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DAGOREPORT - LA "SPECIAL RELATIONSHIP" DI GIORGIA MELONI CON DONALD TRUMP ERA SOLO NELLA TESTOLINA BIONDA DELLA DUCETTA: QUANDO SI TRATTA DI COLPIRE L'EUROPA, IL TYCOON NON FA DISTINZIONI (LE TARIFFE AL 25% COLPIRANNO ANCHE L'ITALIA, MENTRE IL REGNO UNITO SARÀ ESENTATO) E LA PRESUNTA AMICIZIA CON LA "MERAVIGLIOSA LEADER" ITALIANA VA A RAMENGO - L'HANNO CAPITO ANCHE A DESTRA: BASTA SBIRCIARE IL TITOLONE DI PRIMA PAGINA DEL "GIORNALE" DI OGGI ("TRUMP, I PRIMI DUBBI DELLA LEGA") E ASCOLTARE LE PAROLE DEL MINISTRO URSO (FRATELLI D'ITALIA): "L'AMERICA PUNTA A DIVIDERE GLI ALLEATI EUROPEI" - LA "THATCHER DELLA GARBATELLA" E' INSOFFERENTE PER L'ATTIVISMO DI MACRON E STARMER MA I DUE SONO LEADER DI PAESI "PESANTI", CON ARMI NUCLEARI - PRIMA O POI L'UNDERDOG DOVRÀ ACCORGERSI CHE BACIARE LA PANTOFOLA DI "KING TRUMP" NON È STATA UNA BUONA IDEA...
Trump davanti a Macron risponde al giornalista italiano "amo l'Italia...abbiamo una donna meravigliosa...ho parlato con lei oggi...penso che abbiamo una leadership molto forte con Giorgia"
— Sirio ? (@siriomerenda) February 24, 2025
siamo una colonia trattata come una macchietta...#Trump #Macron #Meloni #CasaBianca pic.twitter.com/pz7k7XqWBN
1. DAGOREPORT
DONALD TRUMP E GIORGIA MELONI A MAR-A-LAGO
La sbandierata “special relationship” di Giorgia Meloni con Donald Trump è solo nella testolina della Ducetta. Di fronte ai dazi al 25% contro tutta l’Unione europea, come farà la premier italiana a rimanere ancorata a King Donald?
Ogni giorno che passa, è una piaggia di dichiarazioni, retroscena, foto e smentite che sgretolano il sogno della premier di diventare il “ponte” tra Usa e Ue, che nei fatti non è mai esistito. Il trumpismo non ha bisogno di pontieri o alleati, solo di obbedienti vassalli.
La scelta di auto-nominarsi interlocutore privilegiato dell’amministrazione americana più anti-europea della storia occidentale si è trasformata in un’operazione tafazzista.
TRUMP, I PRIMI DUBBI NELLA LEGA - PRIMA PAGINA DEL GIORNALE - 28 FEBBRAIO 2025
Un lose-lose che, davanti all'insistenza della Casa Bianca a randellare l'Ue (Italia inclusa) con i dazi, ha allarmato persino alcuni esponenti di spicco della stessa maggioranza di centrodestra.
A ribaltare lo scenario è stato l’annuncio, peraltro telefonatissimo – era una delle promesse della campagna elettorale – che gli Stati Uniti imporranno dazi del 25% all’Europa.
E così, come titola oggi nientemeno che “il Giornale” degli Angelucci, emergono i “primi dubbi” sulla linea trumpiana del Governo.
Il retroscena firmato da Augusto Minzolini è una ginocchiata sullo stomaco della Ducetta: “C'è chi getta acqua sul fuoco, chi spera ancora che siano solo episodi di folklore trumpiano, ma in un governo che ha molto puntato sulla nuova amministrazione americana, con la premier che si è proposta come ponte tra l'America e l'Europa e un vicepremier che è diventato un tifoso sfegatato MAGA (l'acronimo del movimento di Trump), un po' di imbarazzo c'è”.
E poi ancora: “[…] Nessuno lo dice apertamente ma anche nel governo europeo più aperto verso Trump c'è chi comincia a pensare che Washington stia esagerando. […] L'aria a Roma si è fatta frizzantina. Anche il Quirinale guarda le mosse del governo. Più Trump tira la corda e più la scelta tra Washington e Bruxelles si avvicina. La premier farà di tutto per evitarla, ma se le due sponde dell'Atlantico si allontanano c'è il rischio che ponte Meloni rischi di crollare”.
