adriano pappalardo

“‘RICOMINCIAMO’ SARÀ IL MIO EPITAFFIO” – ADRIANO PAPPALARDO AMMETTE DI NON SOPPORTARE PIÙ LA CANZONE CHE GLI HA PORTATO FAMA: “LA COSA CHE MI DISTRUGGE È CHE APPENA SALGO SU UN PALCO IL PUBBLICO MI CHIEDE ‘RICOMINCIAMO’ E IO LA CANTO, CERTO, MA NON CE LA FACCIO PIÙ” – LA COLLABORAZIONE E L’AMICIZIA CON LUCIO BATTISTI: “CI SI È DIMENTICATI DELLE CANZONI CHE HO FATTO CON LUI” – “A 78 ANNI RESTO UN INCAZZATO DI NATURA, FACCIO SUB E PARAPENDIO. IN TV NON CI VADO PIÙ, LA TROVO ORRIBILE…” – VIDEO

 

Franco Giubilei per “Specchio – la Stampa”

adriano pappalardo 6

 

Un successo colossale è un'arma a doppio taglio, perché la canzone finisce per confondersi col cantante, stringendolo in un abbraccio soffocante: «La cosa che mi distrugge è che appena salgo su un palco il pubblico mi chiede Ricominciamo e io la canto, certo, ma non ce la faccio più... Questa canzone sarà il mio epitaffio».

 

Adriano Pappalardo ovviamente è conscio di quanto gli abbia dato un pezzo da sette milioni di copie di cui realizzò una versione in spagnolo che da sola ne fece due milioni e mezzo, ma tutto ha un prezzo, perché d'altra parte «ci si è dimenticati la canzoni che ho fatto con Lucio (Battisti, ndr)».

 

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[…]  «Ho 78 anni e resto un incazzato di natura, faccio sub e parapendio, lo sport è sempre stato una mia grande passione». Tanto grande da aver coinvolto a suo tempo anche Lucio Battisti, l'artista cui lo lega una storia fatta di musica e amicizia: «Lucio non faceva neanche venti metri a piedi ma io lo allenai ai dieci chilometri di corsa. Insieme abbiamo fatto anche pattinaggio a rotelle, vela e surf, pure d'inverno», ricorda il cantante.

 

[…]

 

A tredici anni, oltre tutto, il piccolo Adriano aveva già un vocione impressionante: «Da bambino facevo paura anche a mio padre, poi un giorno sentii una voce e mi dissi: tu devi cantare, e sarai pure il numero uno». La gavetta allora passava dai concerti nei ristoranti - «pagato 5mila lire a sera o con un piatto di spaghetti» -, poi qualcuno lo sentì cantare, le cose cominciarono a ingranare, arrivò il primo contratto e le canzoni scritte per lui da Battisti.

 

 

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Se il successo arrivò fu anche merito di sua moglie Lisa Giovanoli, al suo fianco da cinquant'anni, di cui ricorda il ruolo chiave quando Ricominciamo venne proposta al Festivalbar: «Salvetti (il patron, ndr) non la volle e mia moglie ebbe l'idea di proporla alle radio: arrivò al terzo posto in classifica e allora mi presero come superospite all'Arena di Verona».

 

[…] alla fine degli Anni 60 lo sentirono cantare e lo invitarono a Milano: «Era la nuova etichetta di Lucio, mi chiesero di cantare Yesterday e a un certo punto si spalanca la porta, vedo un capoccione riccio col foulard, era Battisti che diceva "Hai sentito che voce, ma chi è, Pappa chi..?"».

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Una svolta decisiva che lo porta al grande pubblico: «Con È ancora giorno ho venduto cinque milioni di copie, Lucio mi fece anche la terza voce in falsetto». La collaborazione fra i due continua, poi Battisti parte per gli Usa, ma al suo ritorno si rifà vivo: «Era innamorato dei Talking Heads, mi disse di scrivere e ne nacquero due lp. Lucio si fece presentare Pasquale Panella con cui cominciò a lavorare».

 

 

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Un'amicizia che si consolida fra corse insieme e serate in trattoria. «Gli piaceva molto mangiare bene, poi si ammalò e una sera alla tv seppi che era morto». Un dolore enorme e un concerto a Roma con Formula 3 ed Equipe 84 per ricordarlo.

 

Poi la vita è andata avanti, fra il cinema con Corbucci e L'isola dei famosi in tv, fino all'allontanamento dalle scene che oggi non sembra pesargli granché: «In tv non ci vado più, la trovo orribile». Dietro le quinte, la figura fondamentale della moglie, cui ogni tanto si rivolge anche durante la nostra chiacchierata: «È la mia compagna, la mia sposa, la mia amante».

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