PIERSILVIO NUN CE LASSA’: “STIAMO GUARDANDO ALL’ESTERO”. E CERCA UN PARTNER PER MEDIASET PREMIUM


Simone Filippetti per il "Sole 24 Ore"

C'è la luce in fondo al tunnel dell'industria dei media? Tv e giornali vengono da due anni tremendi e il mercato pubblicitario ha perso per strada 2 miliardi con una caduta mai vista. Nemmeno Pier Silvio Berlusconi ha la sfera di cristallo, ma svela le carte di Mediaset: tagliare i costi non basta, occorre aumentare i ricavi. Magari andando nei paesi dove l'economia cresce. Poi un possibile intervento con la cugina Mondadori nella pubblicità. E magari, chissà, anche una clamorosa alleanza con l'eterno rivale Rupert Murdoch, in terra spagnola? Tutto è possibile. Oggi l'Italia spaventa gli investitori stranieri, ma allo stesso tempo è un'occasione irripetibile.

La crisi è la più grave dal Dopoguerra. Nell'industria dei media due miliardi di pubblicità sono andati in fumo. Ma giocare solo di rimessa, tagliando i costi, è una strategia dal fiato corto. Bisogna cercare di aumentare i ricavi. Farlo, però, quando i due principali mercati per te si chiamano Italia e Spagna, sembra un rebus impossibile. Eppure al quarto piano della palazzina che ospita il quartier generale di Mediaset, Piersilvio Berlusconi ha il sorriso di chi sa come risolvere l'enigma. Si naviga in un mare in tempesta e mai sperimentato prima. Ma qualche segnale positivo s'intravede.

A luglio, dopo 21 mesi di cali, la pubblicità è tornata a salire. È la fine della traversata nel deserto o solo un'oasi?
Quel segno più fa sperare. Ma per ora non c'è modo di dire se sia l'inizio di una ripresa

A giudicare dal vostro palinsesto autunnale si direbbe che quantomeno siete tornati ad avere più visibilità...
Mi piacerebbe poterlo dire, ma la verità è che ancora la visibilità non c'è. C'è, però, una sensazione che alimenta l'ottimismo. Le ultime novità e il palinsesto autunnale sono piaciute. Se sia solo un gradimento o un giro di boa è presto per saperlo.

Ma avete qualche ulteriore nuovo segnale?
Le posso anticipare che dopo la nostra presentazione, abbiamo registrato ulteriori segnali di miglioramento.

Il mercato della pubblicità ha perso per strada oltre 2 miliardi da inizio della crisi, da 9 a 7. Li rivedremo mai?
È un discorso che va oltre Mediaset e investe lo scenario macro-economico. Difficile che ci sia un rimbalzo vero e proprio, nell'immediato. Ora l'importante è che si fermi la caduta e la speranza è che si torni in qualche anno ai livelli pre-crisi. Forse è una visione un po' ottimistica, ma se così non fosse, allora tutti i media sarebbero davvero a rischio.

Se il mercato va avanti a "botte" di meno 20% all'anno, il rischio sarebbe reale...
L'industria sta cercando di reagire alla crisi. La proposta lanciata di recente dall'Upa (associazione degli investitori pubblicitari), per esempio, è un'ottima iniziativa: un tax credit per defiscalizzare il 10% delle spese pubblicitarie incrementali, ossia quelle in più rispetto all'anno prima. È un modo per incentivare gli inserzionisti, anche le multinazionali estere, a reinvestire sul mercato italiano. Complimenti al presidente Lorenzo Sassoli de Bianchi, perché è un'idea a costo zero per lo Stato per favorire la ripresa dei consumi e aumentare il gettito Iva.

A proposito di scenari macro: sembra che le strade di Mediaset, della politica e della magistratura siano ancora destinate a incrociarsi. Martedì si è saputo che la Cassazione potrebbe decidere su suo padre Silvio, per il processo diritti tv, entro fine mese...
Fa bene a farmi la domanda e come può immaginare su questo tema ho un'opinione personale molto netta. Venendo a Mediaset, non ci sarà alcun impatto. Semplicemente perché alla fine, se in Italia esiste una giustizia, tutto finirà in nulla.

Torniamo a voi: dopo l'anno nero 2012, il primo in perdita (per 235 milioni di euro) della vostra storia, il mercato si aspetta un ritorno al pareggio. Conferma queste previsioni?
Sono oggettivo: il primo trimestre si è chiuso in utile. Sul secondo non posso anticipare nulla, ma il trend è simile. Sul secondo semestre, invece, dipenderà solo dall'andamento del mercato pubblicitario. Però posso dire che l'azienda ha reagito con forza alla crisi, con il taglio dei costi: l'80% del piano (da 450 milioni, ndr) è già stato realizzato, in forte anticipo. Mi piace pensare che per questo il titolo ha fatto +100% da inizio anno.

