mario calabresi

“VENNI A SAPERE CHE BERLUSCONI ERA MALATO. AVVISAI GIANNI LETTA. BERLUSCONI CHIAMÒ E MI DISSE TUTTO, A UNA SOLA CONDIZIONE: NON METTERE LA PAROLA CANCRO NEL TITOLO. ANDAI DAL MIO DIRETTORE, EZIO MAURO, CHE MI RASSICURÒ. IL GIORNO DOPO LA PAROLA NEL TITOLO ERA TUMORE. IN PRIMA PAGINA” – MARIO CALABRESI RICORDA I TEMPI DELLA DIREZIONE DI "REPUBBLICA": “UN’AVVENTURA FATICOSISSIMA. AL GOVERNO C’ERA RENZI. SE CI FOSSE STATO IL ‘NEMICO’, O BERLUSCONI O LA MELONI, SAREBBE STATO TUTTO PIÙ SEMPLICE" – "L’INGRATITUDINE" NEL PERIODO A “LA STAMPA” – IL SUO NUOVO LIBRO

Aldo Cazzullo per corriere.it - Estratti

 

Mario Calabresi, perché ha intitolato il suo nuovo libro «Il tempo del bosco?». 

mario calabresi

«Cercavo un luogo in Italia dove il tempo fosse fermo. Mi hanno indicato Sasso Fratino: una riserva integrale, per entrarci ci vuole il permesso dei carabinieri». 

 

Dov’è Sasso Fratino? 

«Nelle foreste casentinesi, sul crinale tra Romagna e Toscana. È la zona dell’eremo di Camaldoli, dove ho passato qualche notte con i dodici monaci. Ed è il bosco più integro d’Italia: ci sono alberi di 5, 600 anni, erano già lì quando Colombo scoprì l’America, altri servirono a reggere la cupola di Brunelleschi. È un luogo dal tempo dilatato: vi passò Dante durante l’esilio, vi passava la linea gotica. E non prende il cellulare». 

(..)

Nel libro si parla anche dell’ansia. 

«E dell’arte di trasformarla in passione. Ho intervistato un promettente calciatore della Roma, Ebrima Darboe, ora in prestito al Frosinone. È arrivato in Italia dal Gambia su un gommone con altri 130 migranti, stipati a suon di frustate, dopo un’odissea di botte, paura, sfruttamento. Gli ho chiesto se provasse mai ansia. Non conosceva il significato della parola». 

 

Nel libro scrive che se c’è qualcosa che non sopporta è l’ingratitudine. L’ha sperimentata, quando ha diretto due grandi quotidiani? 

«Appena arrivato alla Stampa feci dieci promozioni: uno diventava caporedattore, due capiservizio, tre inviati... Al capo del sindacato interno, Giampiero Paviolo, bravo giornalista che purtroppo non c’è più, dissi: ora la redazione sarà contenta. Mi rispose: “Mario, ti sbagli. Hai creato dieci ingrati e duecento scontenti”». 

mario calabresi

 

Detta così, pare che la direzione della Stampa sia stata un incubo. 

«Al contrario, fu un periodo bellissimo, e non solo perché lasciai il giornale in attivo. La Stampa si dirige stando sul territorio. Ogni settimana andavo in una redazione diversa. Una domenica a Cuneo, una ad Asti, poi magari a Bra o a Canelli... I lettori erano contenti di vedermi». 

 

E la direzione di Repubblica come la ricorda? 

«Un’avventura faticosissima. Era finita un’epoca, veniva meno un’idea d’Italia. Fu come nuotare in acque tempestose, tra due forze contrapposte: la nostalgia per lo spirito di Repubblica, per un mondo che vedeva assottigliarsi i suoi riferimenti culturali, e la richiesta di una modernizzazione non facile». 

 

Al governo c’era Renzi. 

«Se ci fosse stato il “nemico”, o Berlusconi o la Meloni, sarebbe stato tutto più semplice». 

mario calabresi

 

Berlusconi raccontò proprio a lei, quando era cronista, la sua malattia. 

«Ne aveva parlato durante una visita a una comunità di recupero. Venni a saperlo. Telefonai a Gianni Letta, per avvisarlo che avrei scritto comunque; tanto valeva che Berlusconi mi parlasse. Berlusconi chiamò e mi disse tutto, a una sola condizione: non mettere la parola cancro nel titolo». 

 

E lei? 

«Andai dal mio direttore, Ezio Mauro, che mi rassicurò. Il giorno dopo la parola nel titolo era tumore. In prima pagina». 

 

E Berlusconi? 

«All’inizio se la prese: “Ora a Montecitorio la gente mi guarda come si guardano i denti ai cavalli”. Ma un mese dopo mi ringraziò: “Quell’intervista mi ha umanizzato. Ora mi guardano come una persona, non solo come Berlusconi”». 

 

silvio berlusconi matteo renzi

Lei ha alle spalle una storia durissima. Le hanno ammazzato il padre che aveva due anni. Avrebbe potuto crescere rancoroso, arrabbiato, livido. Invece, in venticinque anni che la conosco, non l’ho mai vista di cattivo umore. Come mai? 

«Un po’ per gli insegnamenti di mia madre Gemma. Un po’ perché ho avuto uno straordinario secondo padre, Tonino Milite». 

 

Chi era? 

silvio berlusconi matteo renzi

«Pittore, è sua la bandiera della pace, e poeta. Un giorno andò in un bar sotto il suo studio, dove non si era mai parlato d’altro che di calcio, e chiese se poteva appendere al muro una sua poesia. Lo guardarono come un matto, io ero imbarazzatissimo, l’ho pure rimproverato.

