MILANO CAPITALE (DEL DESIGN) – ALTRO CHE MODA, LA CITTA DELLA MADUNINA FA LE PROVE GENERALI PER L’EXPO 2015 CON LA SETTIMANA DEL DESIGN (E DEL COCKTAIL SELVAGGIO): ATTESI 300 MILA VISITATORI, LA MAGGIOR PARTE STRANIERI

Gianni Barbacetto e Francesca Picchi per ‘Il Fatto Quotidiano'

Per una settimana all'anno, Milano prova a fare Barcellona. O New York. È la settimana del design ("Design week") che da oggi somma il Salone del mobile, alla Fiera, con il Fuorisalone, in città. Il risultato è sorprendente: un mix di affari, cultura e divertimento che cambia faccia a Milano. Migliaia le persone coinvolte. Non soltanto gli addetti ai lavori (architetti, designer, giornalisti, industriali, venditori, operatori economici...), come succede nelle settimane delle sfilate, subìte come una sciagura dai milanesi che non si occupano di moda perché in quei giorni non riescono a trovare un taxi, né un posto dove parcheggiare, né un tavolo al ristorante.

No, nella settimana del design la città partecipa invece a una grande festa collettiva, con fiumi di persone, soprattutto giovani ma non solo, che si riversano fino a notte fonda nelle zone del Fuorisalone, Brera, via Tortona, Porta Venezia, via Mecenate, Lambrate, in cui si susseguono centinaia di "eventi", presentazioni, mostre, aperitivi, cocktail, incontri, installazioni, esibizioni, workshop, concerti, aperitivi, party e dj set.

Da oggi al 13 aprile, nell'area della Fiera di Milano c'è poi il Salone del Mobile: 1300 espositori, 300 mila visitatori attesi (di cui quasi 200 mila stranieri provenienti da 160 Paesi), che porteranno alla città almeno 200 milioni d'indotto turistico. Sarà una prova generale dell'Expo 2015 (anche se il grande circo del design vive di soldi privati e non pubblici). Nei cinque giorni della manifestazione ci sarà un flusso di visitatori analogo a quello previsto nei 180 giorni di Expo.

È l'occasione per verificare, per pochi giorni, la tenuta del sistema Milano, un test per trasporti , logistica, strutture ricettive e attrattive. In questo settore, Milano è in grado di provare a rilanciare la sfida con chi ha tentato di scalzarla dal suo ruolo di capitale del design. Ci ha provato Londra con la fiera "100% design", ci ha provato Parigi con "Maison Objet". Ma Milano è rimasta "best city of design" ("La migliore città del design"): come si erge a proclamare perfino l'ufficio comunicazione di Audi. Per spiegare perché Audi (che fa non mobili ma automobili) oggi è presente al Salone di Milano. Con un'installazione progettata dal suo designer di punta, Walter Maria de Silva: un'architettura in fibra di carbonio e alluminio.

QUEST'ANNO è presente anche Agusta Westland, società del Gruppo Finmeccanica che fa elicotteri e sistemi d'arma. Sarà accanto al progetto d'istallazione disegnata per l'artista Marina Abramovic da Daniel Libeskind, l'architetto incaricato della ricostruzione di Ground Zero a New York. La sua performance sarà contare tipi diversi di chicchi e semi (riso e lenticchie). Il Salone di Milano (anzi, i Saloni: Salone del Mobile e Salone Internazionale del Complemento d'Arredo, EuroCucina, Salone Internazionale del Bagno, Salone Satellite) resta dunque il massimo punto di riferimento mondiale per il settore mobile, arredo, progettazione, illuminazione e si è allargato anche al settore degli occhiali, auto, prodotti elettronici, frigoriferi, telefoni, hifi, nuovi materiali. E quest'anno , in onore al tema dell'Expo, anche al cibo.

Tutto ciò, malgrado la crisi abbia falcidiato il settore del mobile, che dal 2008 a oggi ha perso circa 70 mila posti di lavoro (sul totale di 380 mila addetti) e oltre 15 mila aziende (sulle 100 mila complessive). Basta percorrere in auto la statale 36, la "superstrada del mobile" che da Milano porta in Brianza, e contare gli showroom chiusi o trasformati in tristi casinò di slot machine.

Eppure, benché il settore si sia ridimensionato, il design italiano continua a essere ritenuto un punto di riferimento per tutto il mondo e Milano continua a essere riconosciuta come la sua capitale. Continua ad andare bene l'export, continuano a crescere le esportazioni italiane di prodotti di design in Cina, Brasile, India, Arabia ed Emirati.

La crisi è al centro della nuova edizione (la settima) del Design Museum alla Triennale di Milano intitolata "Il design italiano oltre la crisi. Autarchia, Austerità, Autoproduzione", su cui aleggia la lettura della crisi come grado zero da cui partire per rimettersi in moto.

A proposito: come mai la città di Castiglioni, Zanuso, Gardella, Caccia Dominioni, Albini, Bonetto, Sottsass, Aulenti, Bellini, Mari, Munari, Magistretti, Boeri, Mendini e mille altri non è ancora riuscita a dotarsi di un museo del design degno di questo nome, che potrebbe attirare visitatori tutto l'anno ed essere il più grande e il più bello del mondo?

 

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