PREZIOSI ALL’ANGOLO - TRA POCHI GIORNI ARRIVANO I RISULTATI DELL’EURSIKO, CHE CERTIFICHERANNO IL CROLLO DI RADIOUNO RAI E LA PERDITA DEL SUO PRIMATO NAZIONALE, E SOLO ORA IL DIRETTORE CARO AL BANANA SI RICORDA CHE “METODI NON CONDIVISI DA TUTTI” (CIOÈ DA LUI) “NON AVRANNO VALORE” - IL COMITATO DI REDAZIONE DEL GR RAI SI È PREPARATO ALLA GUERRA, ELEGGENDO UNA MAGGIORANZA OSTILE A PREZIOSI, E IL CDA HA ISTITUITO UN COMITATO CHE MONITORERÀ IL SUO LAVORO…

1- PREZIOSI, è ARRIVATA L'ORA DELLA DISFATTA?
DAGOREPORT - L'ora della disfatta si avvicina e in "zona Cesarini" Antonio Preziosi cerca disperatamente di correre ai ripari. Quando mancano pochi giorni alla diffusione dei dati, che certificheranno, lunedì prossimo, il tracollo di Radio1 e la perdita del suo primato nazionale, il direttore Berluscone si ricorda ,proprio oggi, che da due anni non esistono dati di ascolto ufficiali in Italia, dopo la liquidazione di Audiradio.

E minaccioso lancia segnali: "metodi non condivisi da tutti" (cioè da lui) "non avranno alcun valore". L'azienda ha, intanto, avviato un monitoraggio sul suo lavoro con un comitato, istituito dal Consiglio di amministrazione e il sindacato interno attende solo lunedì per far partire la mozione di sfiducia per Preziosi.


2- CAOS RAI, IN ATTESA DEI DATI D'ASCOLTO A RADIO UNO ELETTO CDR ‘ANTI PREZIOSI'
Eleonora Lavaggi per www.ilfattoquotidiano.it

Non è un buon momento per il direttore di Radio Uno Rai e del Gr1 Antonio Preziosi, che da ieri è costretto a fare i conti con un cdr a lui non favorevole (per non dire ostile). Si tratta dell'ultimo capitolo di un rapporto ormai logoro tra il successore di Antonio Caprarica e i ‘suoi' giornalisti. La crisi è scoppiata a metà maggio dopo le dimissioni del vicedirettore Vito Cioce in seguito a una censura di Preziosi all'intervista a monsignor Bregantini sul fenomeno dei suicidi degli imprenditori.

In quell'occasione, il cdr del giornale radio si era dimesso in blocco a causa della sfiducia delle redazioni, che accusavano la rappresentanza sindacale di non aver saputo gestire le tensioni interne. Ieri, poi, a seguito del voto del 29 e 30 maggio, è stato eletto il nuovo cdr, la cui composizione rappresenta un segnale chiaro nei confronti di Antonio Preziosi, a cui nulla è servito il tentativo in extremis di ‘apertura al dialogo' messo in campo nella due giorni di elezioni interne: porta del suo ufficio spalancata (a differenza di quanto avvenuto sin qui) e voglia di parlare con chiunque.

Tutto inutile. I giornalisti (che rimangono in stato di agitazione dopo i voti delle ultime due assemblee) si sono espressi in maniera chiara, sia per i nomi scelti che per il numero dei votanti. Non era mai accaduto in precedenza, infatti, che 187 giornalisti sui 192 in organico esprimessero la loro preferenza. E che preferenza.

Alla presidenza del cdr, infatti, è stato eletto Mario Vitanza (102 voti), ex caporedattore della sezione cronaca, dimissionato alla fine del 2011 proprio per contrasti col direttore Preziosi e ancora in attesa di sistemazione all'interno del gr. Non una buona notizia per Preziosi, quindi, specie alla luce di un altro particolare non di poco conto e che aiuta a comprendere il profondo cambiamento in atto all'interno del corpo redazionale del giornale radio. L'anno scorso, infatti, la candidatura di Vitanza aveva riscosso una miseria di voti, segno dell'allineamento dei giornalisti al direttore.