Rileggiamo con attenzione: “C’è il rischio che ponte Meloni rischi di crollare”. Parole durissime, soprattutto perché 'sto ponte nze mai visto. E poi perché questi fendenti arrivano dall’house organ della premier, il quotidiano diretto dal suo biografo, Alessandro Sallusti, che di solito cerca ogni modo per elogiare la “Underdog della Garbatella”.
Che il clima all’interno della maggioranza, e in Fratelli d’Italia, sia davvero infame, lo conferma il ministro del Made in Italy, Adolfo Urso. Intervistato da “La Stampa”, oggi, sentenzia: “Noi siamo i primi ad essere preoccupati per l'innesco di una possibile guerra commerciale, che chiaramente punta a dividere gli alleati europei”.
Urso prende evidentemente le distanze da quel Trump che è riuscito ad abbindolare Giorgia Meloni con due strette di mano, una foto e du' elogi. Quando la Ducetta, invece, s'è spesa eccome per ritagliarsi un posto nel cuore del tycoon, volando a Washington, intervenendo alla convention conservatrice CPAC, e difendendo le mosse della Casa Bianca con tutti gli interlocutori europei.
adolfo urso giorgia meloni - foto lapresse
Ma il trumpismo senza limitismo non ammette né fiancheggiatori né trombettieri: è un bulldozer che spiana tutti. Donald decide, gli altri s'accodano.
Un simile "metodo" diventa un boomerang anche per Matteo Salvini, il più trumpiano del reame, che si sgola per far udire la sua vocina a Washington, come neanche una groupie a un concerto.
Sempre Minzolini attribuisce a Riccardo Molinari, capogruppo della Lega alla Camera, un durissimo sfogo contro il “Capitone-Trumpizzato”: “Il problema è che la politica estera la fa solo lui anche se il 90% del partito non la condivide. E purtroppo le conseguenze della politica trumpiana non ricadono sui partiti ma sul Paese. Quando Trump ci farà male, perché ci farà male visto che al di là del supposto rapporto privilegiato con la Meloni lui fa solo i suoi interessi, la colpa la daranno a noi leghisti che siamo stati solo ad agitare le mani, a fargli da cheerleader”. Per completezza, va segnalata la correzione di rotta di Molinari (vedi Ansa a seguire)
la stretta di mano tra donald trump ed emmanuel macron 2
A dare la mazzata finale alla “pora Giorgia”, però, più delle dichiarazioni “interne” sono le immagini, le parole e le azioni arrivate dalla Casa Bianca.
Certo, Trump ha elogiato pubblicamente la Meloni (“L’Italia ha una leadership forte grazie a Giorgia. è una donna meravigliosa”), ma al di là delle smancerie, c’è poca ciccia. Quando si tratta di parlare di cose serie, il tycoon chiama chi conta davvero. Cioè la Francia (unico paese dell'Ue con la bomba nucleare e membro fisso del Consiglio di sicurezza dell'Onu) e Gran Bretagna, paese extra-Ue ma potenza atomica e solido alleato di Washington.
Ne sono la “rappresentazione plastica” (come direbbe Daniela Santanchè) le visite di Emmanuel Macron e Keir Starmer a Washington: il presidente francese e il premier britannico sono gli unici ad avere l’autorevolezza e la forza per trattare direttamente con Trump.
donald trump elogia giorgia meloni 1
La Ducetta può solo ingoiare il rospone, e far circolare, tramite il “suo” retroscenista Marco Galluzzo, sul “Corriere”, una reprimenda contro il Toyboy dell’Eliseo: “A che titolo sei andato a Washington?”. Se avesse potuto darla, Macron avrebbe confezionato questa risposta: perché, mia cara Giorgia, a differenza tua, conto qualcosa...
Alla premier italiana non resta che abbozzare. Sì, certo, puo' opporsi a parole, all’invio di truppe europee come forza di interposizione in Ucraina (ma se poi glielo chiede Trump, che fa?), e cercare di mantenere un equilibrismo impossibile tra interessi europei e “amicizia” transoceanica. Ma è fatica sprecata.
La Statista del Colle Oppio può essere insofferente per le iniziative anglo-francesi, per il “metodo”, ma alla fine bisogna "pesarsi". L'Italia è una media potenza regionale, nulla più. Nello scacchiere internazionale conta come il due di briscola.
