LA VERSIONE DI MUGHINI - “NON SO DIRE SE I 99 POSSE SIANO DEI MUSICISTI DI VALORE, DI CERTO SONO DEGLI IRRESPONSABILI. ALTRO CHE ESALTAZIONE DEI BASTONI. UN “PERICOLO FASCISTA” NEL NOSTRO PAESE NON ESISTE”

Giampiero Mughini per “Dagospia”

 

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Caro Dago, a completare il quadro della disfatta civile di noi italiani mancavano solo le scene di guerriglia urbana accese a Cremona dall’orda dei Centri sociali, e tutto questo in nome di un “antifascismo” psicotico esaltato adesso dai ragazzi napoletani della band rapper Posse 99. Non so dire se siano dei musicisti di valore, di certo sono degli scriteriati e degli irresponsabili.

 

Naturalmente non conosco la dinamica della rissa cremonese di qualche giorno fa, dove è stato colpito gravemente un militante dei Centri sociali, Emilio Visigalli, il quale rischia di perdere un occhio per i colpi ricevuti da militanti di Casa Pound. Non lo so, non lo so affatto, se le due orde opposte si siano contrapposte con ghigno feroce fino allo scatenamento della violenza gli uni contro gli altri, e a quel punto ne ha fatto le spese Visigalli.

 

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O se invece siano stati quelli di Casa Pound ad aggredire i loro avversari politici, il che sarebbe un crimine bell’e buono. Sta a polizia e a magistratura accertare la verità e punire i colpevoli, quali che siano stati. Spero vivamente che Visigalli non abbia a patire le conseguenze di una rissa da strada: perché di questo si tratta e non della necessità di una lotta e di una difesa contro “il pericolo fascista”, a quanto sproloquia il cantante leader dei Posse 99.

 

Un “pericolo fascista” nel nostro Paese non esiste. Ci sono mille pericoli e mille micce accese, non questa. Fra i militanti di Casa Pound ci sono degli energumeni e fors’anche dei delinquenti politici? Più che probabile. Più che necessario che venga intercettato e punito chiunque di loro si avventuri in aggressioni da strada contro gli avversari estremi.

 

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Non sta né in cielo né in terra che gruppetti di facinorosi in caschi e jeans che vorrebbero mimare la guerra civile psicotica che negli anni Settanta generò gli assassini e “rossi” e “neri”, si facciano carico di un’azione di “ripulitura” del nostro Paese dalla violenza fascista il cui unico risultato sono le strade e le vetrine in fiamme della Cremona di qualche giorno fa. Facinorosi in caschi e jeans dei Centri sociali che nella violenza ci nuotano e ci sguazzano, e spero che il concerto cremonese di giovedì prossimo a recuperare fondi per le cure mediche del povero Visigalli non sia il pretesto per altri exploit cialtroneschi ammantati di “antifascismo”.

 

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La guerra civile tra le generazioni è una tragedia che la mia generazione ha sperimentato e consumato. Ne restano le targhe per strada a ricordare le morti di ventenni innocenti, di studenti dell’una e dell’altra parte, di giornalisti, di magistrati, di poliziotti. Quella guerra di cui sono stato un testimone oculare è finita, e tra noi che militammo nelle sponde opposte è scesa la pace.

 

Da venti o trent’anni leggiamo gli uni i libri degli altri. Io tengo in gran cale, e tanto per dirne uno fra i tanti, i libri di Marco Tarchi, il fiorentino e dirigente giovanile del Msi che aveva preso una coltellata nella gamba da un militante dell’ “antifascismo” duro e puro. E siccome quando la storia ripete se stessa diventa farsa, da tragedia che era stata, provo un senso di ripugnanza ogni volta che qualche scriteriato agita nuovamente i fantasmi degli anni Settanta.

 

E ammesso che il cantante leader dei Posse 99 ne sappia qualcosa degli anni Settanta, i quali a loro volta mimavano la guerra civile europea che ha insanguinato il Novecento. Idee contro idee, questo sì e allo stremo. Altro che esaltazione dei “bastoni”.

 

 

 

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