LA “VIA CRUCIS” DEL VITALIZIO - NEL LIBRO DI NUZZI VIENE SVELATO LO STATO COMATOSO DELLA PREVIDENZA VATICANA: PAGARE I VITALIZI AGLI ATTUALI 1139 PENSIONATI (LA VITA MEDIA DEI PRELATI SI ALLUNGA) HA MESSO LE CASSE IN GINOCCHIO
Estratti del libro “Via Crucis” di Gianluigi Nuzzi pubblicati da “Libero Quotidiano”
Per gentile concessione di Chiarelettere, pubblichiamo di seguito ampi stralci di due capitoli di Via Crucis, il libro di Gianluigi Nuzzi, in uscita domani, al centro del nuovo «Vatileaks» scoppiato in questi giorni.
LIBRO DI GIANLUIGI NUZZI VIA CRUCIS
Se la vita terrena si allunga, dovremmo essere tutti più felici. Ma non è così scontato. Nella Santa sede questo dato statistico, più che dar gioia, preoccupa. Il motivo? A chi vive più a lungo, più a lungo bisognerà pagare il vitalizio, alimentando un buco che si allarga anno dopo anno senza che nessuno se ne curi. E guai a renderlo pubblico: potrebbe infatti creare tensioni tra i dipendenti entro le mura leonine.
Ad aumentare l'allarme è stato il capo della Prefettura Giuseppe Versaldi, che in merito alla situazione finanziaria e alle spese, tra cui soprattutto quelle per la gestione previdenziale, ha paventato addirittura il rischio dell' estinzione degli enti del piccolo Stato e, di conseguenza, del Vaticano stesso.
Quando qualche dirigente laico getta l'allerta su una preoccupante situazione finanziaria, in questo caso il Fondo per le pensioni, di norma pochi se ne accorgono. È quanto accade nel 2012, quando affiorano le crepe del sistema previdenziale. Il 21 giugno di quell' anno il consultore della Prefettura, Jochen Messemer, interviene alla riunione dei revisori internazionali. Molti suoi colleghi rimangono letteralmente allibiti per la gravità della situazione che descrive. Cuore del discorso, l'incerto futuro dei vitalizi per gli attuali 1139 pensionati e per i 4699 dipendenti del piccolo Stato, quando questi ultimi andranno via via a riposo.
salvo sottile e gianluigi nuzzi
L'allarme non sortisce alcuna reazione. Sei mesi dopo, il 19 dicembre, Messemer cerca di essere più esplicito. Ecco ciò che risulta dal verbale del suo intervento: Il dott. Messemer vuole trattare le problematiche del Fondo pensioni. Sono tre le principali passività maturate da tenere in considerazione:
1. per impiegati che sono già andati in pensione: 266 milioni di euro;
2. per dipendenti attivi: 782 milioni di euro;
3. per dipendenti che saranno impiegati in futuro: 395 milioni di euro.
Questo porta a un totale di circa 1,47 miliardi di euro di passività per il Fondo pensioni. Quanto al patrimonio attuale esso è pari a 369 milioni e, rispetto al totale del passivo di circa 1 miliardo, può garantire solo il 26 per cento di copertura. Il valore è troppo basso, se paragonato ad altri Fondi pensione.
Messemer solleva poi la questione fondamentale per tracciare un' ipotesi credibile sui conti del futuro: considerando che la pensione è erogata a vita, come si fa a ipotizzare per quanti anni, in media, essa verrà corrisposta ai dipendenti che vanno in quiescenza? L' unico dato a disposizione, al quale fare riferimento, viene dalle tabelle di mortalità: Quanto alla tabella di mortalità, quando è stata aggiornata? Secondo alcune statistiche i cattolici tendono a vivere più a lungo.
Questo dato, se fosse vero, potrebbe rappresentare un serio problema in quanto, vivendo 5-10 anni di più, tutta la tavola perderebbe di attendibilità. \ Lo schema di base del Fondo vaticano è troppo vecchio. Bisognerebbe istituire un gruppo di lavoro per affrontare questi argomenti in via confidenziale.
Al di là dello stupore collettivo, la denuncia non supererà il perimetro della sala della Prefettura. Il resoconto di quell' incontro è troppo dirompente per essere diffuso.
