franco migliacci

OLTRE “IL BLU DIPINTO DI BLU” C'È MOLTO DI PIÙ – MOLENDINI RICORDA FRANCO MIGLIACCI, IL GRANDE AUTORE SCOMPARSO A 92 ANNI: “È STATO LA STORIA DELLA CANZONE ITALIANA IN ANNI RICCHI E CREATIVI, LA STORIA DELLA RCA, FABBRICA DEI MIRACOLI (MUSICALI) – MIGLIACCI NON È SOLO ‘PENSO CHE UN SOGNO COSÌ NON RITORNI MAI PIÙ...’. È ‘TINTARELLA DI LUNA’. È ‘FATTI MANDARE DALLA MAMMA A PRENDERE IL LATTE’. E' ‘TU MI FAI GIRAR, TU MI FAI GIRAR COME FOSSI UNA BAMBOLA’…” – LA SERATA ALCOLICA E I QUADRI DI CHAGALL CHE ISPIRARONO IL CAPOLAVORO CANTATO DA MODUGNO – VIDEO

 

Marco Molendini per Dagospia

 

franco migliacci e domenico modugno

Franco Migliacci non è solo «penso che un sogno così non ritorni mai più, mi dipingevo le mani e la faccia di blù...». E' anche «Il pullover che mi ha dato tu sai mia cara possiede una virtù». E' «tintarella di luna, tintarella color latte». E' «Bambina piccolina, patatina col naso piccolino, patatino». E' «fatti mandare dalla mamma a prendere il latte». E' «una rotonda sul mare, il nostro disco che suona, vedo gli amici ballare». E' «c'era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones».

 

E' «tu mi fai girar, tu mi fai girar come fossi una bambola». E' «che sarà, che sarà, che sarà, che sarà della mia vita chi lo sa?». E' «holaila, holaila, Heidi, Heidi, il tuo nido è sui monti». E' «uno su mille ce la fa, ma quanto è dura la salita». E' la storia della canzone italiana in anni ricchi e creativi. E' la storia della Rca, fabbrica dei miracoli (musicali) sulla Tiburtina. E' stato tante altre cose ancora. E' stato anche la voce in italiano di Klaus Kinski, quando per un periodo ha fatto il doppiatore.

 

 

caterina caselli gianni morandi franco migliacci

Del resto, lui ragazzo mantovano, era venuto a Roma attirato dalla chimera del cinema (partecipa a una marea di film come comparsa, per guadagnare da vivere e annusare quel clima). E' una vita avventurosa, la sua, finché non gli viene la voglia di mandare il mondo a quel paese dipingendosi le mani e la faccia di blu.

 

E' l'estate del 1957, ha 26 anni e la canzone italiana più famosa nasce da una serata di alcoliche delusioni e dai poster di due quadri di Chagall, Il gallo rosso e Il pittore e la sua modella. Poi c'è la forza entusiasta di Mimmo Modugno, il resto è una storia fortunata di una canzone che vince a Sanremo e poi riesce ad attraversare l'Atlantico sbarcando in America. Per Franco la vita cambia, c'è Modugno che è un gran bel trampolino di lancio, poi arriva la Rca che comincia a macinare musica e talenti. Lui ha intuito e porta subito quello che quello che storicamente viene lanciato come primo cantautore, Gianni Meccia.

 

 

domenico modugno e franco migliacci

Il seguito viene facile, fra decine e decine di successi: Gianni Morandi, Rita Pavone, Patty Pravo, Nada. Migliacci produce anche il primo album di Renato Zero per la Rca, No, mamma no, che si apre con una canzone, Paleobarattolo, che fa eco al successo di Gianni Meccia, Il barattolo: «Chiuso dentro ad un barattolo/sono stato chiuso in un barattolo/ per vent'anni e trentamila secoli...».

 

E' stata lunga la storia di Franco, gran timoniere della canzone italiana, che se ne va a 92 anni lasciando una lunga scia di ricordi e la testimonianza di una storia del pop di casa nostra basata sulla professionalità, la consapevolezza e la semplicità. E' vero «uno su mille ce la fa», ma se ha il talento di Franco Migliacci è più facile.

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