gianni mina - robert de niro - muhammad ali - sergio leone - garcia marquez

“ERAVAMO IO, MUHAMMAD ALI, DE NIRO, SERGIO LEONE E GARCÍA MÁRQUEZ. E…ANDAMMO DA CHECCO ER CARETTIERE” – GIANNI MINA’ RACCONTA DELLA FAMOSA CENA: “LEONE QUANDO LO SEPPE MI DISSE: ‘A FIJO DE NA MIGNOTTA, VOJO VENI’ PURE IO' - LA CIA MI TRATTAVA DA NEMICO. SCRIVEVO LETTERE A CASTRO SE NON ERO D'ACCORDO CON LUI. TORTORA MI ACCUSÒ DI NON AMARE IL SAPONE MA QUANDO LO DIFESI DAL LINCIAGGIO MEDIATICO MI CHIAMÒ E…” - IL RIMPIANTO MANDELA - IL NO DI OBAMA, IL SOGNO VASCO E L’IMITAZIONE DI FIORELLO – VIDEO

Elvira Serra per il “Corriere della Sera”

 

GIANNI MINA - ROBERT DE NIRO - MUHAMMAD ALI - SERGIO LEONE - GARCIA MARQUEZ

Testiamo la sua memoria. Eravate lei, Fidel, Iván Pedroso, Paco Peña, Cassius Clay, Dorando Pietri, i Supertramp, John Cassavetes, Red Canzian, Carlo Croccolo, Valerij Borzov.

E...?

«... e anche Fiorello ha dovuto alzare le mani con me! È stato molto affettuoso. Del resto, se ha preso spunto dalla mia vita per farne degli sketch significa che avevo colpito duro».

 

Allora proviamo con questa: eravate lei, Muhammad Ali, Bob De Niro, Sergio Leone e Gabo García Márquez. E...?

«... e andammo da Checco Er Carettiere».

 

Come fece a metterli insieme?

«Era passato a trovarmi Muhammad Ali, che in quei giorni era a Roma, e stavamo per andare a cena, quando mi chiama Robert De Niro, di cui sono amico, per vederci. Gli dico con chi sono e gli propongo di raggiungerci e lui risponde che si considerava già invitato.

 

Stavamo per uscire quando squilla di nuovo il telefono, questa volta era Sergio Leone, appena bidonato da De Niro: " A fijo de 'na mignotta voglio veni' pur' io! ". Buon ultimo chiama Gabo (García Márquez, ndr ) e il gruppo era fatto».

gianni mina foto di bacco

 

Chi pagò il conto?

«Io! Abbiamo speso un po'...».

 

A Gianni Minà si illuminano gli occhi quando parla dei suoi amici, dell' affetto che gli hanno tributato negli anni, delle cose memorabili che ha fatto. Ogni tanto si rabbuia. Più di tutto, adesso, gli dispiace di non essere citato in nessun manuale di giornalismo: «Mia figlia Francesca, all' esame di Storia della radio e della televisione, non ha trovato il mio nome da nessuna parte».

 

La sua celebre intervista a Fidel Castro del 1987, che durò 16 ore, l' ha donata alla Cineteca di Bologna come «Fondo Minà». Le agende con i numeri di telefono più incredibili, da Luis Sepúlveda a Robert Redford, su cui Massimo Troisi costruì un indimenticabile sketch per il compleanno di Pino Daniele, che si può ancora trovare su YouTube, sono allineate in ordine di anno dentro il mobiletto dell' ingresso. Con noi, discreta e affettuosa, c' è anche Loredana Macchietti, la moglie e madre delle figlie Francesca e Paola, 23 e 21 anni, mentre la primogenita, Marianna, 46 anni, è nata dal precedente matrimonio con Georgina García Menocal.

