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UNA VALLETTA CHIAMATA RIOTTA - 'IL FATTO': NON VOLEVA FARE UN TALK SHOW? HA FATTO UNA PASSERELLA DI POTENTI - GRASSO: "TRA LA RISSA E LA NOIA, C'È UNA VIA DI MEZZO? SE C'È, RIOTTA NON L'HA TROVATA" - "IL FOGLIO": "IL PROGRAMMA GIORNALISTICO PIU' BRUTTO DALL'INVENZIONE DELLA TV"

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Aldo Grasso per il “Corriere della Sera

 

Difficile condurre un talk show facendo finta che non lo sia. «47 35 Parallelo Italia» è un talk, parola che si fa spettacolo. Però, si dice, i talk hanno esaurito la loro carica propulsiva, sono noia, narcisismo, pollaio e per rigenerarli bisogna introdurre collegamenti esterni, mini inchieste, interviste.

 

I talk funzionano solo se hanno qualcosa da dire e lo sanno dire in maniera chiara, convincente, in una lingua viva preservata dal luogocomunismo.

 

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Difficile condurre un talk show facendo finta che non sia una convenzione, al pari della politica. Così, per desiderio di portare una ventata di novità e per paura di sbagliare, Gianni Riotta ha messo troppa carne al fuoco: l’editoriale d’apertura, il collegamento con una panchina greca, triste e solitaria, e con un locale tedesco dove la birra scorre a fiumi (e si capiva) , le interviste a Matteo Renzi, al card. Scola, il collegamento da Teheran con Lucia Goraci per parlare dell’accordo sul nucleare iraniano, l’intervista a Federica Mogherini, persino i Buena Vista Social Club, persino un tizio che lancia il Festival della Crescita di Milano (Raitre, martedì, ore 21.22).

 

Riotta insiste a dire che non è un talk, ma intanto in studio ha chiamato Graziano Del Rio (in collegamento), Roberto Maroni, Corrado Passera, lo chef Heinz Beck (se ne stessero in cucina questi cuochi che non hanno nulla da dire!), Anna Ascani del Pd, Silvia Merler (economista), Giuseppe Sala (un genio del marketing!) e altri ancora distribuiti fra il pubblico.

 

Tra la rissa e la noia esiste una via di mezzo fatta di opinioni solide, di analisi concrete e di intelligenza del logos? Chi ha capito tutto di tv è solo Giuseppe Sala che porta a spasso Riotta tra i padiglioni dell’Expo.

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Era la prima puntata e nessuno nasce imparato. Ma c’è molto da lavorare, soprattutto sul ritmo. Bisogna procedere ad asciugare il testo, a sfrondarlo da eccessi. E convincersi che si sta conducendo un talk.

 

2. RAI, UNA VALLETTA CHIAMATA RIOTTA - IL VERO CONDUTTORE DEL PROGRAMMA È RENZI

Carlo Tecce per "il Fatto Quotidiano"

 

   Questa è un’estate record. Occorre soltanto accendere il televisore: zanzare in versione teste di cuoio, canicola che fa svenire i meteorologi e Parallelo Italia di Gianni Riotta su Rai3. Esperienze di vita, più dura che agra.

 

   Ecco la cronaca di un martedì bestiale per il telespettatore. E le zanzare, a un certo punto, provano compassione. Riotta entra in studio, carico, e interroga Bobo Maroni su Iran e Grecia, poi inchioda Giuseppe Sala, il commissario per l’Expo: “Ci deve una confessione sull’albero”. Non sazio, azzanna Graziano Delrio, ministro dei Trasporti: “Abbiamo progetti per tornare sul mercato iraniano?”. Abbiamo, chi?

 

   Calma, la Rai non vuole somministrare Riotta agli iraniani. O almeno non è previsto dagli accordi sul nucleare. Fiducioso, Riotta ha esaltato Federica Mogherini. Poi s’è scatenato. Intervista a Matteo Renzi, divisa in tre blocchi per impedire fughe.