Il 2006 fu un anno storico per Mediaset: gli utili toccarono il record di 600 milioni. Un passato inarrivabile?
Le quote di mercato che avevamo allora, le abbiamo anche oggi. La questione è la dimensione del mercato. Ma in futuro, col nuovo assetto che stiamo costruendo, pensiamo di poter tornare a risultati importanti. E per farlo non escludo un allargamento di confini.

E come si fa? Mediaset opera in due Paesi investiti in pieno dalla crisi...
Vero, in Italia e Spagna il mercato è difficilissimo.

E allora pensate di allargarvi in altri mezzi?
Abbiamo già tv, pay-tv e internet. E nell'on-demand stiamo lanciando Infinity che non è una pay-tv, ma un'offerta pura di contenuti che vive sul web, visibile su tutti i device. Un catalogo da 5mila titoli a portata di click senza i vincoli dell'abbonamento.

Per esempio, c'è la vostra cugina Mondadori che ha periodici e libri. Un conglomerato dei media è un'idea che più volte è balenata sui giornali...
Una fusione Mediaset-Mondadori la escludo. Se invece si parlasse di un livello più alto di sinergie per raccogliere pubblicità integrata per i nostri canali e i magazine di Mondadori, allora sarei molto favorevole. D'altronde anche Ernesto Mauri, ad di Mondadori, mi pare stia lavorando in quella direzione.

Ma rimane la domanda: dove trovare nuovi ricavi?
Stiamo guardando anche all'estero. Nei paesi dove c'è crescita. Se ci fossero occasioni, coglieremo l'opportunità.

Questa sì che è una notizia...
Guardi, è solo una visione strategica. Al momento non c'è nulla di concreto.

La rotta industriale che lei ha tracciato è molto chiara: sempre più produzione di contenuti in house. Verrebbe da dire: avercela ora Endemol....
La forza delle reti generaliste è sempre più in prodotti costruiti su misura per il pubblico italiano e sempre meno nei format. Ma non le nascondo che la vicenda Endemol (la casa olandese di format tv come Grande Fratello, comprata e poi ceduta ai fondi perché sommersa dai debiti, Ndr) mi ha lasciato un po' di amarezza. Difficile stare in un'azienda quando non la puoi gestire. Ma, per com'è andata, meno male che noi avevamo solo il 30%.

E poi c'è Mediaset Premium: non ha nascosto che un partner per la pay-tv farebbe comodo. Ma chi? E come?
Nomi non ne posso fare. Posto che Premium va bene, nulla in contrario a un partner industriale, non finanziario

Visto che non li fa lei, li faccio io i nomi: si parla di Canal+ e di Al Jazeera. È vero?
Posso dire che Canal+ avrebbe molto interesse sull'Italia. Lo stesso il Qatar. Certo entrare oggi un Paese in recessione, spaventa tutti. Ma le crisi sono anche una grande occasione, difficilmente ripetibile. Premium è in una posizione ottimale, per chiunque voglia entrare o rafforzarsi in Italia

In che senso rafforzarsi? Oltre a voi, di pay tv nel nostro paese c'è solo Sky. Mica vorrà allearsi con Rupert Murdoch?
Sky rimane sempre un concorrente. Ma per esempio chi le dice che BSkyB (del magnate australiano, Ndr) non voglia entrare in Spagna? A quel punto noi saremo della partita. Anche perché abbiamo un diritto di prelazione e uno di veto su Digital+.

Già, il dossier Digital+. Ma il mercato vi vede come venditori che potrebbero far pesare il diritto di veto...
Perché vendere? Potrebbe anche interessarci arrivare al controllo di Digital+. Tutto è possibile. Ma non c'è ancora nessun processo formale. Di certo, noi abbiamo rapporti ottimi con i soci Prisa e Telefonica.

Non vorrei contraddirla, ma ha appena detto che la Spagna è come l'Italia, un terreno minato, e che bisogna andare nei paesi dove c'è la crescita...
Sì, è vero. Ma, vede, Digital+ è in una posizione unica: è praticamente monopolista in Spagna e il mercato ha ampi spazi di crescita.

Ecco allora uno scenario da fanta-finanza per l'estate: Mediaset esercita la sua prelazione su Digital+. A quel punto sia Vivendi sia NewsCorp, cioè Murdoch, avrebbero molto interesse a entrare come soci di Premium: una triangolazione Italia-Spagna con Francia o Inghilterra
Fantafinanza estiva, appunto. Riparliamone se e quando Prisa deciderà di cedere la quota di controllo.

 

 

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