L’ADDIO DI BARBARA PALOMBELLI A JOHNNY MONCADA: “SI INVENTÒ UN MESTIERE CHE NON C'ERA ANCORA, IN ITALIA: IL FOTOGRAFO PUBBLICITARIO, O IL PUBBLICITARIO FOTOGRAFO - LE SUE FOTO E LE SUE ILLUSTRAZIONI DIVENTANO SUBITO LEGGENDA. UN GENIO” - MARCENARO: “MARIO MONTI È FRESCO COME MATTEO RENZI, AFFIDABILE COME PAOLO MIELI E INTELLIGENTE NON COME GIULIANO AMATO, MA QUASI” - CERASA: L’EXIT TRAGEDY DELL’OPPOSIZIONE…

1 - MONCADA E BASTA...
Barbara Paolombelli per Dagospia

Lucido fino alla fine. Sereno, curioso, leggeva i giornali. Forse sapeva, ma fino all'ultimo non ha voluto smettere di essere se stesso. Il cardiologo, il meraviglioso Attilio Maseri, aveva tentato di tutto. Ma lui, la moglie, i figli: tutti sapevano che il cuore di Johnny era da anni un cuoricino, funzionava al minimo indispensabile. La malattia che lo ha portato via - e che lui conosceva nei minimi dettagli - non gli aveva mai tolto quel sorriso che Roma domani - alle 11, nella basilica di san Lorenzo in Lucina - onorerà con il ricordo e la preghiera.

Se esiste un paradiso speciale per gli aristocratici, sono sicura che lui darà un'occhiata, una sbirciatina, poi scapperà lontanissimo. A cercare la gente, le persone, gli incontri di cui era sempre affamato. Da ragazzo, trovò negli Stati Uniti la fuga dalle convenzioni cui una certa nobiltà era ancorata. Giovanni diventa Johnny: il cognome diventa Moncada e basta. Sceglie di lavorare, si inventa un mestiere che non c'era ancora, in Italia: il fotografo pubblicitario, o il pubblicitario fotografo.

Un genio: le prime campagne di affissione, siamo all'inizio dei Sessanta, invadono Roma. Il sorriso di un bambino, lo Yogurt, una assoluta novità. Tutta la città entrava nel futuro, usciva dal dopoguerra. Johnny deve tanto a Joan: sarebbe diventata una moglie meravigliosa, allora era una ancora soltanto una bellezza mozzafiato. Fuori dalle ragnatele dei palazzi nobiliari: missione compiuta. Senza strappi, senza trasgressioni: blasoni, circoli e tradizioni in dosi omeopatiche.

L'americano-romano crea, inventa, ha successo. Le sue foto e le sue illustrazioni diventano subito leggenda. Ma lui non se la tira: Joan e i bambini, che intanto si moltiplicano - uno più bello dell'altro - lo tengono stretto alla realtà. Gli amici, lo sport, la costruzione della casa di Porto Ercole: il suo entusiasmo è contagioso.

Una famiglia forte, legata, gli darà per tutta la sua vita una stabilità pazzesca. Le storie, i ricordi, i pettegolezzi, la smania di acciuffare l'ultima tendenza e l'ultimo personaggio da mettere nel suo archivio: sempre con un'ironia sorridente. E' stato - probabilmente - l'uomo più elegante dei suoi tempi.

Il maglione, la camicia, la giacca sformata, il fisico sempre perfetto. Oltre le mode, al di sopra di tutto. Cercavano di imitarlo i suoi "frati": Carletto Saraceni, Giuliano Scribani, mio padre e i tanti altri che lo stavano aspettando lassù. Difficile: Johnny era alto il giusto, aveva dei bei riccioli, un modo di camminare tipo James Stewart ne "La finestra sul cortile". Lo adoravo, lo adoravano tutti quelli che hanno avuto la fortuna di conoscerlo. Siciliano, romano e americano: un mix formidabile per un uomo indimenticabile. Ciao Johnny, salutami papà.


2 - OPPOSIZIONI MOLTO, MOLTO, MOLTO COMPATTE...
Claudio Cerasa per "Il Foglio" - www.ilfoglio.it/cerazade

In questi giorni di grande responsabilità, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si è spesso ritrovato a dover fare i conti con una questione politica non proprio di poco conto. Problemino: ma se davvero dovessero presentarsi le condizioni per una nuova fase al governo le opposizioni in che modo si comporterebbero? E soprattutto: sarebbero tutte unite e compatte nell'offrire al presidente della Repubblica un'exit strategy chiara, e definita, per accelerare la fine del berlusconismo? Compattissime, ovvio. Facciamo qualche esempio? Facciamolo.

Pier Luigi Bersani: sì elezioni, no governo tecnico. Enrico Letta: no elezioni, sì governo tecnico. Nichi Vendola: sì elezioni, col piffero governo tecnico. Walter Veltroni: no elezioni, sì governo tecnico. Rosy Bindi: governo tecnico ok, ma comunque meglio elezioni. Giuseppe Fioroni: elezioni per carità, sì governo tecnico. Dario Franceschini: elezioni perché no, governo tecnico perché no (ma meglio di no). Stefano Fassina: sì elezioni, no governo tecnico. Pier Ferdinando Casini: elezioni meglio di no, lavoriamo per governo tecnico. Antonio Di Pietro: no inciuci, sì elezioni.

Gianfranco Fini: sì governo tecnico, elezioni meglio di no. Oliviero Diliberto: no governo tecnico, sì elezioni. Francesco Rutelli: no elezioni, sì governo tecnico. Massimo D'Alema: no elezioni, sì governo tecnico (purtroppo, al momento, nessuna notizia da Franco Turigliatto).


3 - MARIO MONTI È FRESCO COME RENZI...
Andrea Marcenaro per "Il Foglio"


Nel momento stesso in cui l'Amor nostro attraversa qualche difficoltà, sebbene non ancora definitiva, e pur non disponendo io della classe pura che ha baciato in fronte uno Stracquadanio, terrei comunque a ricordare ciò che già una volta, scevro da qualsivoglia interesse personale, desiderai far presente in un altro difficile momento del recente passato. E cioè.

Mio padre era di sinistra, mia madre era di sinistra, mio fratello è di sinistra, la sua prima moglie è di sinistra, la sua moglie attuale è di sinistra come altresì tutti i parenti suoi, mio figlio è di sinistra, mia nuora è di sinistra, il mio consuocero è laziale, ma di sinistra, la mia consuocera americana, ma di sinistra, mia moglie è di sinistra, suo fratello è di sinistra, mia cognata pure, i miei amici migliori vengono tutti dalla sinistra e quanto a me, che a sinistra ho passato più di mezza vita, personalmente non ho mai smesso di considerare Mario Monti fresco come Matteo Renzi, affidabile come Paolo Mieli e intelligente non come Giuliano Amato, ma quasi.

 

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