PAPERINO VECCHIO FA BUON BRODO! – DONALD DUCK COMPIE 90 ANNI: NASCE NEL 1934 PER CASO, COME SPALLA DI TOPOLINO, POI ENTRA NEL CUORE DEGLI SPETTATORI CHE SI RICONOSCONO NELLE SUE SFIGHE - TRA I SUOI FAN UMBERTO ECO, CHE DISSE: "È DISSOCIATO E NEVROTICO, COME L'UOMO DEL DOPOGUERRA" - LO PSICOLOGO MATTEO LANCINI: "NELLE FRAGILITÀ DI PAPERINO SI RICONOSCE IL MASCHIO PERDENTE DI OGGI" - VIDEO
1 - PAPERINO FA 90
Estratto dell’articolo di Adriana Marmiroli per “La Stampa”
Compie 90 anni il 9 giugno Donald Duck, all'anagrafe di Paperopoli Donald Fauntleroy Duck e in Italia (Paolino) Paperino. Malgrado l'età, il personaggio più giovane nello spirito del bestiario antropomorfo creato da Walt Disney a partire da un topo canterino alla guida di un battello fluviale.
Il suo successo non era preventivato: nasce per caso, nel 1934, quando appare come spalla dal becco puntuto con berretto e giubba da marinaretto nel corto «La gallinella saggia» («The Wise Little Hen»): è un banale scansafatiche, alla pari di un (dimenticato) maialino. […]
La seconda apparizione è ancora del 1934: in «Orphan's Benefit», disturbato dal pubblico, si arrabbia e fa un'epica sfuriata. Paperino ora c'è tutto: la voce, incomprensibile, prestata fin dalla prima apparizione da Clarence Nash (un abbinamento che durerà più di cinquant'anni) e l'indole iraconda e litigiosa. «Nasce con un caratteraccio – commenterà il regista e animatore Jack Hannah che firmerà circa un terzo dei quasi 200 cartoon di Donald Duck–, ma fu la voce di Nash a darci la traccia, a stabilirne le caratteristiche».
In pochi anni la spalla Donald Duck surclassa Mickey Mouse, che pure è il simbolo scelto da Walt per il suo impero. Ma sono i numeri a parlare: tra 1941 e 1965, interpreta 106 cartoon, Mickey 14, anche Pippo/Goofy con 49 fa meglio. Topolino perfettino non fa ridere.
Donald vince perché antieroe e perdente, per le sfuriate e la suscettibilità, la generosità e sfortuna, la testardaggine e goffaggine. Il sorpasso avviene negli anni della guerra: il corto di propaganda antitedesca «Der Fuehrer's Face» vince l'Oscar, «The Autograph Hound» ne sancisce lo status di star riconosciuta dai massimi divi di Hollywood, Shirley Temple, Garbo, Gable.
Nel dopoguerra l'ascesa continua, grazie anche agli epici scontri con Cip & Ciop e altri animali: si conferma alter ego dell'uomo qualunque vessato dalla sorte. Parte con le migliori intenzioni, ma finisce sempre in un disastro.
paperino si sveglia alla fine del film
È questo il personaggio amato da Dino Buzzati, che di lui disse: «È una delle più grandi invenzioni narrative dei tempi moderni», poiché «specchiandoci in lui, nel segreto del nostro animo ci riconosciamo, ma nello stesso tempo ci sentiamo migliori». E da Umberto Eco, per cui Topolino corrisponde al «modello di uomo americano» fino agli Anni '40, mentre Paperino è «il suo opposto» e lo surclassa perché «dissociato e nevrotico» come in fondo è l'uomo del dopoguerra, e cita come modelli alternativi «i personaggi di Spillane e i beatnik californiani».
Tra i fan anche il filosofo ed epistemologo Giulio Giorello, che firma con Tito Faraci il soggetto di «La filosofia di Paperino», che poi Silvia Zico illustrerà.
paperino nel cartone animato la faccia del fuhrer
Parallelamente al cinema, Paperino sbarca nell'editoria: l'adattamento a fumetti è promozione dei cartoon.
[…] Negli Anni '60 il mondo dell'intrattenimento cambia e Disney si adegua: è la tv a farla da padrona e lì torna a splendere la stella di Mickey Mouse. Donald è ospite, ancorché d'onore, nello show del topo: è il declino. Dopo, sì, restano i fumetti e alcune serie televisive, ma non è più quello delle origini: politicamente corretto verrebbe da dire, snaturato.
