LA VENEZIA DEI GIUSTI - COME SE NON BASTASSERO TUONI E LAMPI AL LIDO I POVERI CRITICI HANNO AFFRONTATO UNA SERIE DI MARTELLATE E COLTELLATE SU GAMBE E PIEDI DAL PUR GRANDE REGISTA COREANO KIM KI DUK - NON È PER TUTTI I GUSTI IL SUO DICIOTTESIMO FILM, “PIETÀ”: UN’OPERA VIOLENTISSIMA, IMPICCAGIONI, AMPUTAZIONI, STUPRI, AL PUNTO CHE DOPO MEZZORA SI PUÒ ANCHE SCAPPARE DALLA SALA…
Marco Giusti per Dagospia
"Pietà " di kim ki duk.
Come se non bastassero tuoni e lampi in laguna e al Lido i poveri critici hanno affrontato una serie di martellate e coltellate su gambe e piedi dal pur grande regista coreano Kim Ki Duk. Insomma non è per tutti i gusti il suo diciottesimo film, "Pietà ", che già dal titolo e dal bellissimo manifesto cerca di rimandarci al capolavoro di Michelangelo. Ma la pietà a cui rimanda davvero il film è quella che dovrebbe mostrare Dio nei confronti di una società e di una umanità distrutta dal potere del denaro e dall'inutile sogno di poter rimediare a tutto solo col denaro.
Una umanità che sembra non avere altro futuro che la morte e la distruzione e che neppure il desiderio di famiglia, ultimo appiglio di civiltà , potrà salvare. Violentissimo, impiccagioni, amputazioni, stupri, al punto che dopo mezzora si può anche scappare dalla sala, Kim Ki Duk ci presenta senza alcun moralismo una serie di personaggi che vivono in uno dei quartieri più degradati di Seoul, l'impronunciabile Cheonggyecheon, che è poi il quartiere dove è cresciuto il regista, che sta per essere assorbito dai ricchi centri commerciali della città .
Un giovane e micidiale strozzino, Gang Do, interpretato da Lee Jun-Jin, che spezza mani, gambe e vita a chi non paga il dovuto o arrangia risarcimenti con le assicurazioni, una donna, l'intensa Jo Min-Su, che pretende di essere sua madre, colpevole di averlo fatto crescere senza amore e quindi di averlo reso il mostro che è adesso. In mezzo un gioco continuo fra torturatori e torturati, sensi di colpa e repressioni che sfilano sotto gli occhi di madri impotenti.
Niente ci è risparmiato e nessuno sembra essere innocente nella corruzione generale. Kim Ki Duk ci mette anche una serie di animali, loro sì innocenti, che lo strozzino si porta a casa, una gallina, un'anguilla, un coniglio, che faranno tutti una pessima fine, le ambientazioni pazzesche degli slums del quartiere degradato di Cheonggyecheon, e la Pietà di Michelangelo con tutti i suoi significati.
Ovviamente non tutto è come sembra e bisogna seguire fino in fondo, nella sua logica complessa e nei suoi rimandi artistici, sessuali e politici, un film che si rivela un'opera maggiore, sofferta e sentita, di un regista che ci ha abituato a grandi risultati. Sul fatto però che possa essere capito da tutti, anche se Kim Ki Duk ha dichiarato di aver voluto fare un film più facile e popolare, avrei qualche dubbio. Attenti alla fine che fa la simpatica anguilla.
PIETa DI KIM KI DUK PIETa DI KIM KI DUK PIETa DI KIM KI DUK PIETa DI KIM KI DUK PIETa DI KIM KI DUK PIETa DI KIM KI DUK