VALLEJO BALDA CON PAPA FRANCESCO BERGOGLIO
Con la scelta di Bergoglio, dal marzo 2013 il muro di silenzio inizia a incrinarsi. Nel maggio successivo, l' appello di Messemer viene colto dai cardinali scelti da Francesco per aiutare il pontefice nella guida della Chiesa universale. Il verbale esce così dagli archivi blindati. Dalla segreteria di Stato il cardinale Wells propone a Messemer di entrare nella commissione Cosea.
Nell'agosto del 2013 la spinosa questione del Fondo pensioni entra ufficialmente nel ventaglio degli impegni della commissione di Francesco. L'invito di Messemer a formare un gruppo di lavoro non è quindi caduto nel vuoto. Anzi, si concretizza in tempi rapidi. La missione è affidata a un colosso nel campo della consulenza direzionale: la Oliver Wyman.
Anche in questo caso cardinali, vescovi e monsignori si dividono in due fazioni. Gli ottimisti ventilano l' ipotesi di dismettere qualche immobile per ripianare il bilancio. E diffondono per mesi l' informazione che il buco reale ammonta a «soli» 40 milioni. Ma ora a raccontare come stanno le cose ci sono i fedelissimi di Francesco, i realisti. Loro sanno che la dimensione del deficit è ben maggiore. I cardinali più vicini al papa sollecitano così ulteriori approfondimenti.
A fine settembre \ le prime indicazioni riportano un deficit di gran lunga superiore a quello ipotizzato in primavera. La cifra ufficiosa schizza a livelli inverosimili: il deficit sarebbe lievitato a mezzo miliardo. La proiezione si rivelerà fin troppo ottimistica.
BUCO DA 800 MILIONI
Intanto l' inchiesta sul sistema previdenziale continua. Nei tre mesi successivi l' analisi degli esperti va alla radice. Incrociando le informazioni, si scopre «un rilevante deficit dei finanziamenti di almeno 700-800 milioni, che è stato identificato nel Fondo pensioni». Ci si avvicina sempre più al precipizio: la promessa della pensione impegna infatti ormai per 1,2-1,3 miliardi di euro contro un patrimonio di poco superiore ai 450 milioni, con un deficit di 700-800 milioni.
Una questione strutturale che in pochi anni rischia di mettere a repentaglio l' intero sistema previdenziale per i dipendenti andati in quiescenza e per chi ci andrà in futuro.
Il rischio è destinato ad aumentare a causa dell' inadeguatezza di chi è incaricato a seguire il Fondo.
Si sottolinea cioè «l' assenza di conoscenza in campo assicurativo e di gestione patrimoniale negli organi di supervisione del Fondo». E sarà proprio questa la conclusione senza sconti indicata dai commissari di Cosea nei documenti preparati per l' incontro del 17 e 18 febbraio 2014 con il Consiglio cardinalizio dell' economia appena varato da Francesco. Insomma i vitalizi si trovano stretti in una forbice: da una parte la lama del profondo deficit, dall' altra quella dell' incapacità professionale di chi è chiamato a gestire i conti.
\ Il 22 gennaio 2014 Erik Stattin, partner e responsabile Emea per le questioni pensionistiche e assicurative di Oliver Wyman Roma, convoca gli esponenti del Vaticano e alcuni membri della commissione, tra cui Messemer.
L' incontro è decisivo: Tutti i partecipanti sono concordi nel sostenere che sulla base della revisione attuariale condotta da Oliver Wyman, il Fondo pensioni vaticano presenti un fundig gap molto significativo. La dimensione di questo gap è tale da mettere potenzialmente a rischio le pensioni future per i dipendenti del Vaticano.
PAPA BERGOGLIO VISITA IL DORMITORIO DEI CLOCHARD
La medesima revisione mostra tuttavia che nel breve termine il Fondo è in grado di finanziare le sue attività, il che permette di procedere con una ristrutturazione per evitare il collasso. Rimane necessario implementare drastiche misure per evitare che il deficit si allarghi ulteriormente. Tali misure dovrebbero includere: - un rafforzamento del patrimonio del Fondo per mezzo di un' iniezione di capitale da parte delle amministrazioni vaticane; - una ridefinizione delle pensioni future. Un benchmark con l' attuale sistema pensionistico italiano dovrà assicurare un trattamento per i dipendenti vaticani equiparabile a quello in uso per i dipendenti delle pubbliche amministrazioni italiane.