 

Il 3 giugno 2016 morì Muhammad Ali. Chi l' avvisò?

vittorio gassman marco e dino risi gianni minà

«Mi chiamò sua moglie, Lonnie. A casa loro ero uno di famiglia, la mamma di Ali mi preparava i sandwich che faceva per il figlio».

 

Fidel Castro morì il 25 novembre dello stesso anno. Quella volta da chi fu avvisato?

«La morte di Fidel mi fu annunciata almeno cinque volte, dai colleghi. Ma quando successe davvero mi avvisò da Cuba la zia di un mio figlioccio due ore prima che Raul Castro desse l' annuncio in tv».

Devo chiederle di un altro lutto: molte delle persone che ha intervistato e che erano sue amiche non ci sono più.

«Purtroppo».

 

Come andò con Pietro Mennea, il 21 marzo 2013?

«Quella volta a telefonarmi fu un giornalista. "Due battute per Mennea che è morto". E io: "Ma che è successo?". E quello: "Ma che, non lo sai?". Riattaccai».

Vi volevate bene.

«Manuela, la vedova, per i miei 80 anni mi ha regalato quello». E indica una foto incorniciata dove lui e l' atleta sono insieme dopo il traguardo di Città del Messico e a destra c' è un foglio dell' agenda privata di Mennea in cui aveva annotato l' orario della finale dei 200 metri, 15.20, e il tempo, 19.72.

FIDEL CASTRO GIANNI MINA'

 

De Niro lo sente ancora?

«Mi ha chiamato l' ultima volta per gli ottant' anni, il 17 maggio 2018. Mi ha anche mandato un bellissimo biglietto di auguri».

Mina?

«Ci chiamiamo per parlare delle nostre vite.Un' artista immensa. Contrariamente a quel che succede oggi, tutto il repertorio di Antonello Falqui era stato prima approvato da lei».

 

Luis Sepúlveda?

«Un amico fraterno. Quando dirigevo la collana "Continente desaparecido" di Sperling & Kupfer lo intercettai per intervistarlo in due puntate di Storie . Purtroppo oggi non si riesce a metterle di nuovo in onda perché i diritti cinematografici costano troppo».

 

Maradona?

«Il più grande calciatore mai nato».

 

GIANNI MINA' MARADONA 1

Più di Pelé?

«Ai tempi di Pelé era un calcio più lento».

 

Come spiega l' affetto di personaggi così diversi?

«Credo sia una questione di intimità. Io ho i modi che soddisfano le relazioni umane. E quando mi dicevano no, non insistevo».

 

I suoi colleghi furono molto duri con lei. Valerio Riva in una lettera al «Corriere della Sera» definì la sua intervista a Castro come «la più lunga in ginocchio». Franco Escoffiér sul «Gazzettino» scrisse di lei: «È irritante. Di gradevole ha assai poco. Non di rado, moltiplicando con smorfie inopportune una già scarsa avvenenza, si rende ridicolo».

«L' intervista a Castro mi costò una causa con Riva e Carlos Franqui al Tribunale di Trento. La vinsi, ma spesi in avvocati tutto quello che avevo guadagnato con il documentario.Agli altri non ho mai replicato: sono sempre stato fedele a una certa classe di giornalismo».

 

Persino Enzo Tortora la accusò di non amare il sapone e che i primi piani del suo collo gli davano le vertigini.

GIANNI MINA' MARADONA

«E invece, dopo che lo difesi in tivù a Blitz dal linciaggio mediatico, mi chiamò a casa e mi disse: "Tu sei stato un uomo"».

 

Si è mai chiesto perché tanta acredine?

«Il mio lavoro di contro informazione sull' America Latina dava fastidio alla Cia e all' Usaid. Credo mi facessero cattiva stampa».

 

Addirittura?

«Il mio peccato è stato ridicolizzare il loro liberismo, aver dimostrato che la democrazia può essere più dittatrice della dittatura».

Come con Silvia Baraldini.

