“PAOLO PETRECCA FA RIMA CON PATACCA”- I CRONISTI DI RAINEWS SBEFFEGGIANO IL DIRETTORE CUSTODE DI “TELEMELONI” CHE, ALL’INDOMANI DELLA BUFERA SCATENATA DALLA SCELTA DI APRIRE IL TG, LA SERA DELLE ELEZIONI FRANCESI, CON IL FESTIVAL DELLE CITTÀ IDENTITARIE IN CUI SI ESIBIVA LA COMPAGNA, DENUNCIA I COLLEGHI DEL SINDACATO INTERNO – E IN RIUNIONE DICE: "TRATTIAMO BENE SANGIULIANO CHE SI LAMENTA PERCHÉ I CRONISTI FANNO DOMANDE INAPPROPRIATE" - LA VIGILANZA CHIEDE UNA RELAZIONE URGENTE SUL CASO RAINEWS24 – LA LETTERA DI PETRECCA AL "CORRIERE" IN CUI RISPONDE A GRAMELLINI…
Giovanna Vitale per "la Repubblica" - Estratti
Nel fantastico mondo di “Patapetrecca” non è successo niente.
All’indomani della bufera scatenata dall’incredibile scelta di aprire il Tg di Rainews24, la sera delle elezioni francesi, con il Festival delle Città identitarie in cui si esibiva la compagna — e lui seduto in prima fila, a godersi lo spettacolo in quel di Pomezia, mentre tutte le tv del pianeta trasmettevano in diretta i risultati del voto — il direttore del canale all news si è presentato in redazione con la consueta sicumera di chi sa di non aver nulla da temere.
Troppo coperte le spalle, irrobustite da un’antica militanza in An e assidui interventi ad Atreju. Troppo influente la madrina, citofonare Palazzo Chigi, per aver paura di perdere il posto.
Paolo Petrecca che «fa rima con patacca », da cui il nomignolo coniato dai cronisti della testata Rai che dovrebbe dare le notizie in tempo reale ma ha antenne solo per quelle gradite a Giorgia Meloni, il segnale oscurato se il ministro Lollobrigida ferma i treni o l’ex first gentleman si produce in siparietti scostumati, è arrivato a Saxa Rubra intorno alle 8, un’ora dopo ha convocato la solita riunione del mattino e... non ha detto una parola sul fatto del giorno. Non si è giustificato, non è nel suo stile.
Né si è assunto la responsabilità di una scelta scaricata sin dalla sera prima su Ida Baldi, la vice in quota Pd che per protesta si è dimessa, sebbene i più maliziosi sentano puzza di combine: di una messa in scena per salvare la faccia al direttore e, di conserva, la sua poltrona.
E così, mentre tutt’intorno fioccavano interrogazioni parlamentari, esposti all’Agcom e persino richieste di licenziamento, il primo “fratello” ad espugnare un telegiornale Rai già al tempo del governo dei migliori per intercessione di Antonio Di Bella — che nel ‘21 lo suggerì all’allora capo- azienda Carlo Fuortes, a caccia di compensazioni per FdI tagliato fuori dal Cda — è rimasto impassibile.
Non degnando neppure di uno sguardo i colleghi del sindacato interno, rei di averlo colpito negli affetti e per questo addirittura denunciati all’Ordine: se il gran sacerdote di TeleGiorgia aveva preferito la kermesse pontina alle elezioni in terra di Francia era per accendere i riflettori su Alma Manera, la fidanzata canterina ospite dello show.
Peraltro da poco gratificata, a dispetto di doti artistiche misconosciute ai più, di una ricca consulenza al Maxxi diretto da Alessandro Giuli: un altro pulcino della nidiata meloniana, dove il “tengo famiglia” di longanesiana memoria è un motto praticato con insaziabile voracità in ministeri, istituzioni, aziende pubbliche.
La fedeltà al primo posto. Alla causa, oltre che ad amici e parenti. «Mi ha telefonato Sangiuliano, si è lamentato dei cronisti della Tgr che lavorano per noi, gli fanno domande inappropriate, dobbiamo dire loro di cambiare registro», ha sollecitato Petrecca l’altro ieri durante la riunione di redazione. Ennesima genuflessione alla fiamma che arde nei palazzi.
Da celebrare o coprire, a colpi di censure e di pressioni. «Non ne ho mai subite tante come adesso», raccontò due mesi fa Enrica Agostini, svelando «il corpo a corpo quotidiano» dei colleghi di Rainews, spesso costretti a ritirare la firma dai servizi riveduti e corretti dal direttore per compiacere il governo. Campo in cui Petrecca è medaglia d’oro.
