1. RIUSCIRÀ IL NOSTRO EROE A PRESENTARSI MERCOLEDÌ, A MILANO, AL VERTICE EUROPEO SUL LAVORO E CON IL JOBS ACT APPROVATO DAL SENATO CON TANTO DI VOTO DI FIDUCIA? 2. E PER SEDURRE I SINDACATI FURIOSI IL PREMIER CAZZARO BUTTA ALTRA CARNE AL FUOCO COME LA LIQUIDAZIONE DEL TFR IN BUSTA PAGA GIÀ A PARTIRE DA GENNAIO. PER INCISO, QUALCUNO DOVREBBE DIRE A RENZIE DI COMINCIARE A PAGARE IL TFR GIÀ MATURATO AGLI EX DIPENDENTI DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE. SE TI DIMETTI, TE LO PAGANO DOPO 24 MESI 3. VEDREMO DOMANI, E NEI GIORNI SEGUENTI, CHE COSA RIMANE DEI SINDACATI OLTRE AI CAF 4. I GRILLINI SI PREPARANO A INVADERE IL CIRCO MASSIMO E INTANTO NON SI SMENTISCONO MAI, TRA PURGHE E SQUALIFICHE, VIETANO AL SINDACO DI PARMA PIZZAROTTI DI SALIRE SUL PALCO
Colin Ward (Special Guest: Pippo il Patriota) per Dagospia
1. AVVISI AI NAVIGATI
Matteo va veloce, come sempre. Vuole l’approvazione del Jobs Act entro mercoledì e per sedurre i sindacati butta altra carne al fuoco come la liquidazione del Tfr in busta paga già a partire da gennaio. Domani vedrà i sindacati e la Confindustria, ma quasi sicuramente non mostrerà il vero testo della riforma del lavoro. Non l’ha visto nessuno perché il governo si lascia le mani libere e sembra intenzionato solo a incassare al più presto una delega dai contorni vaghi, ma dal titolo impegnativo. Un titolo da spendere ai telegiornali: “Approvata la riforma del lavoro”.
Il fatto è che mercoledì, a Milano, l’Italia ospita un vertice europeo sul lavoro e Pittibimbo vuole presentarsi con il Jobs Act approvato dal Senato con tanto di voto di fiducia. Le minoranze del Pd mugugnano, ma a parte qualche sparuto senatore non potranno sottrarsi alla prova di forza del premier. Il governo sarebbe anche disposto a presentare un maxi-emendamento con alcuni particolari su quello che accadrà dell’articolo 18, ma l’Ncd di Alfano non vuole perché teme un annacquamento della riforma che verrà.
SUSANNA CAMUSSO GIULIANO POLETTI
Si sarebbe potuto procedere assai diversamente, fin dall’inizio. C’era tutto il tempo perché il governo presentasse, anche per decreto, il testo della vera riforma del lavoro e su questo ci fosse una discussione vera. Invece abbiamo avuto settimane di confronto su slogan e ipotesi, con il premier impegnato ad annunciare la qualunque. Alla fine, se mercoledì verrà messa la fiducia a scopo “annuncio europeo”, vi sarà il paradossale risultato di una riforma che è stata discussa di più nella direzione di un partito (il Pd) che non in Parlamento.
2. ANNUNCIATE, ANNUNCIATE, QUALCOSA RESTERÀ
Come fa sempre alla vigilia degli snodi importanti, Renzie raddoppia le sfide: “Jobs Act e Tfr, Renzi va avanti. Pronto alla fiducia per portare la riforma mercoledì al vertice Ue. Il premier insiste: da gennaio vorrei la liquidazione in busta paga. Il capo del governo: ‘oggi i soldi arrivano a fine carriera, ma lo Stato non può decidere per i cittadini” (Corriere, p. 2).
Fiera degli annunci anche su Repubblica: “Tfr volontario in busta paga, doppio stipendio a febbraio. Ecco il piano del governo per convincere le imprese. L’operazione avrebbe un impatto neutro sulle aziende grazie all’intervento del credito delle banche. Nelle casse dello Stato un introito tra 1,7 e 5,6 miliardi” (p. 2). Il Giornale spiega: “Renzi promette il Tfr in busta paga per evitare lo sciopero generale” (p. 2).
GIUSEPPE MUSSARI E SUSANNA CAMUSSO
Per inciso, qualcuno dovrebbe dire a Renzie di cominciare a pagare il Tfr già maturato agli ex dipendenti della Pubblica amministrazione. Se ti dimetti, te lo pagano dopo 24 mesi.
Riprendiamo: il voto di fiducia è uno schiaffo alla minoranza piddina, messa con le spalle al muro. “Renzi pronto alla fiducia sulla riforma del lavoro, minoranza Pd disinnescata. Il voto sulla legge delega verificherà la tenuta complessiva del governo. Opzione tra il testo uscito dalla Commissione e un super-emendamento.
Francesco Fornaro: ‘La fiducia è dura da digerire, ma nessuno di noi vuol far cadere l’esecutivo” (Repubblica, p. 3). Il Messaggero prova a indovinare qualche numero: “Lavoro, la fiducia allarma la sinistra Pd. In vista del voto del Senato, la minoranza dem va in ordine sparso. Corsini: se Renzi blinda il Jobs Act dovremo allinearci. Poletti media. Manconi non ci sta: tra i 20 e i 22 di noi pronti a schierarsi contro” (p. 5).