«Con lei ora ci sentiamo un po' più raramente. L' aiutammo a tornare a casa della madre, a Roma, in via del Babuino, e venti giorni dopo le fecero lo sfratto esecutivo».

maradona al san carlo gianni mina

 

Lei è stato editore (della rivista «Latinoamerica»), direttore (di «Tuttosport»), autore e giornalista (per la Rai) e scrittore (di numerosi saggi). Quale ruolo l' ha divertita di più?

«Fare il cronista è la cosa più bella».

 

Ha intervistato chiunque, dai Beatles a Frei Betto, dal Subcomandante Marcos a Tommie Smith. Nessun rimpianto?

«Mi è sfuggito Nelson Mandela. Ci eravamo messi d' accordo e mi aveva invitato in Sudafrica. Poi dovetti rinviare per tre quattro giorni e non siamo più riusciti a vederci».

 

Qualcuno le ha mai detto di no?

«Obama, quando era presidente. Per valutare la nostra proposta chiesero le copie dei miei documentari, poi vollero che trovassimo un politico che perorasse la nostra causa. Hanno chiesto anche le domande per iscritto e dopo due mesi ci fecero sapere che non erano ancora pronti per quel genere di intervista».

 

Ci rimase male?

«Più che altro ho notato la differenza di stile con Castro. Prima della famosa intervista dell' 87 chiesi al Comandante se voleva leggere in anticipo le domande. Mi rispose: le pare che noi possiamo avere paura delle parole?».

 

Castro è una figura controversa.

gianni mina

«Quando sono stato in disaccordo con lui gli ho scritto che dissentivo dalle sue scelte e spiegavo perché. Lui mi rispondeva difendendo a sua volta le sue idee».

Per l' intervista-scoop a Fidel Castro Oliver Stone la cita nel film «Assassini nati». Peccato che quel passaggio in Italia sia stato tagliato.

«Sì, confesso che mi è dispiaciuto».

 

A una puntata del suo «Blitz» vennero Federico Fellini, Giulietta Masina, Sergio leone, Robert De Niro, Claudia Cardinale, Ennio Morricone. Cose che oggi neanche da Fazio o De Filippi. Adesso chi vorrebbe intervistare?

«Vasco Rossi. Sa che fui io a presentargli Fellini? Ci incontrammo a Rimini sulle colline del Bandiera Gialla».

maradona al san carlo gianni mina e maradona

 

Chi erano i suoi maestri?

«I miei maestri sono stati Antonio Ghirelli e Maurizio Barendson, e avevo stima di Enzo Biagi. Un uomo di grandissima onestà intellettuale. Durante un viaggio con Pertini a Città del Messico García Márquez mi chiese di incontrare il nostro presidente perché voleva parlargli di Julio César Turbay e dei suoi modi dittatoriali in Colombia. Maccanico gli aveva detto che non era possibile. Io intercessi con Pertini e Márquez per ringraziarmi si fece intervistare. Io allargai l' invito a Biagi, che si impegnò a far uscire l' intervista sul Corriere dopo che fosse uscita la mia in Rai. Fu di parola».

 

Tifa sempre il Toro?

«Mio papà era del Toro. Io e mio fratello abbiamo fatto una cosa molto sentimentale: abbiamo comprato due seggiolini nel nuovo Stadio Filadelfia, come due ragazzini».

gianni mina

 

E ci andate?

«No». E ride.

 

Ha ricevuto moltissimi premi. A quale è più affezionato?

