PLAYBOY AL CAPOLINEA? – DOPO LA MORTE DI HUGH HEFNER LA RIVISTA RISCHIA DI SCOMPARIRE - “E’ UNA EREDITA’ DEL PASSATO. FORSE LA CARTA STAMPATA NON E’ IL MODO MIGLIORE PER COMUNICARE CON I NOSTRI FRUITORI” – IL MAGAZINE NEGLI ULTIMI ANNI HA CHIUSO OGNI ESERCIZIO CON PERDITE ATTORNO AI 7 MILIONI DI DOLLARI
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Playboy al capolinea? La rivista per soli uomini creata nel 1953 da Hugh Hefner potrebbe fermare le rotative e sparire dai newsstands americani. La morte di Hefner, scomparso a settembre dello scorso anno all'età di 91 anni, a quanto pare è destinata a innescare un processo che porterà la Rizvi Traverse, una società di investimenti, a far valere il proprio ruolo di azionista di maggioranza. «Vogliamo concentrarci su quello che chiamiamo 'il mondo di Playboy', molto più vasto di una piccola pubblicazione che è un'eredità del passato», ha detto Ben Kohn, esponente di spicco di Rizvi Traverse, al Wall Street Journal.
La società sarebbe intenzionata a rilevare il 35% in mano agli eredi di 'Hef'. Il 2018, quindi, può diventare l'anno che segnerà la trasformazione di Playboy da un «attività imprenditoriale del settore media» ad una «compagnia che gestisce il marchio» celebre in tutto il mondo. Secondo il WSJ, il magazine negli ultimi anni ha chiuso ogni esercizio con perdite attorno ai 7 milioni di dollari.
I sei numeri che vengono pubblicati ogni 2 mesi raggiungono livelli di vendite ovviamente lontanissimi rispetto ai record toccati negli anni d'oro, con i 5,6 milioni di copie venduti nel 1975. Negli ultimi anni, infatti, è raro superare il mezzo milione complessivo. «Potremmo giustificare le perdite facendo riferimento al valore di mercato, ma bisogna comunque guardare avanti. Non sono sicuro che la carta stampata sia il modo migliore per comunicare con i nostri fruitori», ha aggiunto Kohn.
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Nel 2016, come è noto, Playboy aveva preso la rivoluzionaria decisione di eliminare le foto di nudo dalle proprie pagine. Lo scorso anno, però, è arrivata la marcia indietro. «Il nudo non è mai stato il problema, perché il nudo non è un problema», sentenziò in un tweet Cooper Hefner, figlio del fondatore dell'impero. «Ci riprendiamo la nostra identità e ci teniamo a ricordare chi siamo». Forse, però, tutto questo non basterà per sopravvivere.
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