3. C’ERA UNA VOLTA IL FAMOSO FRONTE SINDACALE
Vedremo domani, e nei giorni seguenti, che cosa rimane dei sindacati oltre ai Caf. Corriere: “La diffidenza dei sindacati sui contratti. Cautela alla vigilia dell’incontro con il governo: ‘Il vertice non sia uno spot del premier’. Nuovi accordi aziendali, rappresentanza, salario minimo e Tfr i nodi da sciogliere” (p. 6).
La Stampa racconta come si prepara il governo: “Incentivi fiscali e tagli ai Caf. Ecco le carte con il sindacato. Il governo potrebbe proporre sgravi sui salari legati alla produttività. Sul tavolo ci sono lo stipendio minimo e i contratti aziendali. Negoziato complesso, difficile si risolva in un solo incontro” (p. 3). Più che un solo incontro, prevedibile un lungo scontro.
FEDERICO PIZZAROTTI CON LA MOGLIE CINZIA
4. UN, DUE, TRE, GRILLINO
I grillini si preparano a invadere il Circo Massimo e intanto non si smentiscono mai, tra purghe e squalifiche: “Palco vietato a Pizzarotti al Circo Massimo. Lui: tra la gente è meglio. Il sindaco filo-dissidenti escluso dagli interventi della kermesse di Grillo. I parlamentari puliscono l’area, polemica con il Comune. Nel programma riconfermato il ‘peso’ crescente di Di Maio: sarà lui a parlare prima del leader nel gran finale di domenica” (Repubblica, p. 13).
La Stampa si concentra sul sindaco di Parma e sul suo futuro: “Festa M5S, palco vietato a Pizzarotti. Un piano del Pd per ‘degrillizzarlo’. Il sindaco di Parma: sarò tra la gente. Ultimo dissidio sul patto con i dem” (p. 5). Il Cetriolo Quotidiano aggiunge legna al fuoco grillino: “Pizzarotti giù dal palco: ‘Beppe così ci sgretola’. Gli sms del sindaco ai parlamentari: ‘Mollate Grillo o responsabili della fine del nostro M5S” (p. 3)
5. LA BELLA POLITICA
Per la serie “Dio li fa e poi li accoppia” ecco a voi: “Salvini e Casa Pound, la strana coppia. Il leader della Lega nella sede degli estremisti di destra: ‘Fanno più loro per la gente che Renzi’. E ringrazia la Fiom che appoggia il referendum per l’abolizione della legge Fornero. Asse in vista del raduno anti-immigrazione che si terrà a Milano” (Repubblica, p. 12).
6. MA FACCE RIDE!
“Berlusconi sale in cattedra. Sarà professore della libertà. Nasce il corso di formazione politica del partito. L’ex premier terrà lezioni di buon governo e comunicazione” (Giornale, p. 6). Che ormai, specie ai tempi di Renzi, sono la stessa cosa.
Silvio Berlusconi RUDY CAVAGNOLI
7. TOGHE ROTTE
Nuova puntata nella saga ai vertici della procura di Milano, con lo scontro tra il suo capo, Edmondo Bruti Liberati, e l’aggiunto Alfredo Robledo. Oggi parla il capo della banca a cui Robledo affidò i 170 milioni sequestrati nell’inchiesta sui derivati: “Il presidente della banca e Robledo: ‘Lo conosco, chiese se ci interessava’. Così i 170 milioni furono affidati alla Bce di Carate Brianza. Rebus sugli interessi. Annibale Colombo: ‘Un’operazione fatta in accordo e sotto la direzione della Procura. Nulla può esistere di più limpido. Due anni fa il deposito è stato estinto, abbiamo restituito le somme e basta. Così è andata” (Corriere, p. 21). Ora lo scontro finirà nuovamente al Csm e davanti alla procura di Brescia, competente sui reati che riguardano i magistrati di Milano.
CAMERA ARDENTE DI GERARDO DAMBROSIO ALFREDO ROBLEDO
8. SEMPRE PIÙ GOOGLE
Google sta valutando se entrare nel settore delle gestioni patrimoniali. Lo racconta il Corriere Economia: “Super Google. Così Larry Page proverà a venderci anche i fondi d’investimento. Il piano ci sarebbe già. E può far impennare il fatturato pubblicitario. Oggi il colosso investe in start-up e accumula dati su ciascuno di noi. Domani, sapendo tutto, potrebbe trasformarsi in gestore di portafogli” (p. 2). Una semplice mail ci informerà quando è il momento di vendere o comprare.
9. TELECOM-MEDIA E LE ALLEANZE ALL’ITALIANA
Affari&Finanza si dedica agli scenari su Telecom Italia: “Telecom-Cdp, prove di alleanza. La banda larga è solo l’inizio. Si era parlato di un ingresso diretto della Cassa nell’azionariato del gruppo telefonico, ma invece l’intesa potrebbe avvenire facendo entrare la società guidata da Patuano in Metroweb. L’interesse a sbarrare la strada agli stranieri” (p. 2). Alla fine, quando sei in difficoltà, c’è sempre lo Stato.
LARRY PAGE AL GOOGLE I-O
marco patuano ad telecom italia