«Al Kamera della Berlinale. Mi ha ripagato di tutto».Due anni fa la vita ha fatto uno sgambetto a Gianni Minà. Lui ha reagito impegnandosi per organizzare il matrimonio della primogenita in coincidenza del suo ottantesimo compleanno. Prima che il cuore gli tirasse l' ultimo scherzo aveva scritto per Minimum Fax Storia di un boxeur latino : il libro uscirà a maggio.

gianni minaroberto rossellini isabella ferrari gianni minaroberto rossellini isabella ferrari gianni minaGianni Mina gianni minagianni mina

Ultimi Dagoreport

alessandro giuli arianna meloni fabia bettini federico mollicone fazzolari giovanbattista giovan battista

DAGOREPORT - E’ SCOPPIATO UN NUOVO “CASO GIULI”, ACCUSATO DA “LA VERITÀ” DI ESSERE “STATO DAVVERO GENEROSO CON LE INIZIATIVE CINEMATOGRAFICHE DELLA SINISTRA ITALIANA”. A PARTIRE DA FABIA BETTINI, ATTIVA DA OLTRE 15 ANNI NEL CINEMA, REA DI ESSERE LA SORELLA DI GOFFREDO (CI SONO SORELLE E SORELLE), PER FINIRE AI FONDI PER “VIDEOCITTÀ” DI FRANCESCO RUTELLI - GIULI QUERELA “LA VERITÀ” MA IL GIORNO DOPO RINCULA, ‘’COMMISSARIATO’’ DA PALAZZO CHIGI - UNO SCAZZO CHE FA VENIRE A GALLA UNA LOTTA INTERNA AI ‘’CAMERATI D’ITALIA’’ CHE HANNO SEMPRE BOLLATO GIULI COME CORPO ESTRANEO ALLA FIAMMA, CACCIATO A SUO TEMPO DAI “GABBIANI” DI COLLE OPPIO (GODE MOLLICONE CHE SOGNAVA IL MINISTERO DELLA CULTURA) - LA “MERITOCRAZIA”, DI CUI SI RIEMPIVA LA BOCCUCCIA LA DUCETTA, È STATA SEMPLICEMENTE SPAZZATA VIA DALL’APPARTENENZA POLITICA: SEI CON NOI, OK; SE SEI CONTRO, NIENTE FONDI - MENTRE SI SCRIVONO MINCHIATE SUI “COMUNISTI DEL CIAK”, IL MINISTERO DELLA SANTANCHÉ È FINITO AL CENTRO DELLE INDAGINI DELL’ANAC, L’AUTORITÀ NAZIONALE ANTICORRUZIONE, PER FONDI DESTINATI A FESTIVAL DI CINEMA ORGANIZZATI DA TIZIANA ROCCA E GABRIELLA CARLUCCI…

donald trump giorgia meloni keir starmer emmanuel macron

SI ANNUNCIANO TEMPI SEMPRE PIU' DURI PER LA GIORGIA DEI DUE MONDI - AL SUMMIT DI LONDRA, STARMER E MACRON HANNO ANNUNCIATO UN PIANO DI PACE ASSIEME AD ALTRI PAESI (GERMANIA, POLONIA, SPAGNA, ETC) - PREMESSO CHE PUTIN È L'AGGRESSORE E IL SUPPORTO ALL'UCRAINA SARA' FINO ALLA FINE, IL LORO PIANO DI PACE HA BISOGNO DELLA NUOVA AMERICA DI TRUMP, MA NON È INDISPENSABILE LA SUA MEDIAZIONE - LA POSIZIONE ESPRESSA DA GIORGIA MELONI È STATA IL CONTRARIO AL PENSIERO DI FRANCIA E GRAN BRETAGNA: IL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA È INDISPENSABILE PER IL CESSATE IL FUOCO - AMORALE DELLA FAVA: LA DUCETTA A STELLE E STRISCE CI STA SOLO SE LA TRATTATIVA SI FA INSIEME CON IL PAZZO DI WASHINGTON (AUGURI!)

los angelucci del rione sanita - vignetta by macondo antonio giampaolo silvio berlusconi alessandro sallusti

