malcolm & marie

IL CINEMA DEI GIUSTI – “MALCOLM & MARIE” È LUNGO, TORMENTATO, MA ANCHE DIVERTENTE, INTELLIGENTE, MERAVIGLIOSAMENTE INTERPRETATO DA JOHN DAVID WASHINGTON E ZENDAYA – IL COPIONE NON SARÀ DI EDWARD ALBEE O DI TENNESSEE WILLIAMS, MA È PIENO DI GRANDI MOMENTI REALISTICI CHE FUNZIONANO BENISSIMO PER NOI SPETTATORI COSÌ MARTORIATI DA BANALITÀ PIÙ O MENO SERIALI VISTE IN TV DURANTE QUEST’INFINITA PANDEMIA – VIDEO

 

 

Marco Giusti per Dagospia

 

“Perché non hai preso me?” Eccola la domanda chiave, che arriva a metà film, questo lungo, tormentato, ma anche divertente, intelligente, meravigliosamente interpretato “Malcolm & Marie”, scritto e diretto da Sam Levinson, autore e regista bianco del celebrato “Euphoria”,  con la coppia lanciatissima John David Washington & Zendaya.

 

 I due, una coppia, sono tornati da una spettacolare prima del film diretto da lui, Malcolm, regista un po’ saccente al suo primo film importante, già salutato dai critici bianchi di Los Angeles, soprattutto la critica del L.A.Times, come un capolavoro.

 

Ma lui quella sera ha ringraziato tutti, ma proprio tutti, tranne lei, Marie, la sua donna e la sua musa, a cui si è ispirato per costruire il personaggio della protagonista del suo film, una ex tossica ventenne, interpretata da un’altra attrice, certa Taylor. E se per una buona metà il problema è quel grazie che lui si è dimenticato di dirle di fronte a tutti, poi arriviamo alla domanda del perché non hai preso me?

 

E quello che sembrava essere il giorno più bello della vita di Malcolm, diventa una notte da incubo che non accenna a finire, alla “Chi ha paura di Virginia Woolf?”.

 

Magari in versione nera e in versione ultracinéfila, perché Malcolm non la smette mai di far battute sul cinema che ama e ha significato qualcosa per lui, e sugli stupidi critici bianchi che non sanno uscire dagli stereotipi quando parlano di cinema nero con le solite frasi fatte, al punto che quando lui ha tirato fuori come ispirazione William Wyler, il regista di “I migliori anni della nostra vita” e di “Ben-Hur”, gli hanno chiesto: “Perché William Wyler era nero?”. Critici del cazzo! Critici del cazzo! Che vogliano trovare nel suo film dei valori da cinema nero militante quando è una semplice storia su una ragazza che vuole uscire dalla droga.

 

E mentre lui parla e parla di cinema, lei cucina della pasta al burro e parmigiano nella casa stupenda pagata dalla produzione, e quando lui le sta baciando il sedere lei gli chiede: “Vuoi il burro salato o non salato?” Ovvio che poi sbrocchi. E poi fanno pace. E poi sbrocca lei. E poi stanno per scopare, la cosa che lui vuole fin dall'inizio, oltre parlar di cinema. Ma deve andare a far pipì.

 

E noi spettatori sappiamo che come andrà in bagno lei inizierà a piangere e le cose cambieranno di nuovo. Forte dell'esperienza di “Euphoria”, compresi i due bellissimi speciali usciti da poco su Sky dedicati ai due personaggi chiave, e forte del rapporto che ha costruito con Zendaya, Sam Levinson offre ai due protagonisti un copione che non sarà di Edward Albee o di Tennessee Williams, ma è pieno di grandi momenti realistici che funzionano benissimo per noi spettatori così martoriati da banalità più o meno seriali viste in tv durante quest’infinita pandemia.

 

 E Zendaya e John David Washington sono giovani, belli, eleganti, sexy, bravissimi ma, soprattutto, riescono a costruire un complesso, sofisticato rapporto di coppia con tutte le trappole, le gioie e i dolori che questo comporta nella vita. Lo trovate su Netflix da oggi. Girato interamente durante la pandemia. E questo si sente…

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