PER UNA FIAT CHE FUGGE, C’È UNA PHILIP MORRIS CHE INVESTE - LA MULTINAZIONALE DEL TABACCO INVESTE 500 MILIONI DI EURO IN PROVINCIA DI BOLOGNA PER LA FABBRICA CHE LANCERA’ UNA SIGARETTA RIVOLUZIONARIA

Cristina Giudici per "Il Foglio"

Rose nel deserto. Rare e perciò pregiate. Le potremmo definire così, le poche multinazionali che, contro ogni logica apparente, sfidano la sorte del mercato del lavoro italiano. Eppure una su mille c'è, ci prova. Come la multinazionale statunitense degli elettrodomestici Whirlpool, che ha deciso di trasferire la produzione di forni a microonde dalla Svezia allo stabilimento di Cassinetta di Biandronno, Varese, dove verranno investiti 250 milioni di euro per creare un hub europeo.

Investimento dovuto a un processo di ristrutturazione, che ha portato alla chiusura di una fabbrica a Trento, e a un intervento della regione Lombardia con cui è stato siglato un protocollo per agevolare gli investimenti nella ricerca e nell'innovazione.

Ma pur sempre un investimento importante. Altro caso, anche più notevole perché non causato da ristrutturazioni, è quello della multinazionale del tabacco, la Philip Morris International, che senza ricevere alcuna agevolazione fiscale o sovvenzione pubblica ha scelto l'Italia per costruire a Crespellano, in provincia di Bologna, la sua prima fabbrica pilota in Europa per progettare e produrre una nuova generazione di sigarette - per ora si chiama solo "platform one" - che dovrebbe avere un impatto minore sulla salute. E ha deciso di investire una somma lunare, considerata la fase ancora critica dell'economia italiana: mezzo miliardo di euro nel distretto tecnologico del biomedicale, in Emilia Romagna. Si punta sul contributo tecnologico di un prototipo di una pipetta, che invece di bruciare il tabacco, lo riscalda.

Un investimento con cui Philip Morris ambisce nell'arco di due anni a sostituire il modello tradizionale di sigaretta e che potrebbe riscrivere, se la scommessa verrà vinta anche la storia del design del tabacco. La decisione di aprire a Crespellano (darà lavoro a 600 persone) può sorprendere, soprattutto perché la scelta è stata fatta fra l'Italia e la Germania, dove il costo del lavoro è minore, ma è molto meno inaspettata se si considera, come ha fatto notare il ceo di Philip Morris, André Calantzopoulos, che si tratta di una scommessa sui cervelli italiani, "per l'accesso a eccezionali talenti".

Nello stabilimento pilota europeo pensato per produrre la sigaretta di nuova generazione, lavoreranno infatti soprattutto ingegneri e periti altamente qualificati. Che hanno studiato e si sono formati in Italia, dove esiste un know-how tecnologico che evidentemente può permettersi ancora di essere attrattivo. Un investimento favorito anche dalla presenza di un'altra azienda della Philip Morris, Intertaba, che nella provincia di Bologna, a Zola Predosa, produce filtri di sigarette da 50 anni.

La scommessa di Philip Morris forse non basta a smentire da sola il cliché della desertificazione industriale italiana (la flessione della produzione negli ultimi 11 mesi del 2013 è stata del 3,1 per cento). Secondo UnionCamere, il saldo positivo delle aziende nate nel 2013 è stato di 600 unità rispetto al 2012, ma quasi tutte nella ristorazione, commercio e servizi, non proprio nel cuore dell'eccellenza manifatturiera del made in Italy. Ma a fronte di multinazionali che delocalizzano, come l'Electrolux, e gioielli del made in Italy venduti (l'ultima Poltrona Frau) il segnale è importante.

Anche se probabilmente i manager europei di Philip Morris hanno osservato con una certa perplessità il codazzo di amministratori locali e di politici, che hanno fatto anticamera per poter stringere le mani e congratularsi, come se l'investimento deciso dalla Philip Morris fosse un merito loro. Perché non si deve dimenticare che questo investimento, esattamente come quello della Whirlpool a Varese, è in controtendenza su una politica ancora incapace di attirare lavoro.

 

WHIRLPOOL PHILIP MORRIS marchionne elkann x ENRICO LETTA DOHA EMIRO

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