L'orgoglio patriottico, il sovranismo alle vongole, la Meloni deve ridimensionarlo alla realtà. Inutile scalciare. Anche perché i nodi vengono al pettine. La premier prima aveva minacciato di non andare al vertice europeo sull’Ucraina a Parigi (remember il “Macron non può convocare nessuno?” del viceministro degli Esteri, Edmondo Cirielli?) ed è stata costretta a partecipare, mostrando il grugno indispettito.
E ora le tocca fare lo stesso con il summit di Londra, di domenica. Il primo ministro britannico Starmer la convoca, e lei deve battere i tacchi. Hai voglia a indispettirsi, a tuonare che l’iniziativa "deve essere presa unitariamente dall’Unione europea": l’Italia non può far altro che accodarsi. E' la condanna di un paese indebitato (3 mila miliardi di euro), senza armi nucleari, con un esercito ai minimi termini e dotazione militare antiquata.
Sarà l'inesorabile dispiegarsi degli eventi a dimostrare alla Meloni che schierarsi a priori con Trump, che vuole vedere l'Europa spaccata e debole (Italia inclusa), non è stata una grande idea.
2. A LONDRA SI RISCHIANO SCINTILLE
Estratto dell'articolo di Marcello Sorgi per “La Stampa”
Dopo che anche a Starmer ieri Trump ha detto di sì, il vertice europeo di domenica a Londra […] si preannuncia teso.
VERTICE EUROPEO PER L UCRAINA A PARIGI
Da un lato infatti ci saranno i leader inglese e francese, decisi a farsi avanti con Trump, agevolandolo nella partita conclusiva della guerra in Ucraina e offrendo i loro eserciti per intervenire da subito in favore di un cessate il fuoco […]. Una soluzione possibile solo se otterrà un largo grado di consenso tra i Paesi che parteciperanno alla riunione promossa da Starmer con l'approvazione di Macron. E con l'opposizione invece, di Meloni.
[…] Meloni non ha affatto gradito la fuga in avanti di Macron (con il quale, si sa, i rapporti non sono buoni) e di Starmer, interessati a non trovarsi tagliati fuori dal primo giro di relazioni del Presidente americano, e il modo in cui hanno trattato, giudicandola negativamente e in sostanza dilatoria, l'iniziativa italiana.
volodymyr zelensky giorgia meloni foto lapresse 10
D'altra parte, Trump (che in pubblico esprime giudizi positivi anche su Meloni) in principio sembrava voler delineare per l'Ucraina una soluzione a due con Putin, anche a costo di farla passare sulla testa degli altri. Poi però è apparso più disponibile, e oggi vedrà Zelensky, seppure ufficialmente per discutere un accordo sulle terre rare.
Anche Von der Leyen ha avanzato una sua proposta. Insomma il negoziato sembra allargarsi e rimettersi in movimento. Di qui la resistenza di Meloni alla fretta di Macron e Starmer, che domenica, a Londra, potrebbe provocare più di una scintilla.
DONALD TRUMP ACCOGLIE GIORGIA MELONI A MAR-A-LAGO
3. TRUMP SALVA IL REGNO UNITO E ISOLA L'UNIONE EUROPEA BRUXELLES: "ORA IL DIALOGO"
Estratto dell’articolo di Emanuele Bonini Alberto Simoni per “la Stampa”
[…] Una seconda ondata di dazi doganali è prevista per il 2 aprile. Si tratta dei dazi per reciprocità che Trump vuole mettere a tutti quegli Stati in cui la bilancia commerciale è sfavorevole per gli Stati Uniti.
Nel mirino ci sono i membri dell'Unione europea, nonostante il disavanzo commerciale […] sia di 48 miliardi e non superiore ai 300 cui solitamente si riferisce Trump e che pure lo stesso inquilino della Casa Bianca ribadisce […]. Proprio il Regno Unito ha buone speranze di evitare i dazi visto che potrebbe fare un grande accordo commerciale con gli Usa.
Lo ha annunciato Trump nell'incontro con il premier britannico Keir Starmer con il quale ha scherzato, «negoziatore tosto, ha provato a convincermi a non mettere dazi». Per l'Unione europea invece la modulazione delle tariffe avverrà in base a studi per Paese e settore molto accurati che saranno ultimati entro il primo aprile, spiega a Cnbc Kevin Hassett, capo del consiglio economico della Casa Bianca.
la stretta di mano tra donald trump ed emmanuel macron 1
[…] Trump anche attaccato l'Ue, a suo avviso «nata per fregare gli Stati Uniti», un qualcosa che «non può avvenire» sotto la sua presidenza. A Bruxelles si cerca di mantenere nervi saldi. Non manca l'irritazione per le misure annunciate e per i modi di fare oltre oceano, ma si lavora per venirne a capo.