 

Divenne un rito: ogni settimana entrava nel bar, e sopra il tavolo su cui erano appoggiati Gazzetta e Corriere appendeva una poesia, dopo averla declamata ad alta voce. Qualche mese dopo la sua morte sono tornato là. Il barista mi ha detto: “Non sa quanto ci manca il maestro! Tutti venivano a leggere e a commentare le sue poesie, anche quelli che non ne avevano mai letta una in vita loro”. Ho cercato di trattenere la commozione, ma non ci sono riuscito». 

 

Sua madre quando restò vedova aveva già due figli, lei e Paolo, ed era incinta di un altro suo fratello, che poi fu chiamato Luigi, come il papà. 

mario calabresi

«Per amore, Tonino si fece carico di crescere tre bambini non suoi. Ogni mattina, quando veniva a svegliarci, si inventava una storia divertente: stava nevicando in primavera, stava passando un elefante, erano fioriti i ciliegi a dicembre... Noi ridevamo, e fingevamo di crederci. Fino a quando, una mattina, non nevicò davvero, in primavera». 

 

Sua mamma ebbe da Tonino un quarto figlio, Uber. Se il mio cognome non mi vietasse i giochi di parole, mi verrebbe da chiederle come faccia a chiamare un taxi... 

«È un nome che viene dal latino! Ubertoso, florido, fecondo...». 

gemma calabresi con il secondo marito tonino milite (dietro, i figli luigi, paolo, mario e uber)

 

(...) Nel libro si cita un maratoneta: «Se tu cerchi di respingere il momento del dunque, che è la crisi, non arriverai in fondo; se invece quando arriva il crollo lo accogli, lo accetti e ti convinci che fa parte del percorso, allora raggiungerai il traguardo». 

«Ognuno di noi ha la sua “mattina dopo”. Ma è proprio negli imprevisti, nelle delusioni, nelle ripartenze che si nasconde la grazia. Se non si fanno atti di fiducia e piccole scommesse, allora la vita si riduce a quel che si è programmato; e si finisce per giocare in difesa. E comunque nostra madre non se n’è mai fatta una ragione. Ancora oggi ogni tanto ci guarda di traverso e, alzando il dito, dice: vergognatevi di non esservi laureati!». 

 

Lei non è laureato? 

«Ho passato mesi a Boston a preparare la tesi alla Kennedy Library, sul dibattito interno all’amministrazione Usa sul centrosinistra italiano. Ma quella tesi non l’ho mai finita, perché poi andai a Roma all’Ansa, e il lavoro mi assorbì del tutto. Mi è rimasto il cruccio. Per anni, la notte ho sognato che nemmeno la maturità era valida, e dovevo ancora fare la versione di greco...».

mario calabresi mario calabresi con i fratelli paolo e luigi, insieme a tonino milite silvio berlusconi matteo renzimario calabresi foto di bacco (1)mario calabresi foto di bacco (3)mario calabresi andrea crisanti foto di bacco (1)commissario luigi calabresi

Ultimi Dagoreport

funerale di papa francesco bergoglio

DAGOREPORT - COME È RIUSCITO IL FUNERALE DI UN SOVRANO CATTOLICO A CATTURARE DEVOTI E ATEI, LAICI E LAIDI, INTELLETTUALI E BARBARI, E TENERE PRIGIONIERI CARTA STAMPATA E COMUNICAZIONE DIGITALE, SCODELLANDO QUELLA CHE RESTERÀ LA FOTO DELL’ANNO: TRUMP E ZELENSKY IN SAN PIETRO, SEDUTI SU DUE SEDIE, CHINI UNO DI FRONTE ALL’ALTRO, INTENTI A SBROGLIARE IL GROVIGLIO DELLA GUERRA? - LO STRAORDINARIO EVENTO È AVVENUTO PERCHÉ LA SEGRETERIA DI STATO DEL VATICANO, ANZICHÉ ROVESCIANDO, HA RISTABILITO I SUOI PROTOCOLLI SECOLARI PER METTERE INSIEME SACRO E PROFANO E, SOPRATTUTTO, PER FAR QUADRARE TUTTO DENTRO LO SPAZIO DI UNA LITURGIA CHE HA MANIFESTATO AL MONDO QUELLO CHE IL CATTOLICESIMO POSSIEDE COME CULTURA, TRADIZIONE, ACCOGLIENZA, VISIONE DELLA VITA E DEL MONDO, UNIVERSALITÀ DEI LINGUAGGI E TANTE ALTRE COSE CHE, ANCORA OGGI, LA MANIFESTANO COME L’UNICA RELIGIONE INCLUSIVA, PACIFICA, UNIVERSALE: “CATTOLICA”, APPUNTO - PURTROPPO, GLI UNICI A NON AVERLO CAPITO SONO STATI I CAPOCCIONI DEL TG1 CHE HANNO TRASFORMATO LA DIRETTA DELLA CERIMONIA, INIZIATA ALLE 8,30 E DURATA FINO AL TG DELLE 13,30, IN UNA GROTTESCA CARICATURA DI “PORTA A PORTA”, PROTAGONISTI UNA CONDUTTRICE IN STUDIO E QUATTRO GIORNALISTI INVIATI IN MEZZO ALLA FOLLA E TOTALMENTE INCAPACI…- VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…