IL CINEMA DEI GIUSTI – ‘’MAI STATI UNITI” È UN CIVILISSIMO FILM PER FAMIGLIE, PER NULLA VOLGARE, DOVE I VANZINA RISCALDANO UN PO’ DI VECCHI CAVALLI DI BATTAGLIA E PROVANO QUALCHE FACCIA NUOVA - OLTRE ALLA FACCE CI FANNO VEDERE ANCHE CHIAPPE E PISELLO DI GIOVANNI VERNIA IN UNA SCENA ALLA ALBERTO SORDI IN “UN AMERICANO A ROMA”. TOTALLY STRACULT… NON C’È PIÙ LA COMMEDIA DI UNA VOLTA…

Era dai tempi di Don Buro-Christian De Sica in "Vacanze in America" e di Lorenzo Colombo-Massimo Boldi in "Sognando la California" che i Vanzina Brothers non tornavano negli States con un carico di più o meno nuovi comici. Sono passati ormai una trentina d'anni da questi film (soprattutto il primo) che hanno ancora fan agguerriti fra i trenta-quarantenni cresciuti negli anni '80. L'idea di questo "Mai stati uniti", diretto da Carlo Vanzina e scritto da Carlo col fratello Enrico e Edoardo Falzone, gagman e co-sceneggiatore di Max Bruno, è più o meno la stessa.

Con un piccolo pretesto si mettono insieme dei personaggi popolari della scena italiana attuale e si mandano in giro per l'America. Il pretesto è quello della morte di un miliardario, padre naturale di cinque persone che non si sono mai viste tra di loro e nulla sapevano di questo padre, un cuoco napoletano, Vincenzo Salemme, un'impiegata malata d'ansia, Ambra, un divorziato con figlio che si arrabatta come pagliaccio nelle feste dei bambini, Ricky Memphis, un garzone dello zoo strampalato, Giovanni Vernia, una coatta di Roma Est, Anna Foglietta.

Per poter usufruire della ricchissima eredità i cinque devono solo andare nel deserto dell'Arizona e gettare lì le ceneri dell'ignoto genitore. Ma affinché il film diventi una commedia on the road, con tutti gli incidenti che possiamo immaginare, dalla pausa sotto il Monte Rushmore con le sculture giganti dei quattro presidenti ("In Italia potremmo metterci Napolitano, Ciampi, Pertini e Franco Sensi", dice Memphis) alla capatina a Las Vegas, dove incontreranno un Maurizio Mattioli in gran forma, dalla rapina al drugstore al bordello scambiato per la casetta del benzinaio, i cinque dovranno abbandonare l'aereo e prendere una monovolume. Sono finiti i tempi dei torpedoni di Don Buro.

Più riuscito del precedente "Buona giornata", al solito ben costruito come ossatura e sviluppo dei personaggi (pochi sceneggiatori e registi attuali ne sono capaci), "Mai stati uniti" soffre, come molti degli ultimi film dei Vanzina, del problema di dover fare i conti coi modelli comici attuali adattati all'interno del loro cinema, molto classico, per non dire antico. Non senso la commistione funziona. Mentre la citazione classica, come quella iniziale della partita di poker di Vittorio De Sica col bambino da "L'oro di Napoli", affidata a Salemme, è una delle cose che funzionano di più.

Per non parlare del racconto alla Mario Brega, ripreso da "Borotalco" di Carlo Verdone, affidato a Ricky Memphis per raccontare come ha risolto violentemente la questione col rapinatore. Ma la comicità strampalata, alla Zelig, di Giovanni Vernia stride parecchio in questo contesto, ad eccezione del tormentone deniriano "Ma dici a me?".

Le cose vanno meglio con la moderna romanità coatta di Anna Foglietta, già rodata in "Colpi di fulmine'', che si adatta perfettamente anche al Vanzina Touch e riesce a interagire anche con l'ansia da "Immaturi" di Ambra, condannata in ogni film a fare l'isterica piena di tranquillanti.

Ovvio che quando entra in scena col suo carico di battute Maurizio Mattioli come giocatore romano in quel di Las Vegas e si incontra con Anna Foglietta travestita da strappona i Vanzina tornano nel loro mondo e tutto fila più liscio. E ci restiamo parecchio male che l'incontro Mattioli-Memphis, giocato su un riconoscersi sulla romanità di sordi-fabrizi-ecc., non sia più lungo, visto che i due, riuniti nei due "Immaturi" di Paolo Genovese, si trovano alla perfezione.

Alla fine "Mai stati uniti" è un civilissimo film per famiglie, per nulla volgare, dove i Vanzina riscaldano un po' di vecchi cavalli di battaglia e provano qualche faccia nuova. C'è pure il cammeo del gigantesco comico napoletano Antonio Fiorillo, new entry. Oltre alla facce ci fanno vedere anche chiappe e pisello di Giovanni Vernia in una scena alla Alberto Sordi in "Un americano a Roma". Totally stracult... Non c'è più la commedia di una volta...

 

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