il bene pubblico non hanno mai rappresentato in Italia una concorrenza ideologica e politica ed economica, visto che i loro limiti, di vera sudditanza ai cliché del machismo e del disimpegno a strenua difesa del proprio particulare, ovvero sesso ad personam, sono anche peggio, cioè del tutto simili a quelli dei loro colleghi e sodali eteroni familisti e puttanieri di regime, e a cambiare la situazione non saranno certo le prese di posizione di una manciata di militanti gay che di mestiere fanno i gay al soldo pubblico che difendono (?) i gay che se ne fregano di venire difesi. Già di per sé l'etichetta "gay" è indifendibile oggi.

È come continuare a vivere negli anni Settanta sotto l'influsso dei movimenti di rivolta americani alla Stonewall (1969) senza ancora crearne di propri - il che è come continuare a ringraziare e omaggiare gli americani per lo sbarco in Normandia: per qualche decennio va bene, poi il troppo stroppia -, però guai a ricordarlo ai gay italiani, il cui massimo apporto alla costruzione civile del Paese è dato dal loro afflato di nostalgia di massa e di fancazzismo civile.

Quando mi si dice che i gay mi detestano, malgrado io non abbia fatto altro che proteggerne i diritti ma da un altro e ben più vasto punto di vista, mi si conferma che avevo visto giusto: se Berlusconi con la politica ha in diciassette anni triplicato le sue fortune, è innegabile che i gay italiani, se rapportati agli standard di civiltà e vivibilità e urbanità raggiunti dagli altri paesi europei e addirittura dal Sudafrica, hanno triplicato le disgrazie della loro condizione giuridico-sociale di pecorelle smarrite per statuto, le quali tutt'al più fanno salotto carbonaro nell'ovile di una sauna o di un confessionale .

Lo stato dei "gay" italiani è, paraddossalmente, paradigmatico dello stato degli italiani tout court che protestano al meglio al riparo del loro focolare domestico: quando gli estremi si toccano, è perché tanto estremi non sono. Premesso che, a scorrere la quarantina di leggi ad personam di quest'altro Ventennio ancora in corso e inghiottendo l'amaro calice del decisivo apporto della Sinistra di potere che le ha votate , è inevitabile concludere che il berlusconismo è stato ed è davvero bipartisan come ha scritto Travaglio e premesso che, mi ri-cito, "meglio un nemico vero che un finto amico", ora, però, la domanda conclusiva da farsi è un'altra: se il governo Monti - che meritatamente ha carta bianca nella manutenzione dell'economia e non può ignorare che l'unica maniera per sanare l'economia di una nazione moribonda è sanare l'etica malata che vi soggiace - cominciasse a smantellare quelle leggi ad personam volute dall'ex (?) presidente e non rischiasse di apparire sempre più la carta ricalcante in bella copia vaticana del governo precedente (?), seppure con la non indifferente differenza, va ammesso, di essere efficiente, che ce ne importerebbe di star qui a commentare una esternazione non stupida, anzi, la più intelligente possibile in materia, di un uomo che per il resto, in cabina di comando non certo in solitudine, sta all'Italia come il comandante Schettino alla Costa Concordia e non è neppure agli arresti domiciliari?

 

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