[…] Ma si lavora comunque anche a risposte mirate, qualora le minacce statunitensi dovessero tramutarsi in realtà. Se a Bruxelles si risponde, è a Washington che si reagisce.
GIORGIA MELONI DONALD TRUMP - MEME BY EDOARDO BARALDI
La presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola passa per le vie di fatto approfittando della sua visita istituzionale oltre Atlantico. Obiettivo: lavorare ai fianchi di Trump. «Ho incontrato industriali americani e spiegato loro che siamo aperti a fare affari», rivela agli studenti della John Hopkins University. Ribadendo che l'Ue «risponderà con fermezza» anche se questa non è la via preferibile né la via preferita, Metsola vuole creare un fronte industriale tutto a stelle e strisce contro la Casa Bianca.
4. ADOLFO URSO "IL NUCLEARE CONTRO IL CARO-ENERGIA CON I DAZI GLI USA VOGLIONO DIVIDERE L'UE"
Estratto dell’articolo di Alessandro Barbera per “la Stampa”
GIORGIA MELONI DONALD TRUMP - IMMAGINE CREATA CON GROK
[…] Adolfo Urso […]. ministro delle Imprese […] veniamo da ventitré cali consecutivi della produzione industriale, e all'orizzonte si vedono solo nubi. Il costo del gas è ai massimi da due anni, ora arrivano i dazi di Trump. Per parafrasare Mario Draghi, farete qualcosa?
«Noi siamo i primi ad essere preoccupati per l'innesco di una possibile guerra commerciale, che chiaramente punta a dividere gli alleati europei. Ricordo ai teorici del declinismo che l'Italia l'anno scorso è diventato il quarto esportatore mondiale. E dunque è chiaro che abbiamo tutto l'interesse a evitare una escalation».
E come la si evita?
MATTEO SALVINI RICCARDO MOLINARI
«In una logica di coesione europea può essere solo la Commissione ad avere la risposta giusta».
Il contrario di quel che dice Matteo Salvini, il quale ieri ha invitato a "sfruttare l'occasione per l'Italia".
«Non raccolgo la provocazione».
Cosa chiede Trump all'Europa?
«La sua strategia è evidente dal primo provvedimento tariffario contro Canada e Messico.
In quel caso l'obiettivo era il controllo delle frontiere. A noi chiede innanzitutto due cose: di spendere di più per la Difesa, e forse di acquistare più gas liquido dagli Stati Uniti».
I DAZI DI DONALD TRUMP - MEME BY 50 SFUMATURE DI CATTIVERIA
E secondo lei lo dobbiamo comprare?
«Può essere parte di una strategia. Ma il vero obiettivo deve essere il raggiungimento della nostra autonomia strategica. Gli americani hanno iniziato a pensarci dopo l'attacco delle Torri Gemelle. Per l'Europa quel momento è arrivato solo con la guerra in Ucraina». […]
5. L'IRRITAZIONE DI MELONI CON GLI ALLEATI "NON AGGIUNGIAMO CAOS AL CAOS"
Estratto dell’articolo di Francesco Malfetano per “la Stampa”
Gli incontri di Keir Starmer ed Emmanuel Macron a Washington? Iniziative in ordine sparso. Le loro proposte concrete? Ancora indecifrabili. La posizione italiana? «Non aggiungere caos al caos». […]
la sensazione è che in questa fase Giorgia Meloni abbia scelto l'immobilismo: l'unica strategia che le consente di mantenere il delicato equilibrio imposto dal suo più o meno auto-attribuito ruolo di "ponte" con l'amministrazione Usa.
[…] «Vedremo cosa mettono sul tavolo domenica» confida un esponente di governo che segue da vicino il dossier, ma preferisce restare anonimo, riferendosi al summit di Londra, organizzato sulla falsa riga della videochiamata promossa da Macron mercoledì scorso. «Al momento – aggiunge – non c'è una proposta precisa».