Fu lui a occultare la notizia del Frecciarossa fermato dal ministro Lollobrigida, data solo dopo molte ore che altre testate l’avevano diffusa per la protesta formale del Cdr.
Idem i fuorionda di Andrea Giambruno. O l’accusa di stupro per il figlio di Ignazio La Russa.
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1 - CASO RAINEWS24, INTERVENGONO I VERTICI E LA VIGILANZA CHIEDE UNA RELAZIONE URGENTE
Antonella Baccaro per il “Corriere della Sera” - Estratti
Sul caso della copertura delle elezioni francesi, da parte di Rainews24, la presidente della Rai, Marinella Soldi, ieri ha scritto all’amministratore delegato Roberto Sergio e al direttore generale Giampaolo Rossi, tornando a sollecitare maggiore attenzione alla qualità dell’informazione, partendo dai dati della reputazione del servizio pubblico, in calo, e portando a compimento il lavoro del tavolo sull’informazione diretto da Monica Maggioni. Soldi sottolinea anche l’occasione persa di utilizzare la buona informazione come prodotto di successo.
Ma Soldi non è stata l’unica ieri a intervenire: la presidente della commissione di Vigilanza Rai Barbara Floridia ha convocato, anche su questo tema, l’ufficio di presidenza della commissione per martedì prossimo. Floridia ha chiesto a Sergio di portarvi «una relazione urgente e dettagliata» sull’accaduto. Richiesta accolta dall’ad. Il gruppo grillino in Vigilanza girerà il caso all’Autorità per le comunicazioni per eventuali sanzioni.
Batte un colpo anche il leader Giuseppe Conte, per il quale serve una riforma della Rai, «a partire dalla governance».
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2 - «NOTIZIE E PLURALISMO QUESTA È LA NOSTRA REDAZIONE»
Lettera di Paolo Petrecca al “Corriere della Sera”
Caro direttore, ti scrivo pregandoti di darmi spazio sul tuo quotidiano, lo stesso che pubblica Il caffè di Massimo Gramellini ogni giorno e che nelle ultime ore si è occupato addirittura di me.
Vorrei rispondere, semplicemente perché trovo ingiusto offendere un collega senza conoscerlo e, con lui, offendere il lavoro della sua redazione. Gramellini è Gramellini, d’accordo, lo ammiro e lo leggo da anni. E l’ho sempre visto anche in Rai, con i suoi programmi e i suoi editoriali meravigliosi.
Non sono un editorialista di chiara fama come lui, ma lavoro da 34 anni e faccio semplicemente il giornalista. E da oltre due anni e mezzo guido una squadra di persone che, nel bene e nel male, fanno quel che faccio io: cerchiamo di raccontare il mondo.
Non sempre ci riusciamo. Proviamo a non prendere buchi, sbagliamo come tutti, a volte anche aprendo i tg (ne facciamo circa una ventina al giorno) con notizie diverse da quelle scelte dalle testate principali. Ma due cose le facciamo sempre: non siamo omologati, per scelta editoriale e perché non facciamo tg generalisti, e soprattutto andiamo alla fonte, per verificare le notizie.
Cerchiamo di non scrivere di altri se non chiediamo loro almeno un parere. È una delle regole principali del giornalismo, che io, te e il caro Gramellini siamo stati in qualche modo costretti a recepire da giovani. Ricordi le famose 5 W che non fanno più gola a nessuno in questo mondo dei social e degli smartphone...
Siamo gli unici, noi di Rainews24, per esempio, che ancora incessantemente insistono a non mollare il racconto della guerra in Ucraina. Pensa, direttore, che ogni giorno, intorno alle 15, facciamo un tg in lingua ucraina. Per i profughi che sono stati costretti a fuggire dalle bombe di Putin.
Non fa ascolto, certo, il tg ucraino, ma è servizio pubblico. Come quello di raccontare la storia di città, centri minori, piccoli paesi, dove sono nati i miti, gli eroi, i nostri antenati. Anche per riportarli ai nostri figli. E a proposito di giovani: pensa ai miei di figli, direttore, che leggendo le parole di Gramellini hanno scoperto di avere un padre «ottuso» perché ha dedicato solo poche ore al voto in Francia domenica sera.
A Rainews24, nonostante tutto, facciamo sforzi continui per esserci, ovunque e comunque. Nel segno del pluralismo e in tutta la nostra «ottusità». Un’ottusità felice, però, che sfugge ai salotti e risplende della genuinità della gente comune. La stessa che incontri nei bar, nelle piazze, nei cinema, nei teatri, sulle spiagge, nelle scuole, nelle università, in Francia come in Italia, in Gran Bretagna come negli Stati Uniti .