ROMA CAPUT? NO KAPUTT! - NEL BILANCIO DEL COMUNE DI ROMA 2013, OLTRE AI TANTI BUCHI, CI SONO 53 MILIONI DI DIVIDENDI DALLE PARTECIPATE DI CUI SOLO 19 MILIONI SONO SICURI E ARRIVANO DALL'ACEA

Fabio Pavesi per il "Sole 24 Ore"

60MILA DIPENDENTI CHE COSTANO 2,5 MILIARDI
Esercito non è un eufemismo. Solo i dipendenti comunali sono 25mila per un costo annuo che supera il miliardo. Poi vanno aggiunti i 12mila di Atac, gli 8mila dell'Ama i 7mila dell'Acea. Sommati tutti i dipendenti di Roma Capitale e delle sue 19 controllate, sono 60mila per un costo che supera i 2,5 miliardi.

Come si vede le entrate tributarie del Comune servono di fatto a pagare solo il costo del lavoro della macchina comunale della Capitale d'Italia. Ovvio che messa così appare evidente come mantenere i conti in ordine sia un'impresa titanica. Ma i sindaci tutti, da Rutelli, a Veltroni, ad Alemanno e oggi a Marino ci hanno messo del loro. Non basta tagliare come ha fatto Marino le spese per gli organi di Governo. Un atto nobile, ma simbolico che non risolve il dramma strutturale del dissesto finanziario.

Occorre, come ha chiesto il Governo nel nuovo decreto che ha messo a disposizione liquidità per le casse, intervenire drasticamente sulle aziende pubbliche, tagliare spese e recuperare entrate.

MULTE NON RISCOSSE PER 600 MILIONI
Cosa che non accade. Basti pensare alle multe. Il Comune ha iscritto a bilancio per il 2013 incassi dalle multe per 408 milioni quando nel 2012 l'accertato è stato di 280 milioni. Un exploit, un tentativo di recuperare soldi laddove è possibile. Ma irrealistico se non velleitario, dato che le multe, soprattutto quelle vecchie di molti anni, non vengono poi riscosse.

Roma ha un arretrato di incassi teorici per contravvenzioni stradali per quasi 600 milioni. Ebbene nel 2012 sono stati incassati realmente solo 31 milioni, un ridicolo 5% del totale. A fine del 2012 i residui da riscuotere sono addirittura saliti a 732 milioni.
Un laissez faire inquietante. Se non si riscuotono entrate poi si chiede al Governo di intervenire. Troppo comodo. Ma è tutta la gestione delle spese che pecca di inefficienza.

LA SPESA CORRENTE? SOPRA I 5 MILIARDI
La spesa corrente non è mai scesa in questi anni. Nel 2013 ha toccato ha superato i 5 miliardi su un bilancio totale di 6,5 miliardi. Se non si taglia con forza lì, la richiesta di fondi da parte del Governo non conoscerà fine. Eppure sembra che non ci siano intenzioni in questo senso. Nella relazione del collegio sindacale al bilancio 2013 non c'è traccia di nessun intervento sui costi del personale. Per il 2015 la spesa sarà ancora di 1,1 miliardo per i 25 mila dipendenti diretti.

ANCHE LE FARMACIE SONO IN PERDITA
Ma sprechi e inefficienze di gestione sono ovunque. Basti pensare che anche le farmacie comunali gestite da Farmacap sono in perdita. QuiNdici milioni da ripianare nel prossimo bilancio. Ma anche l'insieme dei servizi a domanda è un buco per i conti del Comune. Asili, mense, musei, mercati all'ingrosso costano 176 milioni, mentre dalle tariffe il Comune incassa solo 38 milioni. Eclatante il caso delle mostre e dei musei. Dai biglietti si incassano solo 7 milioni quando le spese toccano i 50 milioni.

DEBITI A 1,2 MILIARDI, TRIPLICATI IN TRE ANNI
Il dato di un sistema di governo cittadino che non funziona è nel debito. Roma nel 2008 con la gestione commissariale si era ripulita da una montagna di 12 miliardi di vecchi debiti eredità delle Giunte Veltroni-Rutelli. Si ripartiva puliti da zero. Un'occasione unica concessa a Roma per cambiare marcia. Con Alemanno è successo il contrario. Già nel 2010 i debiti hanno cominciato a risalire.

A fine di quell'anno l'indebitamento era di 456 milioni. A fine del 2012 i debiti sono triplicati e ora superano 1,2 miliardi. Tra interessi e rimborsi il Comune di Roma dovrà mettere mano al portafoglio ogni anno per la bellezza di 100 milioni di euro. Soldi che ovviamente non sono disponibili per altro. Neanche sul debito nonostante l'azzeramento del 2008 e il passaggio soto l'ala del Commissario, Roma è riuscita a cambiare marcia.

 

IGNAZIO MARINO TWITTA FOTO CON PAOLO SORRENTINO Ignazio Marino e Carlo Fuortes IGNAZIO MARINO GIANNI ALEMANNO ALFIO MARCHINI A DOMENICA LIVE Ignazio Marino Carlo Fuortes Nuovo Logo Acea

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…

andrea orcel francesco milleri giuseppe castagna gaetano caltagirone giancarlo giorgetti matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL RISIKONE È IN ARRIVO: DOMANI MATTINA INIZIERÀ L’ASSALTO DI CALTA-MILLERI-GOVERNO AL FORZIERE DELLE GENERALI. MA I TRE PARTITI DI GOVERNO NON VIAGGIANO SULLO STESSO BINARIO. L’INTENTO DI SALVINI & GIORGETTI È UNO SOLO: SALVARE LA “LORO” BPM DALLE UNGHIE DI UNICREDIT. E LA VOLONTÀ DEL MEF DI MANTENERE L’11% DI MPS, È UNA SPIA DEL RAPPORTO SALDO DELLA LEGA CON IL CEO LUIGI LOVAGLIO - DIFATTI IL VIOLENTISSIMO GOLDEN POWER DEL GOVERNO SULL’OPERAZIONE DI UNICREDIT SU BPM, NON CONVENIVA CERTO AL DUO CALTA-FAZZO, BENSÌ SOLO ALLA LEGA DI GIORGETTI E SALVINI PER LEGNARE ORCEL – I DUE GRANDI VECCHI DELLA FINANZA MENEGHINA, GUZZETTI E BAZOLI, HANNO PRESO MALISSIMO L’INVASIONE DEI CALTAGIRONESI ALLA FIAMMA E HANNO SUBITO IMPARTITO UNA “MORAL SUASION” A COLUI CHE HANNO POSTO AL VERTICE DI INTESA, CARLO MESSINA: "ROMA DELENDA EST"…