“LA DISPUTA TRA GEOLIER E ANGELINA MANGO? È L'ESPRESSIONE CANORA DI UN PAESE FRAMMENTATO” – MARCO MOLENDINI: “UN’ ITALIA ALLENATA DALLE CONTINUE CONTESE ELETTORALI, CHE SI ABBANDONA A OGNI PRETESTO PER FARE ZIZZANIA: MELONIANI, SALVINIANI, LEGHISTI, PIDDINI, GRILLINI, RENZIANI, CALENDIANI E, ORA, ANCHE GEOLERIANI E MANGHIANI NELLA PIÙ PRETESTUOSA DELLE POLEMICHE, DIMENTICANDO COME IL PASSATO SIA PIENO DI MISFATTI E SOSPETTI SUL TELEVOTO, SISTEMA SOGGETTO A MANIPOLAZIONE CON I BOT (I CALL CENTER DIGITALI CHE PERMETTONO DI VOTARE A OLTRANZA). IL FESTIVAL L'HANNO VISTO MILIONI DI ITALIANI? DAL 2022 LE RILEVAZIONI CONTEGGIANO TUTTO, TV, DEVICE, SMARTPHONE. L'ASCOLTO È IL RISULTATO DI UNA POLVERIZZAZIONE (AI 45 MILIONI DI APPARECCHI TELEVISIVI SI AGGIUNGONO CIRCA 75 MILIONI DI NUOVI SCHERMI). SAREBBE INTERESSANTE SAPERE…”
Marco Molendini per Dagospia
Evviva “La noia” che trionfa nel Sanremo dei trionfi. Trionfa Angelina Mango, la figlia del cantautore scomparso dieci anni fa, trionfa Geolier eroe del popolo, trionfa Amadeus con il suo Fiorello, trionfa la ritualità delle polemiche finali. Una cumbia di polemiche (la cumbia che cita Angelina nella sua canzone è un ritmo ossessivo, di origine africana, ballabilissimo che ha nella ripetitività incalzante il suo fascino irresistibile) a partire dalla vittoria negata di Geolier, che dilaga nel voto popolare ma viene frenato dal voto della stampa e delle radio: altolà nordista, si accusa, dimenticando che la Mango viene dal sud ancora più profondo.
Una disputa che è l'espressione canora di un paese frammentato, allenato dalle continue contese elettorali, che si abbandona a ogni pretesto per fare zizzania: meloniani, salviniani, leghisti, piddini, grillini, renziani, calendiani e, ora, anche geoleriani e manghiani nella più pretestuosa delle polemiche, dimenticando come il passato sia pieno di misfatti e sospetti sul televoto, sistema facilmente controllabile, soggetto a manipolazione con i Bot (i call center digitali che permettono di votare a oltranza con false email o contatti provvisori).
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Per questo a Sanremo, ormai da anni, si era scelto di calmierare il verdetto con un voto composito, bilanciando il televoto con il voto della sala stampa e radio. Ma siamo in tempi di esaltazione della democrazia diretta e, allora, ecco che il responso popolare torna in auge. È il regime dei numeri assoluti. Lo stesso sistema che ha governato la scelta del cast canoro sanremese (con Amadeus orgoglioso dei suoi criteri, che a ogni occasione ha esaltato il corredo di visualizzazioni e ascolti di ciascun cantante).
Lo stesso atteggiamento che decreta che, siccome il festival l'hanno visto milioni e milioni di italiani, è sicuramente piaciuto, che le canzoni sono belle (e sia quella di Angelina Mango che quella di Geolier sono mediocri), che le serate sono state memorabili. Si dimentica, o si fa finta di dimenticare, che quel trionfo numerico è figlio di una stagione dominata dalla frammentazione.
Da primavera del 2022 le rilevazioni conteggiano tutto, tv, device, smartphone. L'ascolto è diventato il risultato di una polverizzazione (ai 45 milioni di apparecchi televisivi si aggiungono circa 75 milioni di nuovi schermi). Sarebbe interessante, allora, sapere quanti di quei 14 milioni che hanno visto la finale sanremese sono kamikaze definiti in carne e ossa che hanno seguito, la serata dall'inizio alla fine (sei ore filate). Questo non vuol dire che il festival non sia stato un successo clamoroso, ma si tratta di prendere le cose per quello che sono, come è assolutamente senza senso fare paragoni con gli ascolti dei Sanremo passati.
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