EDITORIA IN AGONIA – BAZOLI SI RIMANGIA L’ACCORDO SUL CORRIERE PER NON SCATENARE LA CONSOB – DELLA VALLE TACE PERCHE’ DEVE VENDERE: ALLE BANCHE – PERCHÉ CALABRESI SI È TIRATO FUORI – VINCERA’ L’ASSE GRAMELLINI-MARCHIONNE CON FONTANA CONDIRETTORE? - L’AGITARSI DI MARIO ORFEO – INCONTRO (LOFFIO) POLITO-RENZI
1. DAGONOTA
L’insolito silenzio di Diego Della Valle sulla partita Rcs continua ed è forse il dato più pesante delle trattative riservate di questi giorni tra i vari soci, trattative gestite in prima persona da Alberto Nagel di Mediobanca. Lo scarparo a pallini tace perché John Elkann gli ha garantito che il suo 8% di azioni Rcs verrà piazzato senza dolore alle banche azioniste (e creditrici), a cominciare da Intesa Sanpaolo.
Per uno che tace, uno che ha parlato. Ma che cosa c’è dietro la bizzarra smentita di Mario Calbaresi che lunedì si è tirato fuori ufficialmente dalla corsa per la direzione del Corriere della Sera? A Torino sussurrano che l’abbia chiesta espressamente Giovanni Bazoli a John Elkann, a suggello del patto sul rinnovo del cda di Rcs. L’anziano presidente di Intesa non vuole scherzi da Fiat, primo socio della Rizzoli.
E sempre sul fronte della direzione del Corriere, si fa strada una scelta di continuità come la promozione dell’uomo-macchina Luciano Fontana, magari affiancato da qualche “bella penna”. Un nome buono potrebbe essere quello del vicedirettore della Stampa, Massimo Gramellini, stimatissimo da Sergio Marchionne.
Mentre nei giorni scorsi c’è stato anche un incontro tra Antonio Polito e Matteo Renzi, in cui il premier ha detto al direttore del “Corriere del Mezzogiorno” di stimarlo molto (sic!), ma che purtroppo non è lui che decide la partita di via Solferino, bla-bla…. (Chi si sta agitando molto per la conquista di via Solferino è il direttore del Tg1 Mario Orfeo).
2. CAIRO SALE AL 4,6% DI RCS. BAZOLI: “PER IL DIRETTORE NON C’È ACCORDO TRA I SOCI”
Giovanni Pons per “la Repubblica”
«É evidente che non c’è nessuna decisione e nessuna intesa tra gli azionisti che si sono trovati riuniti per formulare questa lista di maggioranza né sul piano industriale né per quanto riguarda il direttore del Corriere della Sera», ha dichiarato ieri sera Giovanni Bazoli, contraddicendo le parole del giorno precedente in cui sosteneva che Intesa Sanpaolo aveva firmato la lista “condivisa” dal 38,5% dei soci per il nuovo cda poiché vi era un impegno anche sulle caratteristiche del nuovo direttore.
«Penso che la nomina del successore di Ferruccio de Bortoli la faccia il nuovo consiglio — ha aggiunto Bazoli — . Ma siccome il nuovo consiglio si troverà alla scadenza dell’attuale direttore mi auguro che ci siano già delle indicazioni da parte del vecchio consiglio prima di concludere i suoi lavori».
Il patto tra il 38,5% dei soci sulla lista verrà pubblicato forse già oggi ma se questo fosse esteso a temi più ampi, come appunto la nomina del direttore, potrebbe anche far scattare l’Opa se nel corso degli ultimi 12 mesi gli azionisti nel loro complesso avessero acquistato più del 5% del capitale di Rcs. Unipol infatti non ha sottoscritto il patto (ma ha dato il suo appoggio esterno alla lista) poiché acquisendo Fonsai ha assorbito anche il 4,5% di azioni Rcs. Ma anche Fca potrebbe essere salita nel capitale rilevando una parte del pacchetto messo in vendita dalla famiglia Pesenti.
Per questi motivi la Consob sta monitorando tutti questi passaggi per vedere se il patto è veramente limitato al deposito della lista per il cda o è qualcosa di più. «La scelta del direttore è materia del cda, gli azionisti non sono né coinvolti né responsabili. Noi non ne abbiamo mai parlato », ha tenuto a specificare John Elkann, presidente di Fca.
Ma è un fatto che nelle ultime tre settimane si sono verificati diversi incontri tra Alberto Nagel, Elkann e Diego Della Valle proprio per arrivare a una lista comune che comprendesse presidente e amministratore delegato.
L’accordo sul nuovo direttore del Corriere non è stato trovato in quelle sedi anche a causa dei veti incrociati posti dai diversi azionisti che però si sono ripromessi di sentirsi in prossimità dell’assemblea. Intanto Urbano Cairo, oltre ad aver presentato una sua lista di minoranza per il cda e per il collegio sindacale ha ufficializzato il suo rafforzamento nel capitale passando dal 3 al 4,6%. Ciò vuol dire che il mercato potrà scegliere tra la lista di Assogestioni e quella di Cairo per indicare tre nomi su nove del prossimo cda. Bisognerà dunque vedere quanti fondi si presenteranno all’assemblea del 23 aprile e per chi voteranno ma un contributo all’una o all’altra lista potrà arrivare dalla famiglia Rotelli che si è riservata di decidere in assemblea su quale lista far dirottare il proprio 2,7%