La «gestione patrimoniale per il Fondo pensioni sarà gestita dal centro di gestione patrimoniale vaticano, ovvero il Vam, e il Vaticano garantirà uno specifico tasso di interesse sui beni». Il Vam (Vatican Asset Management) rappresenta una proposta molto particolare, cioè quella di creare un' unica struttura che, per la prima volta, sarà chiamata a gestire tutto il patrimonio della Santa sede, compreso, dunque, il Fondo pensioni. Tra gli uomini fidati di Francesco non tutti sono favorevoli. Anzi, nella primavera-estate del 2014, proprio il Vam provocherà una spaccatura profonda all' interno della stessa commissione Cosea.
PARLA IL PAPA
Nella sala cala un silenzio assoluto. Il registratore parte senza che nessuno se ne accorga. L' audio è perfetto, la voce di Francesco inconfondibile. I silenzi rendono ancora più drammatiche le sue parole.
Bisogna chiarire meglio le finanze della Santa sede e renderle più trasparenti.
Primo. È stato accertato \ che (in Vaticano, nda) si è allargato troppo il numero dei dipendenti. Questo fatto crea un forte dispendio di soldi che può essere evitato. Il cardinal Calcagno mi ha detto che negli ultimi cinque anni c' è stato il 30 per cento di aumento nelle spese per i dipendenti. Lì qualcosa non va!
Il pontefice è già a conoscenza del fatto che gran parte di queste assunzioni hanno un' origine clientelare. Molte persone entrano grazie a segnalazioni e raccomandazioni. Non a caso nel piccolo Stato non c' è un unico ufficio del personale. Ce ne sono ben quattordici.
Francesco lo denuncia in un crescendo molto lucido.
Secondo. Il problema della mancanza di trasparenza è ancora vigente. Ci sono spese che non provengono da una chiarezza delle procedure.
Questo si vede \ nei bilanci. Collegato a questo, credo si debba andare più avanti nel lavoro di chiarire bene l' origine delle spese e le forme di pagamento.
Pertanto si deve fare un protocollo sia per il preventivo come per l' ultima tappa, cioè per il pagamento. (Bisogna, nda) seguire questo protocollo con rigore. Uno dei responsabili mi diceva: «Ma vengono con la fattura e allora dobbiamo pagare…».
No, non si paga. Se una cosa è stata fatta senza un preventivo, senza autorizzazione, non si paga. «Ma chi lo paga?» (Papa Francesco qui simula il dialogo con un incaricato ai pagamenti, nda.) Non si paga. (Bisogna, nda) cominciare con un protocollo, essere fermi \. Il Signore ci perdoni, ma non si paga! C-h-i-a-r-e-z-z-a. Questo si fa nella ditta più umile e dobbiamo farlo anche noi. Il protocollo per iniziare un lavoro è il protocollo di pagamento.
Prima di ogni acquisto o di lavori strutturali si devono chiedere almeno tre preventivi che siano diversi per poter scegliere il più conveniente.
Farò un esempio, quello della biblioteca. Il preventivo diceva 100 e poi sono stati pagati 200. Cosa è successo? Un po' di più? Va bene, ma era nel preventivo o no? Ma dobbiamo pagarlo… (si dice, nda). Invece non si paga! Ma che lo paghino loro… Non si paga! Questo per me è importante. Per favore disciplina!.
Il pontefice si rivolge quindi a quei cardinali che presiedono dicasteri che negli anni non hanno gestito il denaro della Chiesa con oculatezza.
È un palese atto di accusa, durissimo, diretto e senza sconti, persino umiliante per i porporati. Francesco fissa negli occhi il segretario di Stato Tarcisio Bertone. Dopo averlo messo in mora nei primi mesi di pontificato, Francesco ora accusa Bertone, prima di liquidarlo per sempre. \ Nel silenzio irreale che domina in sala, il papa sferra l' affondo finale sulle questioni di più grande imbarazzo: Senza esagerare possiamo dire che buona parte dei costi sono fuori controllo. È un fatto.
Dobbiamo sempre sorvegliare con la massima attenzione la natura giuridica e la chiarezza dei contratti. I contratti hanno tante trappole, no? Il contratto è chiaro ma nelle note a piè di pagina c' è la piccola lettera - si chiama così no? - che è una trappola.
Studiare bene! I nostri fornitori devono essere sempre aziende che garantiscono onestà e che propongono il giusto prezzo di mercato, sia per i prodotti sia per i servizi.
E alcuni non garantiscono questo.
I PAPI SANTI VATICANO VISTA DALLA TERRAZZA PREFETTURA