 

   ATTO I

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   “Come si è arrivati sull’orlo dell’abisso? La sua generazione è passata da sogno di sviluppo (Erasmus) a matrigna, che Europa vogliamo? Noi italiani che faremo? Perché le riforme scontentano le persone? Mi ha colpito una sua affermazione: il terrorismo mi preoccupa più del debito greco. Perché?”. Avviso ai naviganti: queste erano le domande. Avviso ai naviganti/2: Renzi e Riotta erano in camicia bianca e cravatta blu. Riotta è il signore con gli occhiali.

 

   Riotta lascia lo studio di Milano, zona Expo. Intervista peripatetica a Sala sotto i padiglioni: “Expo come può trasformarsi in una leva per la crescita?”. Poi Riotta ammicca a un gruppo di ballerine africane e accenna un passo di danza, tipico di chi soffre di sciatica.

   E dentro c’è il comunista Corrado Passera: “Troppi sacrifici richiesti ai greci”. Chissà dov’è quel Passera, quel ministro omonimo del governo tecnico che ha bloccato le pensioni? Chissà. Non c’è tempo, tocca ancora a Renzi. In pratica, Parallelo Italia è il programma di Renzi con Riotta intorno.

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   ATTO II

   “Per tutta l’estate giriamo da Nord a Sud per vedere se c’è spirito nazionale (elenca indici di crescita). È contento, possiamo fare meglio in autunno? La crisi greca ha messo in ombra la riforma della scuola. Perché i genitori e gli studenti devono essere contenti di questa riforma? I dissidenti del Pd non tutti hanno votato la riforma, le creano problemi o il Pd alla fine cammina unito?”. Scusate: problemi tecnici, queste erano le domande. Parallelo Italia senza pietà. Riotta al cardinale Angelo Scola, sconfitto da Jorge Mario Bergoglio in Conclave: “Perché papa Francesco è così popolare? La sua immagine è ovunque, su tutti i frigoriferi”.

 

Passera ormai è più a sinistra di Yanis Varoufakis: “Gli ultimi governi senza eccezioni stanno applicando l’equazione sbagliata”. Passera non è un’eccezione. Esonda: “Basta con la propaganda – dice a un’ex lettiana convertita al renzismo, la deputata Anna Ascani – o continuiamo a illuderci con lo spottone di Renzi di prima”. Riotta, un po’, s’offende. Allora Passera, che è pur sempre un’anima candida, specifica che la distinzione tra intervistatore e intervistato era evidente. Ma stavolta, l’ex banchiere, ha osato troppo. Perché Riotta manda in video di nuovo il colloquio “spottone” con Renzi.

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   ATTO III

   “Veramente i vostri nemici sono i talk show? Qual è stato il giorno più difficile a palazzo Chigi?”. Avviso ai naviganti/3: no, non ha posto a Renzi il quesito del colore preferito. Oltre due ore di collegamento, Riotta avverte la stanchezza degli ospiti, lo chef Heinz Beck riposa più mite di un ragù.

 

   Il momento è perfetto, dunque, per servire un sapido commento di un economista, di uno stimato europeista, un Adenauer italiano: Marco Tronchetti Provera.

Gianni Riotta Gianni Riotta

 

   I dubbi di Riotta: “L’accordo con la Grecia funziona o lo trova precario? Come mai l’Europa è passata da grande sogno a matrigna di tutti noi? Rigore e investimenti, ci spieghi la sua ricetta alternativa? La sua maggiore preoccupazione e la sua speranza per l’Italia?”. Avviso ai naviganti, e poi saluti: pare che per le zanzare e la canicola ci sia rimedio, ma Paralello Italia è davvero trasmesso su Rai3. E le previsioni, sussurrano stremati i meteorologi, sono nefaste. Era la prima di sette puntate. Ps. Il telespettatore ha apprezzato la pubblicità, per una volta attinente: “Acquista le compresse di trio carbone per l’equilibrio intestinale”.