Alle critiche «di metodo» […] si sommano quelle di merito. A Palazzo Chigi cresce l'insofferenza per i contorni indefiniti delle iniziative anglo-francesi. Senza scoprirsi troppo, il governo contesta la mancanza di chiarezza su cosa comporti il discusso impegno militare di Francia e Regno Unito e su chi sia disposto a seguirli.
GIORGIA MELONI - DONALD TRUMP - ELON MUSK - IMMAGINE CREATA CON L IA E PUBBLICATA DA ANDREA STROPPA
Anzi, se l'idea – come anticipato dal Financial Times – dovesse essere quella di mettere a disposizione 30mila uomini per un ipotetico contingente europeo, Roma è convinta che non se ne farà nulla. E non solo perché il necessario via libera americano non è affatto scontato (così come quello della Nato), né perché l'Europa non dispone di un esercito comune. Ma anche perché, per garantire la sicurezza dell'Ucraina, «servirebbero almeno 100mila uomini», si ragiona al ministero della Difesa. Un contingente che, realisticamente, solo l'Onu potrebbe schierare. Tuttavia, prima ancora di poter considerare uno scenario di questo tipo, servirà molto tempo.
Al di là delle mosse di Francia e Regno Unito, l'Italia continua a puntare su una sorta di «acrobazia» Nato: garantire all'Ucraina, pur senza un ingresso formale nell'Alleanza, la protezione dell'Articolo 5 del Trattato. Una versione «minus» o comunque limitata ai casi di nuove invasioni rispetto alla situazione esistente al momento del sospirato cessate il fuoco. Se ne parlerà a Londra? Forse. Più probabilmente, Meloni attenderà quello che considera il «consesso giusto»: il Consiglio europeo straordinario di giovedì prossimo a Bruxelles. È da lì, secondo il governo, che dovrà partire un segnale verso Washington in merito al richiesto impegno per la difesa comune, con maggiore flessibilità e nuove riflessioni sui finanziamenti.
LA FACCIA DI GIORGIA MELONI AL TAVOLO DEL VERTICE EUROPEO PER L UCRAINA
Un messaggio che possa portare l'Ue al tavolo con Trump e Putin. Forzare la mano ora sarebbe controproducente. Anche perché esiste il rischio che gli Usa, se irritati, decidano di passare all'incasso con posizioni più rigide e meno negoziali. E non solo per i dazi.
Un esempio? Al vertice Nato di giugno all'Aja verrà riformulato l'obiettivo di spesa militare, attualmente fissato al 2% del Pil. Per l'Italia, che oggi destina poco più dell'1,5% (pari a 32, 7 miliardi di euro), un aumento oltre il punto di caduta ipotizzato – il 3,6-3, 7% – sarebbe insostenibile. […]
6. MOLINARI, TRUMP OCCASIONE PER L'ITALIA, LA MIA POSIZIONE È NOTA
(ANSA) - "Le mie posizioni sono pubbliche e quotidiane, rispondo di quelle, non dei retroscena anche se pubblicati con grande evidenza da il Giornale, e ne sono sorpreso e molto amareggiato. Il mio parere, come facilmente verificabile, è quello della Lega ed è pubblico, chiaro e ribadito dal sottoscritto in tutte le uscite in Aula e nelle interviste: i cambiamenti imposti da Trump possono essere una occasione di cambiamento positivo per l'Italia. I tentativi di alimentare tensioni nella Lega continuano da anni ma, anche questa volta, non daranno risultati".
I PAESI PIU ESPOSTI VERSO GLI USA
Così il capogruppo della Lega alla Camera Riccardo Molinari in riferimento all'articolo pubblicato oggi da Il Giornale dal titolo 'governo irritato: adesso Donald sta esagerando. E la Lega è assalita dai primi dubbi'. Nel testo viene riportato un virgolettato di Molinari: "L'uscita dell'uomo di Musk - dice il capogruppo leghista - è inquietante, non so cosa ci sia dietro. Così come tutte le uscite di Trump dovrebbero far riflettere. Il problema - continua l'esponente della Lega parlando di Salvini- è che la politica estera la fa solo lui anche se il 90% del partito non la condivide. E purtroppo le conseguenze della politica trumpiana non ricadono sui partiti ma sul Paese".
emmanuel macron keir starmer vertice europeo sull ucraina foto lapresse
giorgia meloni e donald trump meme by edoardo baraldi
riccardo molinari
MATTEO SALVINI RICCARDO MOLINARI