In meno di dodici mesi, quindi, una mezza rivoluzione interna. Confermata - ed è l'ennesima brutta notizia per Preziosi - dalla composizione dal resto del nuovo cdr. Dietro Vitanza, infatti, si sono ‘piazzati' Sandro Marini (96 voti) e Riccardo Cristiano (87 voti): il primo viene dalla redazione economica e a quanto pare farà asse con il nuovo presidente; il secondo, invece, è espressione della redazione Vaticano, proprio quella ‘penalizzata' dalle scelte di Preziosi, che per molti giornalisti Rai avrebbe commissariato l'informazione ‘religiosa' anche in virtù del suo ruolo di consultore del Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali (nominato direttamente da Benedetto XVI).

In ‘quota Preziosi', invece, è il quarto ‘classificato', ovvero Massimo Giraldi (75 voti), che comunque aveva accettato di candidarsi tra mille dubbi e che ora rischia di essere schiacciato dalla triade Vitanza-Marini-Cristiano, con quest'ultima che potrebbe godere anche dell'appoggio di Luigi Massi, quinto per numero di voti racimolati (62) e ‘uomo' del vicedirettore Paolo Corsini, dato in rotta di collisione con Preziosi. Il direttore, infine, ha visto precipitare i consensi per il ‘suo' Pietro Plastina, fuori dalla rappresentanza sindacale con appena 39 voti.

Insomma, un cdr di rottura totale rispetto al passato e che riflette anche le decisioni di viale Mazzini, che durante il cda della scorsa settimana ha riattivato il Comitato Radiofonia proprio alla luce delle tensioini interne a Radio Uno. Presidente è stato nominato il consigliere Rodolfo De Laurentiis (Udc), molto vicino al direttore di Radio 2 e condirettore del Gr2 Flavio Mucciante (di certo non un amico di Preziosi).

Sarà affiancato da Antonio Verro (Pdl) e Giovanna Bianchi Clerici (Lega), il cui appoggio al direttore di Radio1 è tutto da valutare, specie se saranno confermate le voci che parlano di diffuso malcontento per l'operato di Preziosi anche all'interno del centrodestra presente in Cda.

Cosa dovrà fare il Comitato? Studiare la situazione in generale, partendo da quanto successo negli ultimi tempi e analizzando i dati d'ascolto raccolti da Eurisko. Da questi ultimi, del resto, potrebbe dipendere il futuro di Antonio Preziosi sulla poltrona più importante di Radio Uno: le indiscrezioni parlano di risultati a dir poco negativi per l'ammiraglia della radiofonia pubblica, che per la prima volta è data fuori dal gotha delle emittenti più seguite d'Italia. I numeri ufficiali arriveranno nella prima decade di giugno: nei corridoi di Saxa Rubra è conto alla rovescia, nella stanza del direttore si studiano le contromosse, alla ricerca di ‘appoggi preziosi'.

 

 

ANTONIO PREZIOSI monsignor Giancarlo BregantiniRODOLFO DE LAURENTIISFlavio Mucciante antonio verroGiovanna Bianchi Clerici

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…

andrea orcel francesco milleri giuseppe castagna gaetano caltagirone giancarlo giorgetti matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL RISIKONE È IN ARRIVO: DOMANI MATTINA INIZIERÀ L’ASSALTO DI CALTA-MILLERI-GOVERNO AL FORZIERE DELLE GENERALI. MA I TRE PARTITI DI GOVERNO NON VIAGGIANO SULLO STESSO BINARIO. L’INTENTO DI SALVINI & GIORGETTI È UNO SOLO: SALVARE LA “LORO” BPM DALLE UNGHIE DI UNICREDIT. E LA VOLONTÀ DEL MEF DI MANTENERE L’11% DI MPS, È UNA SPIA DEL RAPPORTO SALDO DELLA LEGA CON IL CEO LUIGI LOVAGLIO - DIFATTI IL VIOLENTISSIMO GOLDEN POWER DEL GOVERNO SULL’OPERAZIONE DI UNICREDIT SU BPM, NON CONVENIVA CERTO AL DUO CALTA-FAZZO, BENSÌ SOLO ALLA LEGA DI GIORGETTI E SALVINI PER LEGNARE ORCEL – I DUE GRANDI VECCHI DELLA FINANZA MENEGHINA, GUZZETTI E BAZOLI, HANNO PRESO MALISSIMO L’INVASIONE DEI CALTAGIRONESI ALLA FIAMMA E HANNO SUBITO IMPARTITO UNA “MORAL SUASION” A COLUI CHE HANNO POSTO AL VERTICE DI INTESA, CARLO MESSINA: "ROMA DELENDA EST"…