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NASTASSJA KINSKI E' PAZZA O ESISTE UNA SOSIA CHE SI SPACCIA PER KINSKI? A VENEZIA LANCIA UN BICCHIERE DI VINO ROSSO AL GIORNALISTA DEL ''CORRIERE'': ''LA TUA INTERVISTA FACEVA SCHIFO'' - LUI: ''IMPARA A VIVERE'', E RISPONDE CON UNA BICCHIERATA D'ACQUA

 

Malcom Pagani per ''il Fatto Quotidiano''

 

nastassja kinski venezianastassja kinski venezia

Sei uno stronzo" dice Nastassja Kinski nel bel mezzo della festa. Afferra un bicchiere a caso, fa precipitare vino rosso sulla camicia di Valerio Cappelli del Corriere della Sera che risponde dialetticamente: "Impara a vivere" e in una frazione di secondo restituisce il lancio (acqua) sfiorando l' attrice e animando di luce nuova l' ingessatissima cena di apertura della Biennale.

 

Saranno state le comuni ascendenze berlinesi divise con Margarete Von Trotta o forse solo il desiderio di festeggiare adeguatamente il venticinquennale di un' altra storica bicchierata alla veneziana, ma ieri in Laguna non si parlava d' altro. Numero a colori, non diverso da quello che nel '90 vide protagonisti la regista di Anni di Piombo, l' allora compagno di Von Trotta, Felice Laudadio, e un giovane critico d' arte acceso dall' insopprimibile desiderio di rompere i coglioni, Vittorio Sgarbi.

 

nastassja kinski venezianastassja kinski venezia

A Venezia si era da poco conclusa la proiezione de L' Africana e a Sgarbi, la riscrittura dell' opera di Meyerbeer della regista tedesca proprio non era piaciuta. Aveva esternato le proprie opinioni e poi, constatata l' indifferenza di Von Trotta: "Lei è libero di dire quel che vuole, mi fa ridere", aveva duellato a singolar tenzone con Laudadio tra i tavoli del cenone celebrato in onore del film.

 

Sgarbi lo innaffiò di Gewurztraminer, Laudadio provò a reagire mimando nell' aria un ceffone, Vittorio ricevette un mezzo 'pizzone' e rischiò di cadere in piscina. Venne salvato dall' intervento dei presenti ai quali, rivedendo le immagini di quella sera proprio in coda alla famosa puntata de L' Istruttoria di Giuliano Ferrara in cui Sgarbi schizzò d' acqua Roberto D' Agostino ricevendo in cambio una sberla passata alla storia della tv, venne il sospetto che il casino organizzato che Eugenio Fascetti, allenatore ed ex operaio, teorizzava come arma da contrapporre agli avversari, fosse stato orchestrato a tavolino.

 

valerio cappellivalerio cappelli

Niente di preparato invece, sulla spiaggia dell' Excelsior, mercoledì notte. Tiziana Rocca, general manager soi-disant del Festival di Taormina, scorta Nastassja Kinski. Obbiettivo farle salutare i giornalisti.

 

Le due si fermano di fronte a Cappelli che di recente, aveva intervistato proprio Kinski: in luogo di saluti e baci, una smorfia di disprezzo: "La tua intervista faceva schifo" e il vino di cui sopra. Il cronista, a qualche ora di distanza si dice tranquillo e ricorda: "Un' intervista surreale, a puntate, condotta via mail lungo l' arco di 10 giorni con la signora Kinski impegnata a rilasciare una risposta al giorno tra insulti, scatti d’ira e momenti di improvvisa quiete”.

 

Non è successo quasi niente, ma alle formiche del Lido sfrante dall’umidità, dai panini di plastica e dalle borse a tracolla, si è dato un argomento di rinfrescante conversazione già migrato nella leggenda delle versioni contrastanti: “Cappelli reagendo ha inzuppato i suoi colleghi”, “Nastassja se ne è vantata tutta la sera” e via di stupore: “Ma che è matta?” e ricostruzione fantasiosa.

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Manrovesci al Lido se ne sono visti a frotte. Fin da quando il direttore de Il Giorno Gaetano Baldacci ne mollò uno per difendere Adele Cambria, insultata e poi percossa all' Excelsior da Silvana Pampanini per un articolo poco gradito.

 

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Baldacci chiese all' accompagnatore dell' attrice se fosse con lei e avuta la risposta, sferrò uno sganassone al maschio. Di giornalisti cavalieri, vendicatori e coraggiosi è parlato anche nell' ottimo film passato ieri fuori concorso, in una Sala Grande in cui complici i problemi di ventilazione, si è tentato un esperimento di selezione della specie. Chi è sopravvissuto al gelo dei condizionatori e non ha chiesto il ricovero per ipotermìa, ha potuto godere del film di Tom McCharty, Spotlight.

 

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Una appassionata e convincente ricostruzione dello scandalo che grazie alle inchieste di un gruppo di straordinari cronisti di Boston Globe premiati con il Pulitzer nel 2002, inchiodò la chiesa cattolica di Boston alle proprie responsabilità portando alla luce decine di casi di preti coinvolti in abusi su minori scelti - non a caso - negli strati più deboli e poveri della società. Spotlight non aveva evidentemente i gradi di nobiltà necessari a garantire la dose di narrazione criptica richiesta per contratto ai titoli in gara, ma racconta come meglio non potrebbe una storia esemplare che emoziona e lascia addosso più sgomento che rabbia, più domande che risposte, più dolore che consolazione.

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Giovandosi di quattro strepitose interpretazioni. Keaton, Ruffalo, Tucci, Mcadams, Spotlight (in Italia dal 2016 con Bim) è anche un affresco e un voluto omaggio al giornalismo più alto che nella terra delle opportunità ha saputo aprire strade in corrispondenza delle barricate che ogni sistema erige sempre per proteggersi. Per la cronaca, Bernard Francis Law, l' arcivescovo di Boston che all'epoca protesse i sacerdoti coinvolti, è oggi a roma. Arciprete emerito della basilica papale di Santa Maria Maggiore. Ogni terra ha le proprie scuole Diaz. Ogni massacro, le proprie promozioni.

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