 

 

3. UNO SPOT-SHOW IN STILE JOHNNY - LA SFILATA NON VOLEVA FARE UN TALK: HA FATTO UNA PASSERELLA PER POTENTI

Nanni Delbecchi per "il Fatto Quotidiano"

 

   Questo non è un talk show, questo non è un talk show...”. Gianni Riotta era letteralmente terrorizzato all’idea che Parallelo Italia venisse scambiato per un talk show. Eppure lo studio c’era, le poltroncine pure, gli ospiti anche – certo, poi c’era Riotta, e con lui tutto prende un altro sapore. Però poteva sempre starci l’errore di prospettiva, l’ingenuo che scambia il quadro di Magritte “Ceci n’est pas une pipe” per una pipa vera. Ceci n’est pas un talk-show. Ma allora che diavolo era? Chissà cosa avrebbe detto Fantozzi di tutti quei salti di montaggio, dalla panchina di Atene alla birreria di Amburgo, da Bollate a Teheran. Tante cose una sull’altra, Parallelo Italia, meglio di un club sandwich.

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   Era uno spot-show con un’intervista a Matteo Renzi così lunga che bisognava piazzarla a rate, come una volta si faceva con l’Enciclopedia Britannica. Era una spot parade, perché con la medesima aura confidenziale sono stati intervistati pure Federica Mogherini, Marco Tronchetti Provera e Giuseppe Sala in versione double face (a spasso per i padiglioni dell’Expo, e comodi in studio sulla poltroncina);

 

RiottaRiotta

era un Riotta memories che ha avuto il culmine nel lancio di un frammento datato 1993, quando Johnny condusse Milano, Italia per un breve periodo (poi Raitre corse ai ripari); era un True Riotta: il detective Johnny che indaga sull’Italia, sull’ Europa e sull’orbe terracqueo spostandosi per tutta la penisola da solo, senza nemmeno Matthew McConaughney a fargli da spalla, solo lo chef della Pergola Heinz Beck a dargli qualche dritta sulla Germania.

 

   Insomma, Parallelo Italia rappresenta una novità senza pari nel campo dell’informazione Tv, com’era lecito attendersi. Riotta è l’uomo che quando si trovò a dirigere Il Sole 24 ore notò come nel quotidiano della Confindustria ci fosse un po’ troppa economia, e corse ai ripari. Gli fosse capitato di dirigere la Gazzetta dello sport, non gli sarebbe di certo sfuggito che in quel quotidiano c’è un po’ troppo sport, e sarebbe corso ai ripari. Ora gli è capitato un talk show, ed è corso ai ripari trasformandolo in una passerella di potenti cui porgere il microfono, certo di voltare pagina e di fare cosa gradita.

 

RIOTTA RIOTTA

   Alla fine dell’intervista a dispense, Matteo Renzi gliel’aveva detto chiaro: “I talk show dove si mettono in evidenza le cose che non vanno sono l’avversario da battere”. Matteo ha fatto un sogno; e Johnny lo ha avverato.

 

 

4. PERCHÉ NON VINCERÒ MAI IL PREMIO SPOTORNO

Maurizio Crippa per "Il Foglio"

 

Gianni Riotta è un gran giornalista, non state sempre ad arricciare il naso. E l’altra sera ha fatto uno share che Giannini a “Ballarò” se l’è sognato per un anno. In più è il regista del Premio Internazionale Spotorno Nuovo Giornalismo, evento per palati fini.

Heinz Beck Heinz Beck

 

Però l’altra sera a “47-35 Parallelo Italia” c’erano, in ordine sparso: il card. Scola; il cuoco crucco Heinz Beck, un’intervista a Tronchetti Provera; Corrado Passera; una renziana di grido; startupper di ogni foggia; economiste che parlavano di Grecia con tagli di capelli da far sognare altre isole lontane; un’intervista di Riotta a Renzi (per Passera “uno spottone”), momento più alto: lo scambio di complimenti reciproco sulle belle camicie.

 

Uno gli ha detto “complimenti per il talk-show”, e lui se l’è presa male. Però tocca dirlo: è il programma giornalistico più brutto dall’invenzione del tubo catodico. Non vincerò mai il Premio Spotorno.

corrado passeracorrado passera

 

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