POVERA RAI, POVERO BENIGNI: TRADITI DAL GIRONE DEI SODOMITI

Laura Rio per "il Giornale"

Povero Dante. Povero Benigni. Povera Raidue. Poverissima Rai. L'altro ieri sera il responso Auditel ha recitato il deprofundis per la serie delle letture della Divina Commedia realizzate dall'attore toscano: solo 747mila persone hanno scelto di ascoltare il XVI Canto dell'Inferno, il girone dei sodomiti.

Per un misero 2,53 per cento di share. Troppo basso per il secondo canale, troppo basso per qualunque canale generalista. Tanto da essere superato da un film in onda su Iris (Black Book di Paul Verhoeven, pellicola sulle resistenza olandese) arrivato al 3 per cento di share. È la prima volta che una rete tematica digitale supera una tradizionale. E Mediaset ci tiene a sottolinearlo soprattutto perché il film rientra in una rassegna cinematografica presentata da Paolo Mieli. Dunque un'operazione culturale - della Tv privata - che ne ha battuta una della Tv pubblica.

Ma il problema di TuttoDante non è la concorrenza. Tantomeno è la qualità del prodotto: riprese eccellenti in una scenografia meravigliosa come piazza Santa Croce a Firenze e un protagonista di cui non è necessario cantare le lodi tanto sono note a tutti. Il problema, senza nulla togliere al grande attore, è la freddezza dell'operazione: l'esegesi dei canti (registrate quest'estate) dell'Inferno, avulsi dai rimandi all'attualità politica con cui solitamente il premio Oscar condisce le sue apparizioni, che fanno sbellicare dalla risate e tengono incollati al video gli spettatori, nonostante gli argomenti ostici.

Con Dante, si è scelto un percorso più rigoroso. L'altra volta (nel 2007) l'operazione aveva dato buoni risultati (ma andava in seconda serata). Stavolta no. L'attenzione del pubblico è troppo concentrata sulla situazione politica, gli spettatori che vogliono svagarsi si rivolgono alle fiction e ci sono poche persone, più colte, disposte a soffermarsi sulle pur «avvincenti» trame dantesche.

In ogni caso, resta un forte problema per Raidue e per la Rai. Da una parte perché il flop demolisce molti degli sforzi, certamente lodevoli, fatti per mandare in onda prodotti culturali in prima serata su un canale tradizionale: se ne parla da sempre, ma alla prova dei fatti, ci si scontra spesso contro il muro del vasto pubblico. Dall'altra parte, c'è la questione dei costi. In una tv pubblica che deve fare i conti con un bilancio in rosso (duecento milioni di perdite il resoconto finale del 2012, dovuto in gran parte ai cali pubblicitari), una spesa come quella sostenuta per TuttoDante diventa difficilmente giustificabile in relazione ai risultati ottenuti.

Le 12 serate sono state acquistate chiavi in mano (cioè con le registrazioni complete) per 3.600.000 euro, 300mila a puntata per la precisione (che vanno ad aggiungersi - in un'unica operazione - al milione e 800mila per la serata sulla Costituzione italiana andata in onda su Raiuno, che invece fece un botto di ascolti). Produzione della Melampo della famiglia Benigni e della Arcobaleno tre, di Lucio Presta, agente dell'attore. In Rai ci si attendeva uno share molto superiore, sicuramente a due cifre: ci si credeva molto, tanto da mandarlo in onda in prima serata.

Poi la doccia fredda: dalla prima puntata già si vedeva la difficoltà, 8,6 per cento, poi la discesa veloce negli Inferi dell'Auditel fino al 2,5 per cento di mercoledì. Insomma, alla fine i conti con la Sipra, la concessionaria di pubblicità Rai, non torneranno.

Ci si immaginava, a questo punto, uno spostamento in seconda serata (mancano altre sei puntate), per salvare la media degli ascolti del prime time di Raidue, rete già in grave crisi. Ma il direttore Angelo Teodoli insiste nel mantenerlo al suo posto. A tenere su gli ascolti della seconda rete intanto ci pensa The Voice, lo show musicale del giovedì che, invece, sta registrando ottimi risultati. Insomma, la prossima volta toccherà vedere Benigni (si scherza) tra i giurati di un talent...

 

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