Si salva in qualche illustre comparsata cinematografica. Su tutte, in Chi ha paura di Roger Rabbit?: indimenticabile la sfida pianistica con Daffy Duck, la papera rivale made in Warner, dove torna il lui che preferiamo: collerico, imprevedibile, intrattabile, starnazzante.
paperino in la faccia del fuhrer
Una storia a parte è quella editoriale che si gioca in Italia: dal 1935 Mondadori pubblica Disney, realizzando anche storie originali (le prime illustrate da Federico Pedrocchi). […]
2 - MATTEO LANCINI "NELLE SUE FRAGILITÀ SI RICONOSCE ANCHE IL MASCHIO PERDENTE DI OGGI"
Francesco Rigatelli per “La Stampa”
«L'essere umano non è onnipotente e Paperino ce lo ricorda». Lo psicologo Matteo Lancini, 59 anni, appassionato di cartoni animati, ha appena scritto la prefazione di Buonanotte, ansia (Giunti), il nuovo libro illustrato di Walt Disney su Inside out 2, film che uscirà il 19 giugno con nuova protagonista appunto l'ansia, e ripercorre qui i novant'anni del papero più famoso dei fumetti.
Perché Paperino ha avuto tanto successo?
«La sensazione è che sia il personaggio più umano di tutti e che nonostante il soggetto antropomorfo sia facile identificarsi. Topolino è il protagonista perfetto e Paperino è emerso come secondo».
Un antieroe?
«Certo e molto realistico proprio perché problematico, capace di vivere emozioni, umano nella sua paperaggine».
Rappresenta l'uomo medio moderno?
«Sì e aggiungerei che rappresenta anche degli aspetti di maschio perdente, come molti si sentono oggi nonostante le fragilità portino alla spavalderia. In fondo è un buono».
Un po' frustrato?
«Sicuramente sì, a causa delle tante sconfitte. È lo zio buono, non lo zio d'America». […]
Un'altra emozione negativa è l'invidia per il cugino fortunato Gastone...
«È un sentimento contrastante, perché ci identifichiamo comunque con chi invidia più che con l'invidiato. Oggi i social hanno amplificato l'individualismo che senza progetti di comunità esaspera l'invidia. Sentimenti sbagliati, ma umani, da ricondurre a un senso più ampio nella propria vita».
Paperinik, l'identità segreta di Paperino, cosa le suggerisce?
«L'invenzione di un alter ego positivo, da cialtrone a Batman. Un riscatto personale della nostra limitatezza umana. Paperino sempre fallimentare diventa con solo una maschera un supereroe. Soprattutto nell'età evolutiva è facile identificarsi con questa figura».
Tra sfortune, parenti, la fidanzata Paperina e i nipoti Qui, Quo, Qua, Paperino è un esempio della famosa resilienza?
«La resilienza, ed è anche la morale, è che lui ogni volta che fallisce trae insegnamento dai propri errori. Poi ricomincia da capo perché la narrazione Disney non prevede l'evoluzione del personaggio. In Paperino però c'è sempre un aspetto di resilienza perché risulta sfortunato senza essere sfigato fino in fondo, pigro ma non rinunciatario, arrabbiato senza violenza, perdente ma non sconfitto, impulsivo eppure riflessivo».
Perché Topolino piace di meno?
la banda composta da goebbels himmler tojo goring e mussolini
«Difficile identificarsi in un topo saggio e di successo. Tutti noi poi ci sentiamo vicini a personaggi diversi e per questo ne esistono tanti per vari gusti. Il successo di Paperino dimostra che l'essere umano ha bisogno di fallibilità, umanità, emozioni ed esigenza di esprimerle. Lui in fondo è il personaggio più passionale». […]
È sbagliato sentirsi Paperino?
«L'uomo non è onnipotente e Paperino ce lo ricorda. Esiste però una capacità di cogliere i propri comportamenti, che non dipendono solo dall'esterno. Non serve deprimersi o esaltarsi, ma cercare di capire perché per esempio capitano due incidenti in una settimana, magari uno è stressato e si sottopone a fatiche eccessive».