IL CONVENTO DEGLI ANGELUCCI E’ RICCO MA PER I GIORNALISTI DEL “GIORNALE’’, "LIBERO” E “TEMPO” TIRA UNA BRUTTA ARIA - NIENTE PIU’ INVIATI SE NON ‘INVITATI’, NIENTE PIU’ AUTO CON NOLEGGIO A LUNGO TERMINE, OBBLIGO DI STRISCIARE IL BADGE IN ENTRATA, TOLTE PURE LE CIALDE DEL CAFFE’ - DIECIMILA EURO IN MENO PER VITTORIO FELTRI, NIENTE MANLEVA PER LE QUERELE (FILIPPO FACCI HA PAGATO 30MILA EURO PER UNA CAUSA) - SALLUSTI NON C’E’ E QUANDO C’E’ NON PARLA. E IN BARBA AL MELONISMO SENZA LIMITISMO (‘’VELINE’’ DI PALAZZO CHIGI A STRAFOTTERE), LE COPIE CALANO - NERVOSISMO PER L’INSERTO ECONOMICO DI OSVALDO DE PAOLINI - L’ASSEMBLEA E LA PAROLA INNOMINABILE: “SCIOPERO”…

donald trump volodymyr zelensky giorgia meloni keir starmer emmanuel macron ursula von der leyen

DAGOREPORT – IL "DIVIDE ET IMPERA" DEL TRUMPONE: TENTA DI SPACCARE IL RIAVVICINAMENTO TRA GRAN BRETAGNA E UNIONE EUROPEA EVITANDO DI PORRE DAZI SUI PRODOTTI "MADE IN ENGLAND" – STARMER SE NE FOTTE, ABBRACCIA ZELENSKY E SI ERGE A NUOVO LEADER DELL’EUROPA (PARADOSSALE, DOPO LA BREXIT) – OGGI, PRIMA DELLA RIUNIONE DEI LEADER EUROPEI A LONDRA, BILATERALE TRA IL PREMIER BRITANNICO E GIORGIA MELONI, PER CAPIRE CHE ARIA TIRA NELL’“ANELLO TRUMPIANO DELL’EUROPA” - SPACCATURA NELLA LEGA PER IL TRUMPIAN-PUTINISMO DI SALVINI - SCETTICISMO CRESCENTE IN FRATELLI D’ITALIA (FAZZOLARI, URSO E LOLLOBRIGIDA SI SMARCANO DALLA LINEA PRO- KING DONALD) – SCHLEIN E CONTE IN BANCAROTTA - LA PARALISI DEI DEMOCRATICI AMERICANI: AVETE SENTITO LA VOCE DI OBAMA, CLINTON E BIDEN?

volodymyr zelensky donald trump jd j.d. vance

DAGOREPORT - ZELENSKY È CADUTO IN UN TRANELLO, STUDIATO A TAVOLINO: TRUMP E JD VANCE VOLEVANO MORTIFICARLO E RIDURLO ALL’IMPOTENZA CON LA SCENEGGIATA NELLO STUDIO OVALE, DAVANTI AI GIORNALISTI E ALLE TELECAMERE - D’ALTRO CANTO LA VERA DIPLOMAZIA NON SI FA CERTO “ON AIR”, DAVANTI ALLE TELECAMERE E A MICROFONI APERTI - TRUMP E JD VANCE HANNO CONSEGNATO UN ‘PIZZINO’ IN STILE CAPOCLAN: TACI, PERCHÉ SENZA DI NOI SEI FINITO. DUNQUE, OBBEDISCI. E DIRE CHE GLI SHERPA UCRAINI E STATUNITENSI AVEVANO TROVATO PERSINO UN ACCORDO DI MASSIMA SULLE VARIE QUESTIONI APERTE, COME L’ACCORDO-CAPESTRO PER KIEV SULL’ESTRAZIONE DELLE TERRE RARE (UN TRATTATO CHE DI FATTO AVREBBE PERMESSO AGLI USA DI SPOLPARE IL SOTTOSUOLO UCRAINO PER GLI ANNI A VENIRE)… - VIDEO